capitolo 6°

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Mia

Sapete quando correte come se fosse rincorsi da cani rabbiosi, da cui sfuggire prima che veniate presi e sbranati?

Io sto correndo così... col fiatone alle stelle, col cuore che galoppa in modo incessante e col sudore che impela la mia fronte.

Sembra la scena di un film horror girato male, ma qui il carnefice non è un brutto mostro, anzi... è un anima dannata pronta a farti sprofondare con lui, capace di strapparti il cuore, lasciando ferite aperte che molto probabilmente ti segneranno per sempre. Il mio inseguitore è colui che porta custodito con se il mio cuore ormai fatto in mille pezzi.

Urto con la spalla contro qualcuno, biascico un "scusami", ma non mi volto e continuo a correre fino a fermarmi a pochi metri dalla DAP.

<<Merda!>> Urlo mettendo le mani sulle ginocchia per prendere fiato.

Com'è possibile che qualunque cosa faccia mi ritrovi sempre nella stessa situazione?
Tra 8 miliardi di abitanti sul pianeta terra, io sono finita a lavorare per Devhon Monroe.

Assurdo!

Il suo profumo, la sua voce... oddio. I suoi occhi surreali, mi erano mancati così tanto. Quel colore infinito, misto alla pazzia e al dolore, quelle labbra che hanno marchiato la mia carne, quella barba che ha sfregato la mia pelle, mai, non potrei mai dimenticare tutto questo. Non potrei mai dimenticare, ogni singolo dettaglio di tutto quello che è successo, il tutto è stato rivangato nell'istante esatto un cui ho avvertito la sua presenza. Mi è piombato addosso e ora mi sento messa in ginocchio ancora una volta.

Metto le mani fra i capelli e alzo la testa al cielo incredula e senza via d'uscita.
Devo chiamare un taxi e tornare a casa il prima possibile. Devo andare via da qui, lontano dal suo impero, lontano da lui.
Mi tasto da per tutto, ma non trovo il cellulare. Santo cielo! Ho dimenticato tutto sulla scrivania del mio ufficio.
Smemorata e imbranata come sempre, hai sempre un tempismo impeccabile Mia.

Mi guardo intorno per trovare una soluzione, ma l'unica cosa che posso fare è tornare indietro e prendere le mie cose.
Cammino tra la gente, ma sembro invisibile, nessuno si accorge di me.

È una città Mia, nessuno sa chi sei.

Mi fermo e cerco di riprendere il controllo del mio respiro, ma sopratutto del mio battito cardiaco, mi nascondo dietro un muro di un palazzo e guardo la DAP, tenendo sott'occhio la grande porta d'entrata.
E da quest'ultima esce un uomo alto e ben vestito, i capelli buttati all'indietro e dalle spalle larghe, si passa la mano in  testa e si ferma prendendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e solo quando la luce del telefono lo illumina capisco di chi si tratta.

Logan!

Oddio, ma sono venuti proprio tutti.

Mi nascondo dietro questo muro e sospiro, con l'ansia che mi assale di nuovo, aspettando che lui si allontani.
Non voglio che mi veda e non posso nemmeno ritornare lì dentro, non ora almeno. Forse mai, mi devo assolutamente licenziare.

Un passante che parla al telefono, mi passa di fianco incurante della mia presenza e, facendomi coraggio lo fermo prima che mi sorpassi.

<<Scusi signore!>> Alzo la mano e lui si volta.

<<Sì?>> Dice curioso.

<<Posso chiederle in prestito un attimo il cellulare, mi hanno rubato la borsa>>.

<<Oh, si certo>>. Dice riattaccando con chiunque stesse parlando e porgendomi il suo telefono.

Ma chi chiamo?

Inevitabile 2 L'impero Del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora