34.Cause you and I we were born to die

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Premessa

Questo capitolo è molto difficile per me da scrivere, perché tratta un
argomento delicato: il lutto.

Per questo mi soffermerò soprattutto
sui suoi sentimenti perché essendo
il suo primo pov sento il bisogno
di raccontare parti della storia
dal suo punto di vista,
spero con tutto il cuore di non
annoiavi, o di non rendere
questo capitolo pesante.

Nonostante sia lungo è
dedicato interamente a
Aidan&Orion.

Sono presenti scene di violenza di vario tipo e omofobia. Sono solo accennate ma voglio avvisarvi comunque.

Detto questo buona lettura. 🤍

ORION POV

La prima volta che mi innamorai di Aidan fu quando lo vidi sorridere, avevamo 5 anni.

Fu semplice innamorarsi di lui, come mettersi a correre sulla sabbia bagnata con il sole cocente che abbronza la pelle, sorridere vedendo i primi fiocchi di neve dopo aver aspettato tutto l'anno l'arrivo dell'inverno, e semplicemente guardare gli occhi di quel colore che hai sempre amato.

Quel pomeriggio ero insieme a papà nel parco, mi stava lanciando delle palline di neve mentre cercavo di sorreggere il mio pupazzo, mi aveva insegnato a fare gli angioletti, avevamo passato mezz'ora stesi sulla neve e una volta in piedi mi aveva passato un dito coperto dal guanto di lana sul naso sorridendo:«Hai il naso rosso.»

Papà sorrideva sempre e amavo la sua gioia, anche quando non c'era niente per cui essere felici lui ci migliorava la giornata.

Dopo avermi buttato giù il pupazzo si era messo a ridere e sedendosi sulla neve in modo che arrivasse con il viso all'altezza del mio, mi aveva detto:«Guarda quel bambino.»

Mi ero girato e avevo visto lo stesso che qualche minuto prima mi aveva sorriso dopo che ero rimasto incantato nel vederlo cercare di acchiappare con la lingua un fiocco di neve.

«Vai a giocare con lui.»
mi aveva incitato e all'inizio ero leggermente contrariato, perché non avevo altri amici se non papà, poi vedendolo piangere con le guance rosse e il naso colante mi ero avvicinato.

«Perché piangi?»
aveva alzato lo sguardo e per un attimo pensai di trovarmi davanti papà, gli occhi dello stesso identico verde così chiaro da sembrare coperto da una lastra di vetro che sbiadiva l'iride.

Aveva tirato su il naso.
«Mi hanno rovinato il pupazzo di neve.»
aveva indicato dei bambini che ridevano di lui e poi quello che ne rimaneva del pupazzo, così gli avevo allungato la mano:«Rifacciamolo insieme, ti va?»

E mi aveva sorriso, e mi chiesi come potesse la gente ridurre un sorriso del genere in lacrime, e qualche parte di me, che assomigliava molto a papà, si promise che quel sorriso l'avrebbe protetto.

Aveva afferrato la mia mano e si era alzato, aveva continuato a tenerla stretta anche quando ormai la neve non lo faceva sprofondare, ma non gliel'avevo fatto notare.

«Come ti chiami?»
mi aveva chiesto.

«Orion.»

«Come la stella.»
aveva aperto le mani come a raccogliere ogni briciolo dell'universo tra le sue braccia.

«È una costellazione.»

Let Love Destroy UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora