Capitolo II - Vino e ciliegie

102 23 30
                                    

«I miei vorrebbero conoscerti. Cioè, intendo mia madre. A mio padre credo che importi poco o nulla» si corresse, continuando a spezzettare il discorso, quasi non fosse convinta di ciò che lei stessa stava affermando: «Comunque sei stato invitato a pranzo. Da loro.»

Le parole di Ilenia tintinnarono voraci. Come una gelida tagliola che serra le proprie mandibole per bloccare la preda nella strettissima morsa dei suoi denti d'acciaio. Scattando, attivò più d'un campanello d'allarme nel petto di Francesco, al contempo innervosito dall'inevitabile barrage e lusingato per la considerazione finalmente accordatagli.

«Hai evitato la prima persona plurale perché la tua presenza è implicita, giusto?» domandò, tradendo un accenno di preoccupazione al riguardo.

«Ovvio» rispose Ilenia, lievemente irritata da un quesito che le appariva un inutile spreco di fiato. «Che senso avrebbe altrimenti?»

Nessuno, in effetti. Il fatto era che quell'annuncio aveva colto Francesco alla sprovvista, gettandolo nel caos. Benché mancassero ancora tre giorni all'appuntamento, era già nel panico. Cosa fare? Il gesto compiuto dai genitori di Ilenia meritava una ricompensa. Ma come poteva ricambiare il favore? Di sicuro non presentandosi a casa loro a mani vuote. Doveva portare qualcosa per ringraziarli. E qui nasceva il secondo dilemma. Che cosa poteva comprare per l'occasione? Versava in stato confusionale. Come se improvvisamente fosse finito sotto esame, con l'aggravante di non aver aperto libri inerenti la materia da studiare.

«Agitato?»

«Parecchio.»

«Sii te stesso. Punto» tagliò corto Ilenia, nel tentativo di tranquillizzarlo. «È facile. Non devi imparare un copione.»

Forse era vero, tuttavia se avesse avuto in pugno un pezzo di carta da recitare a memoria, molto probabilmente sarebbe stato più sereno. Doveva prepararsi una parte? Che pensiero stupido, figlio dell'apprensione. Meglio dare ascolto a Ilenia e respirare a pieni polmoni anziché rischiare un fulmineo attacco di cuore.

«Mah, sì...» scosse il capo Francesco, arricciando gli angoli della bocca e facendo spallucce. «Dovesse proprio andare male, avrò altre figuracce da aggiungere alla mia collezione.»

La chiosa stemperava la tensione. Sdrammatizzare era un ottimo antidoto contro lo stress provocato dall'impegno ed era utile per affrontare questo con la giusta filosofia. Non era poi un'impresa così ardua. Serviva soltanto un pizzico di coraggio. E un pennarello rosso indelebile per cerchiare bene la data sul calendario.

* * *

L'ingresso al supermercato profumava di salvezza. Entrando, Francesco avvertì l'adrenalina scemare e la fiducia crescere. Il suo obiettivo era chiaro: raggiungere il settore riservato agli alcolici e tornare indietro con un paio di pregiate bottiglie in confezione regalo. Ilenia infatti gli aveva spifferato che il vino non mancava mai sulla tavola quando i suoi genitori si riunivano per pranzo o per cena, prova inconfutabile che rivelava quanto loro gradissero il prodotto.

La complice soffiata ricevuta invece a proposito di un classico menù a base di carne, suggeriva poi di concentrarsi sul rosso. Colore di cui l'enoteca su scaffale del posto non era affatto avara. Poteva confondere le idee. Di positivo c'era che l'abbondanza di possibilità costringeva a compiere scelte drastiche e restrittive, consentendo di scremare agevolmente le alternative ed esorcizzare l'ipotesi di eccessivi tentennamenti.

Locale o extraterritoriale? Fermo o vagamente frizzante? Di recente produzione o invecchiato? Bingo. La tradizione toscana in fatto di portate con protagonisti sapori bovini di qualità superiore scacciava ogni dubbio, diradando le nubi dall'orizzonte delle intuizioni.

Senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora