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Quella settimana di riposo forzato sembrava non finire mai o forse ero solo io che non riuscivo a stare senza fare nulla.
Più volte in quei giorni Lucy aveva tentato di contattarmi, ma non aveva ricevuto risposte esaurienti se non un "👍🏻" dopo l'ennesimo messaggio di scuse. Non ce l'avevo più con lei, non volevo iniziare quell'avventura col piede sbagliato e dovevamo essere unite poiché vestivamo la stessa maglia, ma l'obbligo di stare a casa senza potermi allenare non giovava assolutamente al mio stato d'animo e mi rendeva un po' scontrosa.  Un paio di volte Aitana ed Alexia erano venute a trovarmi per tirarmi un po' su col morale, ma senza grandi successi. Trovavo terapeutico, invece, andare a fare una "passeggiata" fino ad un chiosco sul lungomare dove conobbi la proprietaria, una ragazza poco più grande di me, si chiamava Olga ed era stata molto gentile, la prima sera, offrendomi la limonata che avevo preso. Mi aveva subito riconosciuta, d'altronde era impossibile che non lo facesse dato che era una grande supporter della squadra e aveva tutto il chiosco tappezzato di foto di calciatori e calciatrici che si erano fermati a prendere qualcosa da lei.
Quella sera mi trovavo proprio al chiosco di Olga seduta ad uno dei tavolini, non c'era molta gente e così la bruna potè sedersi con me a bere una birra.

"Sei la mia prima amica qui, a parte le ragazze della squadra." dissi mentre ero concentrata a guardare il sole che calava. 
O: "Sono onorata che mi consideri tua amica" bevve un sorso di birra, poi continuò "Senti, non te l'ho mai chiesto fino ad ora, ma possiamo farci una foto?"
"Certo, avvicinati!" presi il telefono dalla tasca dei miei shorts e scattai un selfie in cui Olga mi dava un bacio sulla guancia.
"Posso postarla su Instagram e taggarti?" non mi sarei mai permessa di farlo senza autorizzazione e quando la bruna me la diede postai la foto nelle mie storie.

Dopo una decina di minuti il mio cellulare squillò e sullo schermo apparve la scritta "BRONZE". La fissai per qualche secondo, poi risposi, anche per non destare sospetti nella bruna.

L: "Oddio, credevo di non ricevere risposta. Ciao, come stai?"
"Sempre meglio" risposi un po' fredda.
L: "Senti ho visto che sei in giro, ti va se ti raggiungo così possiamo parlare?"
Ci furono un paio di secondi di silenzio, poi le dissi che le avrei mandato la mia posizione e chiusi la chiamata.

O: "Lucy Bronze sta venendo qui, ho capito bene? È una delle poche persone di cui non ho una foto appesa!" disse Olga incredula.
"Ehi, mi stai snobbando per una che ha vinto la Champions solo quattro volte?" chiesi seria mentre mandavo la mia posizione all'inglese, poi scoppiai a ridere quando vidi la faccia preoccupata che la bruna aveva fatto.

Quella ragazza era davvero la prima amica che mi ero fatta al di fuori del centro sportivo e in più riusciva a tenermi su col morale nonostante il mio carattere.
Trascorremmo una decina di minuti a parlare del più e del meno poi un auto parcheggiò a pochi metri da noi e pochi istanti dopo Lucy ci raggiunse. Olga fu una perfetta padrona di casa, riempí la mora di complimenti e poi le chiese anche la famosa foto che scattai proprio io.
Però si notava che Lucy era impaziente di restare da sola con me per parlare, così mi propose di offrirmi la
cena ed io accettai solo a patto di scegliere dove andare. Salutammo Olga che si avvicinò a me per darmi due baci sulle guance sotto lo sguardo attento della mora e poi salimmo in auto, dato che camminavo già senza stampelle, ma non volevo forzare la caviglia. Non le toccò guidare molto, avevo intenzione di cenare con qualche tipico cibo da strada che si trovava facilmente nei piccoli locali del lungomare. Parcheggiamo l'auto e ci incamminammo verso un localino molto piccolo che faceva i migliori salpicon di carne di Barcellona, o almeno così avevo letto. Una volta prese le nostre ordinazioni ci andammo a sedere su un muretto che dava sul mare e iniziammo a consumare i nostri pasti. Nel cielo si notavano ancora alcune sfumature di arancione e quella vista mi fece ricordare Napoli, quando in estate andavo a mangiare la pizza d'asporto sul lungomare. Gli occhi mi si fecero lucidi e Lucy sembrò notarlo.

L: "C'è qualcosa che non va?" mi chiese preoccupata.
"No è che questa città mi ricorda casa mia e mi emoziona molto." sorrisi.
L: "Senti, Lucia, volevo chiederti scusa per quello che è successo, è stata tutta colpa mia." abbassò lo sguardo.
"Lucy, non sono arrabbiata con te per la distorsione, ci sono rimasta male per il tuo comportamento dopo che mi hanno chiesto di Keira, ma questo non è affar mio, quindi non fa nulla." dissi sincera.
La sentii fare un respiro profondo.
L: "Io e Keira stavamo insieme, fin dai tempi in cui entrambe giocavamo nel Manchester City e quando il Barcellona mi ha chiamata ho fatto in modo che ci fosse un posto anche per lei in squadra. Poi qualche mese fa ho capito di non amarla più e ha dovuto lasciare il club per colpa mia, diceva di non farcela a vedermi tutti i giorni dopo quello che c'era stato tra di noi." la mora sembrò essersi tolta un peso dallo stomaco.
"Grazie per esserti aperta così con me" le sorrisi poggiandole una mano sulla spalla in segno di supporto.

L'inglese notò che avevo iniziato a tremare dato che indossavo solo un top e si era alzata una leggera brezza, così senza dire nulla si sfilò la giacca di jeans che indossava, poggiandomela sulle spalle e restando solo con la sua t-shirt bianca. Quella giacca mi stava enorme, però fui inondata dal profumo della mora che mi stordì un po' e devo ammettere che quell'odore mi piacque molto.

"Ma così avrai freddo tu" dissi preoccupata.
"Sono inglese, ho sopportato temperature peggiori." mi fece l'occhiolino per poi lasciarmi un bacio sulla fronte. Il gesto mi stupì, ma cercai di non farlo notare.

Proprio in quel momento si trovò a passare un gruppo di fan che ci riconobbe e ci chiese di farci una foto. Lucy era molto brava col pubblico, era divertente e sapeva come farsi amare; la guardavo sorridente mentre scambiava quattro chiacchiere con quei ragazzini, era così naturale in tutto quello che faceva e questo le donava una bellezza unica.

Si era fatto tardi per entrambe, io il giorno seguente avrei avuto uno shooting per la nuova maglia e lei aveva gli allenamenti, così le proposi di accompagnarmi a casa e, anche se un po' dispiaciuta, acconsentì alla mia richiesta.
Quando mi lasciò sotto casa le chiesi di avvisarmi quando sarebbe arrivata, ma una volta salita nel mio appartamento fui io a scriverle per prima siccome mi resi conto di non averle restituito la giacca.

"Non sono una ladra, te la riporto appena ci rivediamo" mi feci un selfie con indosso la giacca e glielo mandai.

Mentre aspettavo che mi avvisasse di essere arrivata decisi di fare una doccia veloce, mi infilai a letto e ripresi in mano il cellulare.

L: "Sono arrivata a casa. Tranquilla, tienila tu che tra un paio di settimane arriverà settembre e inizierà a fare freddo, potrebbe servirti!"
"Quindi è un regalo?"
L: "Mettiamola così, volevo farmi perdonare proprio bene!"

Quella sua risposta mi fece sorridere, a mio parere era una persona molto carina e a modo, proprio come me l'ero sempre immaginata.

L: "Quindi, quella Olga...siete solo amiche?"
"Per adesso si, è molto gentile con me."
L: "Mi stai dicendo che devo essere gelosa?"

Quella sua domanda mi sorprese un po', non potei fare a meno di sorridere, ma subito le parole di Alexia mi tornarono in mente.

"Ti sto dicendo che sto andando a dormire, buonanotte Lucy!"

Poggiai il telefono sul comodino di fianco al letto e mi girai su un lato per addormentarmi, anche se quella sera ci misi un po' di tempo per riuscirci dato che continuavo a ripensare alle domanda di Lucy e alle parole di Alexia.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora