Capitolo XX - Senza parole

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Sarebbe mai arrivata la riscossa? Dopo la prima crisi epilettica, la scoperta di un tumore maligno, l'annuncio di una morte certa e ormai prossima, l'intervento vissuto come inutile ultima spiaggia, la chemioterapia al veleno, le medicine spacca-organismo, il secondo cancro e una nuova operazione di chirurgia, questa volta a occhi aperti e inclusiva di ulteriore crisi, ecco il rischio tangibile di non recuperare le normali capacità d'un tempo. Quanti flagelli ci sarebbero stati ancora? Era come cercare una breccia in una parete senza porte e finestre, andando ripetutamente a sbattere contro la pietra grezza del muro. Avrebbe avuto fine quel massacro?

Francesco si interrogava sul concetto di giustizia. Sui possibili equilibri fra bene e male, necessari e dovuti secondo qualunque ingenua coscienza umana, aggrappata con le unghie a una qualche irrazionale forma di compensazione. Che però non c'era. Non poteva esistere. Ed era perciò soggettivo e privo di significato il fatto che a lui sembrasse d'aver già dato tanto. Che Ilenia avesse già dato tanto. Troppo. Dov'era allora la meritata redenzione? Quando avrebbero avuto qualcosa indietro? Mancava la misura, oltre a un riferimento.

Il riscatto era un'illusione, così come l'equivalenza fra i più e i meno della vita un'utopia. Infatti pro e contro del singolo, allineati gli uni di fianco agli altri, non avrebbero mai restituito un risultato pari a zero. Questa era solamente un'invenzione studiata ad arte per tenere gli uomini mansueti e far deglutire loro qualunque genere di sopruso, affinché, soddisfatti della possibilità di sognare il giorno in cui avrebbero incassato i rispettivi crediti, non palesassero alcun tipo di rimostranza o rivendicazione. Poiché, comunque, succedeva questo. Dentro la mente. Chiunque si trovasse nei guai a dover fronteggiare gravi problemi finiva prima o poi per attaccarsi alla promessa di un risarcimento futuro, benché questo giuramento non fosse mai stato fatto da nessuna divinità superiore. Ciò che spettava a ognuno non era stabilito da alcuna corrispondenza fra dare e avere. Non c'era una simile legge. Perché non c'erano proprio regole a governare queste dinamiche, perlomeno non di logicamente accessibili agli esseri finiti. I comuni mortali. In merito alle loro sorti il calcolo, se tale poteva definirsi, era casuale. Buttato lì quasi per dispetto, con cifre senza valore matematico.

Eppure, la domanda resisteva alle spiegazioni approssimative e parziali dell'ultraterreno, che puntavano a sgusciare fra i confini limitanti del cervello. Per scatenare l'ira delle vittime innocenti. Perché sempre contro di lei? Perché sempre Ilenia nel mirino? La ragione non accettava di piegarsi a ciò che non poteva comprendere. Reclamava egoisticamente il proprio ruolo. Non poteva accontentarsi di ricevere una fregatura senza protestare le proprie convinzioni.

Avevano vinto. Una volta. Perché non bastava quel loro trionfo? Perché c'erano ancora in mezzo? Non doveva toccare a loro, adesso. Non di nuovo. Non a Ilenia. La sua sventura avrebbe dovuto essere pareggiata da una fortuna di uguale importo. Invece, purtroppo, non funzionava in quel modo. La reciprocità era estranea al saliscendi delle vicende personali.

* * *

Non si muoveva affatto bene. Non era sciolta, bensì contratta. Rigida. La naturalezza che le era propria era andata perduta sotto ai ferri. E poi c'erano parti del corpo che non riusciva per niente a spostare. Neanche di poco. La mano destra, per esempio, sembrava morta. Come la sezione destra del viso, bloccata in un fermo immagine tendente all'apatia.

Però era sveglia. Finalmente. Aveva sollevato debolmente le palpebre e mugugnato qualcosa. In un lamento che non era stato possibile decifrare. Appariva confusa, quasi spaesata, come se fosse sotto l'effetto di qualche sostanza che le alterava le percezioni. O come se avesse smarrito la memoria.

Non parlava. Francesco le aveva dapprima sorriso, senza riuscire a suscitare in lei alcuna reazione, dunque aveva provato a parlarle. Con pazienza, le aveva chiesto come si sentisse. Tuttavia non aveva ricevuto risposta. Soltanto brontolii e gemiti. Aveva quindi continuato a farle le carezze, coccolandola dolcemente sottovoce, mentre lei riprendeva a riposare.

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