Capitolo I - Estatica

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«Non abbiamo perso niente. Era un film di merda. Perché te la prendi tanto?»

«Avrei voluto vederlo dall'inizio» protestò Ilenia, poco propensa ad assecondare l'atteggiamento approssimativo e opportunistico di Francesco. «Invece, grazie al tuo solito pressapochismo...»

Aveva i nervi a fior di pelle da quando erano usciti. Colpa di Francesco, che era passato a prenderla in ritardo. E per questo erano arrivati al cinema a proiezione già partita. Fatto il danno, muovere critiche nei confronti della pellicola per sviare l'attenzione dalle sue responsabilità e ridimensionare la propria inadempienza non lo avrebbe salvato dalle ire di Ilenia. Al contrario, avrebbe mosso ulteriormente acque parecchio agitate, rischiando di far salire la rabbia di lei. Che minacciava di annegare lui.

«Il mio solito pressapochismo?» la interruppe Francesco, facendole il verso con un acuto di meraviglia teso a sottolineare il suo completo disaccordo.

«Sì, hai capito bene. Grazie al tuo solito pressapochismo...» ripeté lei, alzando la voce e scandendo bene le parole «... siamo arrivati che la gente stava andando via.»

Giusti o sbagliati che fossero gli attacchi all'ultima fatica di Jacques Rivette, Ilenia doveva comunque fargli pesare il proprio malcontento. Le aveva rovinato un evento che aveva segnato sul calendario da settimane, privandola del gusto dello spettacolo stesso. Lei amava il cinema. Amava i grandi registi. E lui le aveva dimostrato di sottovalutare la sua passione, non attribuendole l'importanza che avrebbe meritato. Trattarla con superficialità equivaleva a mancarle di rispetto.

«Andavano via perché il film faceva schifo!» esclamò Francesco. «E l'avevano capito tutti, subito.»

«Avremmo perso almeno mezz'ora» continuò a lamentarsi Ilenia, bisognosa di svuotare la sua vena polemica. L'espressione severa e il tono accusatorio la dicevano lunga sull'intensità del fastidio che provava, senza riuscire a reprimerlo. Nemmeno ascoltava le scuse accampate da Francesco.

«Quanto sei esagerata» sbuffò lui, stufo della discussione da quando era cominciata, in macchina. «Saranno stati sì e no cinque minuti. I primi cinque minuti di un film di merda! Avessi saputo che sarebbe stato un aborto di tale portata, avrei disertato di proposito l'intera opera, presentandomi esclusivamente per i titoli di coda.»

Storia di Marie et Julien non sembrava averlo entusiasmato, usando un eufemismo. Certo c'era un po' di forzatura nella sua analisi denigratoria, poiché puntava a rinsaldare la propria posizione, con intento quasi preventivo. Lo avrebbe perciò cestinato a prescindere, anche senza cognizione di causa. Un po' però sminuirlo gli veniva facile proprio perché non gli era piaciuto realmente. Troppo lento, confuso, noioso. Una storia d'amore asfittica e soporifera, adatta a un pubblico di pensionati in pantofole della stessa età dell'autore.

Di contro, Ilenia lo aveva trovato commovente e poetico. Un po' perché doveva a tutti i costi difendere il valore artistico di un appuntamento che era stata lei a promuovere a Francesco, costringendolo a farle compagnia davanti al maxi schermo, un po' perché effettivamente lo aveva seguito con grande partecipazione sentimentale. A un certo punto le erano addirittura sgorgate quattro o cinque lacrime giù dalle pupille umide, tale era stato l'impatto che il pathos narrativo aveva avuto su di lei.

Il suo nodo alla gola si era sciolto allorché le luci in sala erano tornate alte. Allora l'improvviso dissiparsi delle tenebre aveva riportato a galla i suoi malumori, illuminando al contempo colui che ne era l'artefice, nonché causa principale. Francesco.

«Se non capisci un film, non vuol dire che non sia bello» riattaccò Ilenia, bagnandosi la lingua alla fonte delle provocazioni: «Vuol dire semplicemente che il tuo cervello non è in grado di capirlo.»

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