Capitolo V - Accordi e disaccordi

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La decisione era presa. Non si tornava indietro. Abbandonati quindi i panni dei giovani disoccupati ligi al risparmio anticrisi, avrebbero fatto uno strappo alla regola per concedersi il lusso del vizio. Un cono e una coppetta, da tre gusti ciascuno. Pistacchio, cioccolato e crema per Ilenia, stracciatella, tiramisù e l'apocalittico tornado per Francesco. Sarebbero stati la loro garanzia di un pomeriggio paradisiaco.

Il gelato fuori stagione conservava sempre un fascino irresistibile. Passeggiando per le vie del centro di Riccione, l'insegna tutta panna e cioccolato dell'omonima gelateria aveva esercitato un richiamo troppo forte per non essere ascoltato. C'era proprio bisogno di una tregua, per far riposare le gambe e reperire nuove energie, assimilando golosi zuccheri. La sosta pertanto cadeva a pennello.

La combinazione fra leccornia da freezer e tardo autunno provocò qualche brivido lungo la schiena di Ilenia. Francesco invece riusciva a gustare la propria ghiottoneria imperterrito, senza avvertire il minimo disagio nel tenere lingua e denti a una temperatura costante di oltre dieci gradi sotto lo zero.

«Come riesci ad alternare morsi e leccate, senza per altro fare nemmeno una minuscola pausa fra gli uni e le altre?»

«Allenamento.»

La sintetica conclusione di Francesco non svelava alcun segreto che potesse risolvere i guai di Ilenia, impegnata a scongiurare l'eventualità che il gelato nella propria coppetta, sciogliendosi inesorabilmente, finisse col gocciolare sulla sua giacca. Era un esercizio niente affatto semplice.

Fra un acchiappo volante e un salvataggio in corner, Ilenia riuscì comunque a toccare il fondo in cartoncino del contenitore senza che il contenuto generasse macchie sui suoi vestiti. Era un piccolo successo personale. Che già le faceva sentire nostalgia del dolce nutrimento scomparso.

«Squisito.»

«Ne gradisci un altro?»

Lo avrebbe voluto eccome, tuttavia non poteva cedere alle lusinghe del diavolo tentatore, nella fattispecie Francesco. Doveva farsi bastare il premio ricevuto per la faticosa camminata effettuata, evitando di farsi corrompere dalle papille una seconda volta. E poi aveva freddo.

«Farò finta di non aver capito» replicò Ilenia, cambiando subito discorso poiché incapace di rifiutare la proposta con un secco e deciso no: «Devo andare in bagno.»

La soluzione al problema non era distante da dove si trovavano. Francesco abitava infatti nelle vicinanze, con i suoi, a poche centinaia di metri da lì. Potevano tranquillamente raggiungere casa sua a piedi. L'unico ostacolo era la diffidenza di Ilenia, che non aveva ancora avuto modo di conoscere i genitori di lui. E di certo non desiderava che ciò avvenisse in quella situazione, nella quale l'unico stimolo a spingerla verso di loro era la necessità di usufruire di una toilette. C'era del comprensibile imbarazzo a frenarla.

«Facciamo un salto da me?»

«Non mi va. Non voglio che tuo padre e tua madre pensino che sia un'opportunista incontinente che non è in grado neanche di comandare la valvola della propria vescica.»

«Non per prendere le loro difese, ma francamente dubito che siano talmente superficiali e maliziosi da tenere i loro cervelli occupati nell'elaborazione di questo ridicolo viaggio mentale ai confini dell'assurdo» affermò Francesco, a metà fra l'ironico e lo stizzito. «Comunque l'appartamento è sicuramente libero, perché di sabato a quest'ora c'è la messa. E loro vanno in chiesa.»

La ferrea convinzione mostrata da Francesco fece vacillare Ilenia, giunta a un passo dall'accettare il suo compromesso, dopo le dichiarazioni da lui fatte. D'altronde se non sussisteva il pericolo di un incontro, perché non dargli il proprio benestare? Poteva abbassare la guardia.

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