Capitolo XVIII - Riluttanza

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Ormai aveva creato un solco in sala d'attesa. Una scia a tre dimensioni, scavata nel pavimento col suo vorticoso passeggiare, simile nel proprio disegno con anse irregolari al letto di un fiume. Prosciugato dalla siccità dei sentimenti trasmessi dall'atmosfera ospedaliera. Replicando avanti e indietro la medesima traiettoria fino allo sfinimento, Francesco stava consumando scarpe e piastrelle. Insieme a lui, a tifare per Ilenia con sommessi cori di preghiera, c'erano Luisa e Giampiero, che ogni tanto gli passavano accanto con spostamenti che intrecciavano la sua camminata frenetica e ripetitiva, quasi a comporre in tre una coreografia improvvisata.

Erano partiti presto, quella stessa mattina, per arrivare a Verona puntuali. Avevano raggiunto Francesco direttamente in ospedale, quando ancora Ilenia non era entrata in sala operatoria. Il cuore in gola, il petto in fiamme, il respiro affaticato. Sapevano che non avrebbero fatto tardi, sotto questo profilo perciò erano tranquilli, tuttavia era per loro impossibile scampare a quelle orribili sensazioni. Erano parte integrante della sofferenza che due genitori inevitabilmente provano quando la vita della figlia è in bilico.

Avevano potuto vederla, mentre attraversava il corridoio semi distesa sul proprio lettino, con un sorriso grintoso e le braccia alzate in segno di esultanza. Già prima che la sua maratona sotto ai ferri cominciasse. Faceva dunque ben sperare e dava slancio a tutti, quel comportamento, così fuori luogo. Era un'iniezione d'energia, la sua esplosione d'entusiasmo, che poco si addiceva a quel tipo di contesto, nel quale in genere prevalevano toni dimessi ed espressioni cupe e timorose, ma confermava una volta di più la grande combattività di Ilenia e la sua ferma convinzione di poter conseguire un'altra vittoria. Nella partita a carte col destino.

Nulla avrebbe potuto fermarla. Non si sarebbe mai arresa. E quel modo di affrontare l'intervento era il suo personale grido di battaglia. Significava che era pronta. Che si era messa la paura alle spalle. Che era determinata più che mai a sconfiggere il cancro per la seconda volta.

Appariva invincibile, lei. Eppure, all'interno del limbo in cui era ingabbiato con Luisa e Giampiero, Francesco rilevava un'elettricità negativa. Nonostante il carattere vigoroso e guerriero di Ilenia, nonostante le rassicurazioni ricevute, ancorché parzialmente, a proposito dell'intervento che doveva subire, nonostante la sua voglia e la sua ostinazione, palesate da lei stessa quasi con ferocia, lui era molto più nervoso ora rispetto a sette anni prima. Quando gli avevano detto senza mezzi termini che la sua fidanzata, oggi sua moglie, non ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Perché un tale scompenso? Non gli piaceva affatto. Gli sembrava paradossale.

Erano momenti febbrili. L'immagine del viso di Ilenia, allegro e illuminato da un'incantevole aura d'incoscienza, era l'ultima diapositiva che gli era rimasta dentro. La conservava quasi con nostalgia. E questa cosa lo spaventava. Perché era come se l'istinto gli stesse suggerendo che non avrebbe più avuto alcuna occasione di rivederla. Era la sua paranoia?

La situazione era quella che era. Francesco cercava di eludere i pensieri più oscuri e di guardare altrove, provando a sintonizzarsi su frequenze che trasmettessero serenità. Tentava di rimanere concentrato sulla guarigione di Ilenia, completa e rapida. Ma c'era qualcosa che gli disturbava tale visione, come una mosca che gli ronzava nel cervello, disseminando germogli di terrore attraverso flash a tinte lugubri. Che, come punte di lance scagliate dal subconscio, si conficcavano nelle pareti della sua corteccia cerebrale, inframezzando le sinapsi da lui razionalmente sviluppate.

Era una specie di scontro interiore. Fra impulso e ragione, sentire e sapere. Credere o non credere. Sebbene ci mettesse tutto il proprio ardore e la propria spinta per trascinare la speranza comune fino al traguardo ambito, c'era qualcosa che remava in direzione opposta e non era in grado di dominare. Qualcosa che non partiva da lui, o probabilmente sì, però non riusciva comunque a tenere sotto controllo. Gli scappava da ogni parte, andando a incastrarsi fra le sue intime certezze per dare origine a dubbi impregnati di pessimismo.

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