Capitolo XVI - L'ombra

22 2 0
                                    

Ogni tanto le capitava di svegliarsi con la paura ancora appiccicata addosso. Era lo strascico emozionale degli incubi che per sette anni aveva ospitato in testa e, sebbene ormai fossero svaniti, non avrebbe mai potuto dimenticare. Poteva unicamente sperare che un giorno sarebbe andata meglio. Che non avrebbe più provato quel disagio interiore di primo mattino, così come alla sera prima di abbassare le palpebre, talvolta. Intanto le occorreva qualche secondo per recuperare la lucidità e rendersi conto che quel tipo di sensazione apparteneva al passato. Aveva osservato il male troppo da vicino perché potesse essere rimosso dai suoi pensieri con facilità. Lo aveva portato dentro. Era perciò normale che da qualche parte, benché di rado, venissero rinvenuti sgradevoli residui.

Alcuni piccoli frammenti di spazzatura non potevano però inquinare il glorioso periodo di beatitudine che stava attraversando. Perché nel suo presente era tutto meraviglioso. Era tutto perfetto. Le diapositive del matrimonio resistevano vivide nei suoi occhi, perennemente umidi di gioia. E oltre al ricordo del piacere trascorso, cominciavano a battere dentro al suo petto nuovi impulsi d'amore, i quali creavano in lei aspettative di prossima esaltazione.

Ilenia era al settimo cielo. L'eco della festa nemmeno aveva cessato di risuonare nella sua mente che il desiderio di maternità già iniziava a farsi strada in lei, incentivato dalla focosa allegria del nuovo corso imboccato con Francesco. Che poi, in verità, tanto nuovo non era.

Nel loro quotidiano, infatti, era cambiato poco o nulla. La convivenza restava uguale a quella regolarizzata entro i confini di una condivisa stabilità prima di stipulare dinanzi a Dio il contratto di eterna fedeltà e reciproco supporto fra loro. Identiche erano pure le dinamiche delle rispettive ventiquattr'ore, fra impegni distinti, svaghi vari e programmazioni future. Nessuna differenza infine si registrava durante le loro saltuarie discussioni, veri e propri bisticci che nascevano perlopiù per questioni domestiche. Di casa in senso stretto, di famiglia, d'intimità.

«Potresti evitare di sporcare in giro quando ti sposti?»

«Ti riferisci a qualcosa nello specifico o devo per forza tirare a indovinare di quale terribile peccato mi sono macchiato?» replicò Francesco, vagamente stizzito per il tono da maestrina usato da Ilenia e bramoso di conoscere i dettagli dell'accusa per poterla respingere al mittente: «Magari se capissi di cosa stiamo parlando, potrei avere la certezza che la tua è una richiesta legittima e non un'obiezione ingiustificata.»

«Te l'avrò detto mille volte» rispose lei, seccata. «Quando fai il caffè e con la tua innata delicatezza lo travasi dalla moka nell'apposita tazzina, prima di spostare quest'ultima e poggiarla su ogni mobile della cucina e del salotto, dovresti verificare di non aver buttato fuori la maggior parte del liquido versato. Perché altrimenti le gocce scivolano lungo la ceramica, finiscono sotto la base e si accumulano, creando una specie di taccone. E tu, imitando Pollicino, dove passi lasci la scia. Come le lumache. Disegni distrattamente cerchi marroni ovunque. Su tavolini, credenze, mensole. Sulle sedie, addirittura. Manco si trattasse di campi di grano destinati ad atterraggi alieni.»

Poteva avere ragione, in effetti. Francesco era irruento e grossolano nei movimenti, spesso sbadato quando c'era da mostrare un minimo di accortezza. La grazia non era fra le sue doti distintive. Aveva altre qualità, che lo caratterizzavano più sul piano della generosità e dell'altruismo che non su quello della leggiadria.

«Ah, intendevi questo» mormorò allora lui, abbassando le orecchie con fare dimesso. «Scusami. Se mi indichi dove ho sporcato, pulisco subito.»

Chiarire malintesi e fraintendimenti era un attimo. In questa fase. Perché ogni cosa sembrava avvolta da una patina di bellezza, anche i possibili motivi di contrasto. C'era una sintonia di fondo forte, intensa. Un legame solido che nulla avrebbe potuto spezzare. Men che meno, frivole divergenze.

Senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora