capitolo 11

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Devhon

Arrivo a Miami alle undici di sera, dopo aver parlato con Dafne sono andato all'appartamento di Mia, ho suonato più volte, ma non ho ricevuto risposte. Credo che sia andata meglio cosi, se l'avrei incontrata, avrei peggiorato solo la situazione, per non parlare del fatto che molto probabilmente avrei incontrato Ellie, e non ero dell'umore per affrontare Satana.

Ho chiamato Dafne più volte per avere novità, ma non ha saputo darmi risposte concrete, mettendomi ancora di piu di malumore, quindi ho  deciso di partire per la sede che ho qui e darle spazio, tempo, o quello che diavolo le serva.
Sinceramente ho capito solo che per ora non ha ancora accettato, o molto probabilmente non lo sa nemmeno la mia cazzo di segretaria.

Miami è molto differente da Seattle, qui fa caldo, la gente va mezza nuda e l'odore del mare è fastidioso in modo nauseante, ma è diventata la mia casa, il posto dove mi sento più tranquillo.
Forse perché sei lontanissimo dalla tua famiglia.
Si probabilmente è così.
Arrivo nel mio appartamento e chiamo Stefany, dobbiamo parlare il prima possibile, questa situazione è andata fin troppo per le lunghe.
Non fa nemmeno finire il secondo squillo che quell'odiosa invade il mio udito.

<<Dev, tesoro! Che piacere>>.

<<Non posso dire lo stesso. Tra mezz'ora a casa mia, dobbiamo parlare>>.
<<Certo porterò del vino>>.

<<No, sarà una chiacchierata veloce>>. Ribatto.
<<Non si sa mai>>. Dice con quell'aria velenosa.
Riattacco e l'odore di biscotti che Dafne ha fatto nell'appartamento che dovrebbe aspettare a Mia, invade la mia casa, quindi mi alzo e li tiro fuori dalla valigia, li porto in cucina e lo guardo, l'aspetto sembra appetitoso, ma non voglio mangiarli ora, rischio di trovarmi Stefany addosso, e non voglio farle pensare in nessun modo possibile che i biscotti sono stati fatti per lei.

Come se lei mangiasse questo genere di cose.

Già, dovrei farle trovate carote e insalata.

Esausto mi siedo sul divano, giro il telefono tra le mani e come sempre un idea del cazzo prende possesso della mia mente.

Spazio Dev!

Le dita si muovono da sole e senza rendermene conto inizio a scrivere.
"Come stai?" Cancello e riscrivo, "Hai visto l'appartamento?". No così sembra che le stia col fiato sul collo.

Cosa dovrei scriverle, devo avere qualche indizio, devo sapere se lavorerà per me.

Ma il telefono suona e io sobbalzo.

<<Merda! È già qui>>.
Probabilmente era sotto il grattacielo, aspettando una tua chiamata.

<<Si!>>

<<Signor Monroe la signorina Dood è qui>>.

<<La faccia passare>>. E le butti pure dell'acqua santa addosso.

Sblocco l'ascensore e mi siedo di nuovo.

<<Dev!>> Eccola, quella sua fastidiosa voce che rimbomba nel mio appartamento, dopo così tanto tempo, dopo così tanto dolore.

Inevitabile 2 L'impero Del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora