capitolo 23

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Devhon

Esco dalla mia stanza e rimango qualche secondo fermo, per cercare di capire se Mia è ancora dentro, ma non sento nulla e deduco che sia già scesa al piano di sotto.
Ho passato le poche ore della notte a leggere i messaggi di Mia. Non sapevo cosa dirle, mi ha rimasto ancora una volta senza risposte.
Cosa che succede di rado.
Ma la cosa strana è che leggendo quella conversazione, ho sentito la tristezza nelle sue parole.
Raggiungo l'ascensore e scendo al piano terra per un caffè nero, l'odore di zucchero filato che alleggia nell'aria è un chiaro indizio che lei sia passata di qua.
Sembri  un cane.
Sento i ragazzi che stanno preparando il mio caffè, parlare di una ragazza, di come sia vestita e che di sicuro non conosca le regole di questa città, o l'usanza del posto.
Per un attimo penso addirittura che si tratti di Mia, ma l'idea lascia il tempo che trova, quindi prendo il mio caffè e senza salutare vado via.
Incomincio a sorseggiare quando Trevis si avvicina e cordialmente mi saluta.
<<Oh signor Monroe! Ha dormito
bene?>>
Impiccione!
<<Come un angioletto>>. Gli rispondo con ironia.
<<Ho visto la Signori Clark, ho notato che è di ottimo umore>>.
Mi fermo e lo guardo.
Che cazzo vuol dire "è di ottimo umore"?
<<Non l'ha ancora vista?>> Domanda con quelle sue mani incrociate.
<<No! Mi vuoi dire qualcosa Trevis?>> Comincio con l'andare fuori di testa.
Lui esita e nega con la testa.
<<Il dovere mi chiama signore, spero di incontrarla dopo>>. E se ne va! Mi lascia lì con il mio schifoso caffè senza nemmeno una briciola di informazione.

Ma che cazzo succede stamattina?

Continuo la mia camminata, finché il mio corpo non si arresta e il sangue comincia a pompare più veloce. Sento il cervello ribollire, e quasi non mi strozzo.

Come cazzo si è vestita stamattina?
Sta cercando per caso di provocarmi?

Sono pronto a farmi sentire, mi viene quasi voglia di togliermi la giacca e avvogerla intorno al suo corpo.
Scatto verso di lei, ma la coscienza bussa alla mia spalla e mi fa bloccare.

È solo un metodo di provocazione.
Sii più furbo, fai il suo stesso gioco.

Potrei... ma sono un vulcano pronto ad eruttare, se solo potrei, la prenderei qui davanti a tutti, e poi li picchierei per essere rimasti a guardare.

Sei malato lo sai vero?

Cammina come se volesse dimostrare chissà cosa, ammiccando sorrisini con quella sua dentatura perfetta bianca come la neve. Con quel suo corpo sinuoso che ad ogni movimento attira ogni uomo a sé come un canto di una sirena.

Maledetta ragazzina di montagna.

Senza rendermene conto mi avvicino a lei, che intanto si ferma prima di entrare nella sala dove si svolgerà la riunione. Noto che guarda al suo interno, ma non entra. Continuo a camminare finché non mi avvicino a lei. Il suo corpo sussulta ancora prima che bocca inizi a parlare.

<<Apri gli occhi piccola lingua lunga, mi immaginerai dopo>>. E vado via.

Raggiungo la sala e saluto tutti, come se niente fosse, sorrido ai presenti.
Poco dopo prende fa la sua entrata, la sala piomba nel silenzio, i miei azionisti la guardano come se fosse la cosa più gustoso del mondo e io sto per cavare gli occhi a tutti. Sta calmo.

Prende la cartellina dei documenti che ha tra le mani e incomincia a farsi vento.

Ma che cazzo sta facendo? Non fa poi così caldo qui dentro, grazie all'aria condizionata.

Inevitabile 2 L'impero Del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora