Capitolo VIII - Terremoto

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Al risveglio non gli era ancora passata. Sebbene le palpebre abbassate non facessero trasparire immediatamente il suo malumore, il corrugamento della fronte non poteva nascondere il broncio di dissenso che aveva disegnato sul viso. Aveva dormito tutta la notte così? Dall'esterno sembrava proprio di sì. E se fuori era visibilmente ombroso, dentro Francesco non poteva che essere alterato. Perché la sfuriata di Ilenia non gli era affatto andata giù. Quel suo rimprovero eclatante, le accuse a lungo covate e poi esplose col botto, le offese viperine. Cosa aveva fatto di tanto grave da meritare quel trattamento?

Un'inezia. Quisquilie. Uno sbadato inciampo sopra a uno stupido film. Storia di Marie et Julien. Quanta rabbia che gli procurava. Fosse almeno stato bello. Macché. Un abominio, che oltre al danno dello screzio con Ilenia, gli aveva rifilato pure la beffa d'essere un oggetto di discussione per il quale non valesse la pena fare tanto rumore.

Aveva trascorso l'intera fase del riposo girato verso la parete, anziché rivolto verso di lei. Alla quale, con un'eloquente dimostrazione di sdegno, aveva sempre dato le spalle. E lei aveva fatto lo stesso, osservando muro e finestra fino a serrare gli occhi e oltre. Nel sonno profondo.

Ora permanevano nelle rispettive posizioni, anche al mattino. Chissà se Ilenia si era già destata e si trovava nella sua stessa condizione o se continuava a vagare nel mondo dei sogni. Francesco avrebbe voluto scoprirlo, tuttavia non aveva intenzione d'essere lui il primo a fare un passo verso il loro ricongiungimento, aprendosi al lato di lei. Doveva essere lei a cedere, roteando su sé stessa.

Consumato dall'amor proprio, Francesco rimaneva barricato dietro alle sbarre dell'orgoglio. Era rigido dentro al suo recinto di livore, quasi più di quanto lo fosse stato la sera precedente, quando il loro piccolo incidente diplomatico era insorto. Quell'incessante rimuginare gli aveva fatto male. Aveva fatto male a entrambi.

Ilenia non fiatava. Prima o poi si sarebbe stancata di perseverare nella propria strategia di sfiancamento, si augurava Francesco. Fra loro ormai era una guerra di nervi. Il primo a desistere sarebbe stato il patetico sconfitto di turno. Esposto al biasimo. L'altro avrebbe tacitamente fatto festa, esibendo al proprio ego i muscoli dell'autostima.

E se fosse stato giusto il contrario? Se a vincere era colui che per il bene della coppia rinunciava a incaponirsi per la ragione, palesando un atteggiamento maturo e nobile, e a perdere era chi non si rendeva capace di tale signorilità, insistendo nella propria cocciutaggine? Francesco provò a rovesciare le prospettive in fondo al tunnel in cui lui e Ilenia erano incastrati, considerando la situazione al netto dei propri sentimenti distorti dalla collera. Per riuscire nell'intento, doveva estraniarsi dal contesto e accedere a un punto d'osservazione collocato più in alto rispetto al livello del loro attrito. Un piano di lettura superiore, generale.

Messo quindi da parte il contrasto in essere, Francesco rifletté su di loro, analizzò pro e contro del rapporto che li univa e attribuì un valore alla relazione e uno al trionfo nel dissidio. Vide allora che non esisteva alcuna gara, poiché erano tutti e due dalla stessa parte. Non ci sarebbero mai stati un perdente e un vincitore, bensì o due perdenti o due vincitori. Capì che quel minuscolo neo non poteva oscurare lo splendido capolavoro che insieme stavano realizzando e il risultato migliore per entrambi sarebbe stato il raggiungimento della pace, non la prosecuzione del conflitto. Poiché non era importante chi dei due sarebbe stato il primo a fare un passo indietro, piuttosto che uno di loro si decidesse a fare un passo avanti, nella direzione corretta. Quella di un reciproco riavvicinamento.

L'idea che lui potesse essere l'esecutore materiale di tale gesto, gli diede grande fiducia e notevole slancio. L'invisibile barriera di ghiaccio che avevano interposto fra loro era durata fin troppo. Doveva provvedere a scioglierla, compiendo un eroico atto di disgelo. Un piccolo movimento che racchiudeva in sé un enorme significato.

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