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AIDAN POV

Quella notte nevicò, una bufera di neve si abbattè sulla nostra città, la imbiancò e ricoprì ogni angolo.

Non avevo dormito, avevo ascoltato come il vento aveva sbattuto con violenza contro le finestra, inferocito e distruttivo.

Ma niente faceva più rumore dei miei pensieri.

Mi venne il mal di testa, tremavo tra le coperte. Mi venne l'idea di alzarmi per andare in bagno, ma persi l'equilibrio e rischia di cadere, sbattei con il bacino contro lo spigolo del tavolo.

Presi il termometro e me ne tornai a letto, misurai la febbre e mi resi conto che aspettare quel taxi bagnandomi completamente non fu una grandissima idea. Forse una delle peggiori degli ultimi anni.

Ma non avevo la testa per pensare a me stesso, pensavo a lui, e continuavo a farlo anche mentre a tutto girava. Mentre mi sentivo perdere l'equilibrio steso sul letto.

Guardai quella maschera buttata a terra, e qualcosa mi pizzicò i lati degli occhi, li macchiò e poi prese a bagnarmi il viso. Mi morsi l'interno della guancia per fermare i singhiozzi, buttai la testa nel cuscino e bagnai la federa.

Piansi perché avevo visto come aveva pianto lui, perché si era allontanato dopo avermi permesso di poggiare le labbra sulle sue. Perché avevo voglia di stringerlo e togliergli tutte quelle lacrime di dosso, mi si spezzava il cuore pensarlo triste.

Strinsi la presa sul materasso, il mal di testa fu sovrastato dal rumore dei miei pensieri, da quelle parole che facevano più male di qualunque altra cosa.

Orion non è il tuo lieto fine.

Ma io volevo che fosse lui, volevo lui in quel momento con tutti quei silenzi, i capelli mai in ordine, gli occhi ermetici e impenetrabili, i sorrisi rari.

Volevo lui anche anni prima quando continuava ad essere più alto di me, con i capelli corti e il naso che gli colava costantemente, quando non condivideva i suoi giocattoli con nessuno.

E volevo lui anche quando sarebbe diventato vecchio, arrogante e scorbutico, con pochi capelli e i peli nel naso, volevo lui perché con lui stavo bene. Anche quando si sarebbe messo a minacciare i bambini per strada con un bastone.

L'avrei voluto tra cinque, venti, sessant'anni, tra tre, sette e dieci mesi, tra quindici giorni, domani e oggi.

Volevo lui perché anche se l'amore mi faceva paura con lui tutto andava bene.

Andava tutto per il verso giusto, tutto finiva per mettersi apposto, per essere più facile. Lui mi rendeva semplice respirare.

Con lui le mani non tremavano, le mie lacrime si asciugavano e un sorriso spontaneo non me lo toglieva nessuno.

Non avevo mai pensato all'amore prima di lui. E avrei continuato a pensarlo con Orion.

.

La febbre non mi passò quindi non andai a scuola, passai la mattinata a dormire ma fui svegliato dallo squillo del mio celluare che ignorai troppo preso dai miei sogni.

Alzai la testa e vedendo che era troppo lontano, buttai la testa sul letto di nuovo e poggiai lati del cuscino sulle mie orecchie nella speranza che attutissero il suono del mio cellulare.

«Aidan la prossima volta che non rispondi vengo a prenderti per orecchie.» questa fu la minaccia che ricevetti da mia madre quando mi richiamò. Ero ancora steso sul letto.

«Buongiorno anche a te mamma.» era pomeriggio inoltrato.

«Buongiorno ti è passata la febbre?»

«Come fai a sapere che ho la febbre?»

Let Love Destroy UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora