Capitolo XV - Il giorno

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Preso il via, non riusciva più a smettere di ridere. Per trattenersi doveva sforzarsi, cercando di serrare le labbra il più possibile, di pensare agli avvenimenti più tristi della sua vita, di concentrarsi sulla sacralità del momento e del luogo, che di sicuro non erano opportuni per lasciarsi andare a un atteggiamento di quel genere. Ce la metteva tutta, eppure non poteva evitare di borbottare fremiti e suoni in continuazione, come chi si ritrova a dover gestire un'esplosione di giubilo che non è in grado di contenere.

Dentro di lei era una gioia pura e immensa, che spingeva per uscire e sfogare tutta la sua energia. Aveva bisogno di manifestarsi, di emergere, di esprimere il proprio fulgore. Era un'onda travolgente, che Ilenia non poteva e non voleva arrestare. Perché bagnarsi nelle sue acque le aveva dato una felicità mai assaporata prima. Che non aveva senso arginare.

A essere onesti, non era poi così grave il reato di cui si stava macchiando. I presenti avrebbero compreso il contesto e la sua reazione. E comunque era lei la protagonista della situazione. Sottrarsi ai canoni comportamentali richiesti dal protocollo del cerimoniale faceva parte dei suoi diritti. Era una libertà che poteva permettersi di sfruttare.

Accanto a lei era Francesco, che a differenza sua subiva l'emozione passivamente, quasi intimidito dalla violenza con cui questa lo aveva colpito. Mentre intorno c'erano gli amici e i parenti, quelli lontani e quelli più stretti. Le persone a cui tenevano maggiormente, entrambi.

Erano tutti lì, per assistere alla loro reciproca promessa di fedeltà e testimoniarne l'unione nel vincolo del matrimonio. Un matrimonio che profumava di favola. Lo vivevano con la stessa intensità ma opposti modi di assorbirla, Ilenia e Francesco. Più teso lui, più allegra lei. Che aveva appena pronunciato il fatidico sì e non sapeva come porre un freno al proprio tumultuoso sghignazzare.

«Facciamo una breve pausa?» le domandò il prete, sorridendo quasi per contagio.

«No, non è necessario» rispose lei, facendo non poca fatica a recuperare un minimo di serietà, dinanzi agli sguardi divertiti della chiesa intera.

Erano trascorsi quasi tre anni da quando, sgomitando con agguerritissime concorrenti, nonché aspiranti spose che già si vedevano indosso l'abito bianco, Ilenia si era impossessata del bouquet lanciato da Manuela. Con una presa d'acciaio che non temeva la feroce volontà delle rivali di portare la fede al dito. Volontà che un po' apparteneva pure a lei.

E finalmente il giorno era arrivato. Quasi all'improvviso, cogliendola di sorpresa. Perché fino a un istante prima era totalmente proiettata sulla propria guarigione, lo era stata così a lungo da aver dimenticato per molto tempo tutto il resto, e ora invece le indicibili difficoltà affrontate per sconfiggere il tumore apparivano distanti anni luce, la paura di non farcela e morire sembrava perdersi in un passato remoto che forse non le era mai appartenuto, il travaglio esistenziale introdotto nel suo quotidiano dal cancro era evaporato nell'inconsistenza di una bolla di sapone scoppiata all'orizzonte.

Rideva, Ilenia. E nella sua disarmante e disarmata espressione d'ilarità erano racchiuse genesi ed estinzione del dolore che aveva provato sulla propria pelle. Una sofferenza da esorcizzare con lo spirito, per scongiurarne la ricomparsa. Attraverso la speranza e con l'effervescenza di una mente solare.

Perché comunque era ottimista, Ilenia. La sua memoria non aveva rimosso il male vissuto, non avrebbe mai potuto, lo aveva soltanto archiviato in un posto lontano. Che il presente occultava, affidando all'anima la capacità di trarne il giusto vigore per avere uno slancio maggiore verso l'estasi di un placido benessere.

«Che la medesima contentezza possa accompagnarvi lungo la strada che da oggi percorrerete insieme, sotto agli occhi vigili e benevoli di nostro Signore» disse quindi il prete, introducendo la formula di rito davanti ai volti commossi dei genitori degli sposi: «Pertanto, per il potere conferitomi dalla Chiesa, io vi dichiaro marito e moglie.»

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