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Avevo sempre pensato che Orion fosse in grado di fare molto più di quanto ne desse a vedere.

Da bambino credevo che avesse i superpoteri. Quando glielo chiedevo lui negava, ma poi forse per compassione o forse per pena iniziò a raccontarmi di avventure dove salvava il mondo, molto probabilmente storie di supereroi che ci aveva letto la maestra pochi minuti prima ma che io avevo già dimenticato.

«Quindi puoi salvare le persone?» gli chiedevo sottovoce, non volevo che nessuno sapesse del suo segreto.

Lui annuiva e io sorridevo. Sarei rimasto ore ad ascoltare le sue storie e lui quando glielo chiedevo me le raccontava.

«Ma se te salvi le persone, chi pensa a te?» gli chiesi una volta, lui scrollò le spalle.

Pensai che non me lo volesse dire, insomma tutti hanno i loro segreti, ma io e Orion no, sapevamo tutto l'uno dell'altro, o almeno così credevo.

Io gli raccontavo di quando ero riuscito a rubare i biscotti dalla credenza più alta a casa della nonna senza farmi scoprire. E lui mi raccontava di come era riuscito ad evitare che il suo cane mangiasse il suo robot.

Passavo molto tempo a guardare le persone, immaginavo le loro vita al di fuori di quella che "vivevamo" insieme. Ad esempio le maestre, i bambini all'asilo o le persone per strada.

A volte invece beccavo Orion che guardava me, immaginai cosa avrebbe potuto pensare. Magari che anch'io fossi in grado di sollevare un auto con un braccio come credevo fosse in grado mio padre. O che sapessi leggere nel pensiero come la maestra. «Perché mi guardi?» gli chiedevo. E lui scrollava le spalle.

Crescendo poi ho capito quanto monotono sia il mondo. Da bambini sembra di essere in un posto fatato e magnifico, ma crescendo la realtà ti piomba addosso e non puoi fare altro che evitare che ti schiacci.

Il fatto dei superpoteri ormai l'avevo superato ma ho continuato a credere che Orion fosse molto di più di quanto dimostrasse.

Aveva delle capacità straordinarie che tu scoprivi solo quando le metteva in atto. Era un tipo silenzioso a differenza mia. Quindi le cose se non gliele tiravi lui non te le diceva, ma non perché non si fidasse ma perché era fatto così.

Non avevo mai capito come facesse a stare sempre in silenzio, io dovevo dire qualunque mi passasse per la mente, anche quando rischiavo un ergastolo e violavo 54 leggi in Guatemala, magari lui nel silenzio trovava quella quiete che a me faceva paura.

Non mi aveva mai dato fastidio il fatto che cercasse di evitare il centro dell'attenzione. Anzi odiava completamente avere gli occhi di tutti addosso.

E io tentavo in tutti i modi di non farlo sentire a disagio, cosa che mi usciva male. Perché finivo per trascinarlo in tutte le mie 'avventure', e figure dove finiva per scavarmi una buca dentro cui buttarmi.

Ma quando entrò in classe, il giorno dopo, fu inevitabile il fatto che si ritrovasse al centro dell'attenzione.

Aveva un livido sull'occhio. Il labbro era spaccato e aveva un taglio sul sopracciglio destro. Le nocche delle mani erano distrutte. La ferita alla tempia era coperta da un cerotto.

Dopo di lui ad attirare lo sguardo di tutti fu Matthew messo non molto meglio rispetto a Orion. Anche lui aveva il sopracciglio spaccato, un taglio sul collo, coperto da un cerotto. E un livido sull'occhio.

Quando varcò la soglia della porta i due si bruciarono con lo sguardo, si guardarono con un intensità tale da fare paura.

Poi come se tutto si stesse ritorcendo contro di me i loro sguardi mi trovarono, e lì capii che qualcosa non andava. Guardai Orion e pensai solo quanto avessi voluto sparire.

Let Love Destroy UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora