Capitolo 24

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Mia

Mi conosce così bene? Possibile che con poche e semplici parole abbia raso a suolo la mia autostima e tutto ciò che ho pensato bene di fare?
È una dimostrazione Mia.
Mi ha annientato senza nemmeno provarci, questa è la differenza tra noi, questa è la realtà. Lui un vincitore a prescindere da come sarà la partita, io una perdente che deve mettercela tutta.
Con quelle parole ha voluto difendersi.

Mi allontano da lui, o per meglio dire, lui si allontana e mi permette di passare, così che io possa portare per mano la mia sconfitta.
Lo guardo e vedo una strana emozione che gli disegna il volto, come se si fosse accorto che è appena andato giù pesante con quelle parole.
Raggiungo la mia camera con gli occhi ancora lucidi, ma mi costringo a non piangere, a non versare nessuna lacrima, devo smetterla di essere una ragazzina di montagna. Sono una donna, vivo da sola e ho il lavoro che ho sempre sognato.

Grazie a lui... Mi ricorda la vocina.

No grazie alle tue capacità e alla tua voglia di uscire da quel paese che tanto hai odiato, ma che ora rimpiangi.

Eppure... eppure ho un insana voglia di tornare in Trout Lake, di svegliarmi tra le lenzuola che profumano di giglio, e giocare a freccette nel rexy bar.
Sono stata così tante volte in quel posto, ma l'unico ricordo che mi accomuna a quel bar è lui, assurdo.
La mente è davvero uno strano mondo.
Il lago del pensiero, il laghetto nascosto.
Le gite tra la boscaglia, le caramelle gommose di Ellie, la pioggia che bagna il mio giardino e lui che entra tua camera.
Sdraiarmi al sole e coprire i miei occhi con occhiali da cinque dollari e vedere arrivare lui in sella alla moto.
Ballare in locali assurdi, con band assurde e ritrovarsi a cantare nel buio e nella quieta della notte e sentire un odore di cuoio e del mare al mattino.
Tanti anni passati in quel paese e tutto ritorna a sempre a quei pochi giorni passati con lui... che diavolo mi hai fatto Monroe.
Voglio dimenticarmi di lui, ma al tempo stesso ho paura che non sentirò mai più nulla.
Sono malata...
No Mia, sei innamorata.
Non decidiamo di chi innamorci, diciamo solo se ne vale la pena, allora io ora mi domando; Devhon Monroe vale davvero la pena per tutto questo?
Il mio subconscio urla la realtà dei fatti. Ma la parte irrazionale, mi dice che le cose per quanto siano dure, c'è sempre una fine, e allora perché non andare fino in fondo?
Sospiro pesantemente, come se questa lotta interna fosse reale.
E incomincio a radunare le mie cose, visto l'imminenza partenza che ha annunciato Devhon alla riunione e metto tutto alla rinfusa nella valigia, senza nemmeno preoccuparmi di ciò che manca, come se fosse un modo per sfogarmi.
Anche perché più si rimane soli e più la mente cammina, penso a quello che ha fatto per provocare quegli azionisti, e di come ne sia uscito vincitore, possibile che sia così semplice per lui?

Tutto solo per avere il pieno controllo.
Si riduce sempre e solo al controllo, al potere.
Poche parole, per mettere in ginocchio quella gente, per non parlare di quello che avrebbe detto se Patrik non fosse intervenuto.

Lo hai provocato e lui ha reagito.

Non so se sia un bene, non so se la reazione che ha avuto sia stata quella giusta, ma qualcosa ho smosso dentro di lui, l'ho avvertito, io la piccola ragazzina di montagna, non le sono stata affatto indifferente.

Dopo aver finito, mi siedo sul letto e prendo il telefono, ho voglia di sentire la mia famiglia, quella semplice e senza tutto questo casino, quella che beve caffè e conversa al mattino.
Compongo il numero e aspetto che rispondano.

Inevitabile 2 L'impero Del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora