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Si lo so di aver detto che questo sarebbe stato l'ultimo ed effettivamente è così semplicemente l'ho diviso in due parti (46/47) perché ha più senso così, poi leggendo il 47 capirete, questo è un doppio aggiornamento tra poco esce il seguito 🤙🏻
(perdonate eventuali errori)

AIDAN POV

«Aidan svegliati.»
Orion scosse il mio corpo con una mano ma attivai il cervello per capire che mi stesse dicendo e comprendendo il fatto che dovessi alzarmi lo spensi di nuovo.

«Assolutamente no.»

«Dai, sbrigati.»
continuò e avrei imprecato se questo non avesse significato attivare le mie capacità celebrali e di conseguenza svegliarmi.

«Orion non ho voglia.»
mormorai rigirandomi tra le coperte.

«Lo so, ma dobbiamo prendere l'aereo.»

«5 minuti.»

«Aidan.»
mi richiamò con tono severo.

«Solo 5 minuti, poi mi alzo.»

Passarono 5 minuti e mi richiamò, sapeva anche lui che non mi sarei svegliato neanche se fosse crollata la terra.

«Aidan dai alzati, dormi in aereo.»

Scivolai al suo fianco, era seduto e mi guardava. «Non possiamo restare a Londra, io e te?» domandai cercando una qualsiasi scusa per dormire.

«Magari in futuro veniamo a vivere qui.»

«Ci vivresti?»

«Se a te piace si.»

«Ti ho chiesto se ci vivresti, non una risposta in base a cosa decido io.»

«Si ci vivrei.»

«Viviamoci adesso.»
proposi.

«Quando finiamo gli studi.»

«Ma tu andrai all'università dovranno passare almeno altri 4 anni.»

«E poi lavoreremo per poter venire a vivere qui.»

«Prendiamo un cane o un gatto?»

«Un gatto.»
rispose deciso.

«Un gatto nero con gli occhi azzurri, così ti assomiglia.» sorrisi con ancora gli occhi chiusi.

«Va bene, però ora alzati che sono passati altri 5 minuti tua mamma butterà giù la porta.»

«Pensi che ci riuscirà?»

«La stai sottovalutando?»
domandò come se mia mamma fosse la donna più forte del mondo, oppure, infondo, anche a lui faceva paura quell'animo da dittatrice che nascondeva.

«Un po'.»
alla fine mi misi seduto e, sapendo che se fossi rimasto altri 5 secondi nel letto sarei tornato a dormire, mi alzai.

Andai in bagno e mi lavai il viso, poi una domanda mi sorse spontanea dopo aver visto fuori dalla finestra il buio più totale.«Ma che ore sono?»

«Le 4:50 del mattino»
spalancai gli occhi e lo guardai sulla soglia della porta mentre mi aspettava con le braccia incrociate sul petto.

I capelli scuri ricadevano sul volto come cascate, gli avrei detto di tagliarli ma amavo giocherellare con le sue ciocche, gli occhi erano fissi su di me e seguivano ogni mio movimento, aveva delle piccole occhiaie poco evidenti ma ormai conoscevo a fondo il suo volto che sarei riuscito a scovare ogni differenza.

Let Love Destroy UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora