Capitolo 3°

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Devhon

Sento bussare con irruenza alla porta e sobbalzo dalla poltrona, facendo rotolare la bottiglia di barbon sul tappeto, di chissà quale stoffa pregiata e proveniente chissà da quale nazione.

<<Che si fotta anche il tappeto>>.

Sembri un barbone, l'unica differenza è che tu stai scegliendo di vivere così.

Sta zitta vocina.

Continuano a bussare con forza e la cosa sembra irritare la mia mente più del dovuto.

Certo come se questo fosse una scusa per il tuo brutto carattere.

<<Ma che cazzo succede?>> Brontolo alzandomi come se davvero fossi un barbone lasciato a morire sul ciglio della strada.

<<Dev! Apri cazzo, o la butterò giù>>. Sento urlare attraverso il muro che separa il mio appartamento dal corridoio.

Un pazzo maniaco scappato da un manicomio è colui che bussa alla mia porta.

No idiota quello sei tu! Quello che bussa è solo la tua nemesi.

<<Vocina del cazzo, ancora parli?>>. Rumino le parole, come un dannato bovino, mentre i ricordi sotto forma di coscienza appaiono dal nulla, quasi a prendersi gioco di me.
Mi avvicino piano e giro la chiave per apripre, la luce si abbatte su di me e mi costringe ad alzare un braccio per coprire gli occhi. Li sento bruciare e pizzicare come un cavernicolo rimasto al buio per troppo tempo.

<<Finalmente, cazzo!>> Urla sorpassando il mio corpo ed entrando senza permesso.

<<Che ci fai tu qui?>> Chiedo irritato.

<<Dio santo Dev! Da quando non usi il bagno>>. Dice ormai dentro casa mia, senza ricevere alcun invito, sventolando la mano come se il mio odore fosse nauseante.

Mancava solo lui... come se non avessi già troppi problemi.

<<Va fuori Log! Non ti voglio qui!>> Dico rimanendo fermo vicino alla porta.

<<Non mi importa cosa vuoi tu, ma di cosa hai bisogno. Ora datti una pulita o giuro che chiamo la cavalleria e non ti piacerà>>. Dice girando intorno e avvicinandosi alle grande vetrate del mio appartamento per schiarire i vetri oscurati.

Non importa ciò che tu vuoi, sei un Monroe e devi darti una regolata.

<<Cosa vuoi Logan?>>
Dico scacciando via la voce di mio padre che investe la mia mente, come se fosse successo ieri e chiudendo la porta.

<<Che riprendi la tua vita in mano, che ti dia una pulita, visto il tuo odore, e che ritorni a lavoro, alle tue società. Hai una vita che ti aspetta maledizione!>>

Che tu sia un uomo che possa onorare il cognome che porti.

<<È tutto sotto controllo>>. Rispondo fermo ignorando ancora la voce.

Inevitabile 2 L'impero Del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora