Erano trascorsi un paio di giorni da quella sera e finalmente ero tornata ad allenarmi, anche se non mi sentivo ancora al 100%.
Il gruppo di fan che aveva chiesto a me e a Lucy una foto aveva anche girato un video del momento in cui l'inglese mi mise la giacca sulle spalle lasciandomi un bacio sulla fronte e l'avevano postato sui social. Inutile dire che era andato virale e tutti avevano iniziato a fantasticare su noi due; non ero assolutamente abituata a quel tipo di attenzioni e, in più, non volevo che le ragazze si facessero un'idea sbagliata di me. Avevo faticato molto per arrivare dov'ero e non avrei permesso che un malinteso rovinasse i miei piani.
Quel pomeriggio avremmo avuto la prima di due amichevoli che avrebbero preceduto il ritiro di metà settembre con le nazionali; per la prima volta ero stata convocata dall'allenatrice e non vedevo l'ora di vestire la maglia azzurra.
A causa del mio piccolo infortunio Jonatan mi tenne in panchina per i primi 60 minuti; quando finalmente arrivò il momento di entrare ero pronta a mostrare a tutti i tifosi quello di cui ero capace.
Ebbi due occasioni da goal, ma il portiere della squadra avversaria riuscì a fare un miracolo entrambe le volte, così riuscii solo a mettere un assist di rabona per un bellissimo goal di testa proprio per Lucy che, appena insaccò la palla in rete, corse ad abbracciarmi lasciandomi due schiaffetti sul sedere.
In quel momento nemmeno mi resi conto di quel gesto, ma appena finita la partita entrai sui social per postare la mia prima foto in maglia blaugrana dopo la vittoria e mi imbattei nel video che ritraeva quel momento. La descrizione diceva "le ragazze hanno intesa sia fuori che in campo 😉". Guardai Lucy che proprio in quel momento alzò lo sguardo verso di me e mi mostro il display del suo telefono dove c'era lo stesso video. Sembrava divertita dalla cosa, ma io lo ero un po' di meno, così le sorrisi fintamente.
Un addetto del club chiamò me e la mora per la conferenza post partita dato che il nostro goal era stato votato come il più bello della giornata, così, ancora in divisa, ci dirigemmo in sala stampa, questa volta non eravamo sedute vicino, a dividerci c'era Jonatan.
Le domande furono molto semplici e veloci, tutte riguardavano la partita e il goal, poi una giornalista di Marca, un giornale sportivo spagnolo, ci chiese come avevamo fatto a creare quell'intesa in meno di un mese.L: "Ci chiamiamo entrambe Lucia, è semplice!" disse Lucy cercando di eludere la domanda e facendo ridere un po' tutti, poi continuò "A parte gli scherzi, questo tipo di intesa si costruisce lavorando insieme al centro sportivo, anche se devo dire che fin da subito l'abbiamo trovata, infatti le ho procurato una distorsione nel primo allenamento." di nuovo la sua risposta scaturì risate generali.
Credevo di essermela scampata, ma sfortunatamente la giornalista mi chiamo in causa chiedendo anche a me di rispondere.
"Sono d'accordo con quello che ha detto Lucy, gli allenamenti servono anche a questo. Sono qui da poche settimane, però in campo io e le mie compagne già ci intendiamo anche solo con uno sguardo e durante una partita questo è fondamentale." proseguii poi facendo l'esempio di come nella mezz'ora giocata tante volte io e Aitana avevamo fatto delle grandi giocate.
La conferenza stampa finii ed io e l'inglese tornammo negli spogliatoi; le altre erano già tutte pronte e stavano andando via, così restammo solo io e Lucy e la situazione mi metteva un po' in soggezione. Feci quasi una corsa per farmi la doccia per prima e non incrociarla molto; quando mi stavo rivestendo lei uscì dalla doccia e tornò alle sedute avvolta solo da un asciugamano. Non era semplice evitare di buttare l'occhio, aveva un bel fisico e riusciva ad essere attraente qualsiasi cosa facesse, ma con grande difficoltà ci riuscii.
L: "Guarda che non ti mangio mica e se mi guardi non diventi di pietra." disse divertita notando il mio imbarazzo.
"Come dici?" feci finta di non capire.
L: "Ti va di farti offrire una cena vera? Domani abbiamo la giornata libera, così non dovremmo nemmeno preoccuparci dell'ora." per fortuna cambiò discorso.
"Non lo so, Lucy, domani volevo passare comunque ad allenarmi." mentii spudoratamente e lei mi fece il labbruccio assumendo un'espressione adorabile.
"Va bene, ma non facciamo troppo tardi!" le lanciai l'asciugamano prendendola in pieno viso.
L: "Come hai osato?" si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro iniziando a farmi il solletico.
Mi dimenai cercando di uscire dalla sua presa, così ci ritrovammo faccia a faccia e di nuovo i nostri occhi si incatenarono come due magneti. Aveva gli occhi di un verde stupendo, notai che piano piano si abbassarono sulle mie labbra, il mio cuore iniziò a battere più veloce e andai quasi in apnea."Allora, dove mi porti?" le poggiai una mano al centro del petto allontanandola delicatamente.
L: "È una sorpresa, ma posso assicurarti che ti sentirai a casa!" mi lasciò andare e il ritmo del mio respiro tornò normale.
"Va bene, allora a che ora ci vediamo?" chiesi tornando al mio posto per sistemare le mie cose.
L: "Andiamo ora!"
"Ma come ora? Siamo con due auto, come facciamo?"
L: "Andiamo con la mia e poi domani ti accompagno a riprenderla."
Non protestai più di tanto, dato che ormai avevo capito che non c'era modo di spuntarla con lei, così prendemmo le nostre cose ed uscimmo dal centro incamminandoci verso l'auto di Lucy. Dopo una quindicina di minuti arrivammo nel quartiere di Barceloneta e l'inglese parcheggiò davanti alla pizzeria Reina Margherita. Entrammo e restai a bocca aperta: in quel locale si respirava proprio l'aria di Napoli, con le ricostruzioni dei balconi napoletani con i panni stesi e tutte le foto dei più famosi napoletani nel mondo come Totò, Sophia Loren e Eduardo De Filippo. Il cameriere ci fece salire delle scale che portavano alla terrazza e ci scortò al nostro tavolo con vista sul lungomare. Arrivammo giusto in tempo per guardare il tramonto, così vi avvicinai alla ringhiera della terrazza per ammirarlo meglio; mi voltai felice per guardare Lucy e la trovai impegnata a farmi un video che prontamente postò nelle sue storie IG taggandomi e scrivendo "un tramonto "napoletano" con una vera napoletana".
La serata trascorse tra una buona pizza e canti e balli tipici della mia terra; l'inglese mi fece così tanti video mentre cantavo e suonavo il tamburello che avrebbe potuto montare un documentario, ma a fine serata Lucy era un po' brilla, così decisi di guidare io. Cercai invano di farmi dire il suo indirizzo per inserirlo nel navigatore, ma era troppo impegnata a cantare le canzoni napoletane che aveva sentito poco prima storpiando le parole, così decisi di dirigermi a casa mia e di aspettare che le passasse l'effetto dell'alcool prima di mandarla a casa. Con un po' di fatica riuscimmo a salire, nonostante avessi tutto il peso della mora addosso e appena entrate in casa la feci sedere sul divano in salotto, mentre io andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, dato che ne avevo davvero bisogno. Quando tornai non era più dove l'avevo lasciata e iniziai a cercarla in tutta la casa, partendo dal bagno dato che credevo fosse andata a vomitare, ma non c'era, così provai in camera e la trovai stesa a pancia sotto sul letto."Lucy, che stai facendo? Credevo fossi andata a vomitare."
L: "Io non vomito sono per metà portoghese e per metà inglese, così mi offendi!" disse con la faccia schiacciata sul mio cuscino.
"Va bene...e quindi cosa stai facendo ora?"
L: "Ho bisogno di cinque minuti di riposo, poi posso tornare a casa" rispose sbiascicando un po' le parole.
"Certo, hai ragione" dissi ironica buttandomi sul letto proprio accanto a lei.
L: "Questo cuscino odora così tanto di te..." continuava a parlarci dentro senza alzare la testa, poi lo fece e la poggiò sul cuscino voltandosi verso di me con i suoi occhioni verdi.
L: "Tu sei la donna più bella che abbia mai visto e sei anche così difficile da comprendere." mi accarezzò il volto.
"Lucy smettila, stai delirando" dissi facendo un respiro profondo a causa della pelle d'oca per le carezze che mi stava lasciando.
L: "No, no, ascoltami. Proprio perché non riesco a capirti mi fai impazzire ancora di più, io certe volte trascorro ore a pensare a te" smise di accarezzarmi la faccia e iniziò a ridere.
"D'accordo, ho capito come andrà la serata!" mi alzai ed aprii l'armadio per darle qualcosa da indossare per la notte, visto che non potevo lasciarla guidare in quelle condizioni.
"Dai, alzati e indossa questo." le porsi una maglia ed un pantaloncino della mia squadra del cuore, il Napoli, ma quando si mise in piedi stava per perdere l'equilibrio, così le misi le mani sulle spalle e la spinsi per farla sedere di nuovo sul letto, avvicinandomi per aiutarla a cambiarsi.
Durante tutto il tempo mi guardò con un sorriso adorabile sul volto e non potei fare a meno di sorriderle a mia volta. Quando ebbi finito, presi qualcosa da mettere per me e mi diressi in bagno per cambiarmi. Al mio ritorno in camera Lucy era di nuovo stesa a letto.L: "Posso restare qui altri cinque minuti con te? Poi prometto che andrò a dormire sul divano."
Sospirai a quella richiesta, nonostante fosse brilla si capiva chiaramente il suo intento, ma non avrebbe mai funzionato con me, ritenevo il dormire insieme una cosa troppo intima e noi non lo eravamo affatto. Acconsentii alla sua richiesta e andai a sdraiarmi accanto a lei sicura che quando quei cinque minuti sarebbero terminati l'avrei spedita dritta sul divano. Di rimando lei, nonostante fosse più grossa di me, si accoccolò e poggiò la testa sul mio petto. Dalla mia prospettiva vedevo la sua testa andare su e giù a ritmo del mio respiro, sembrava un bambina aggrappata così a me e la cosa mi fece sorridere. Dopo pochi minuti cercai di spostarla, ma capii che si era addormentata. Ancora una volta sospirai, le lasciai una carezza sul viso e mi alzai per andare a dormire in salotto, non avevo l'autocontrollo sufficiente per restare a dormire nello stesso letto con lei.

STAI LEGGENDO
Il cuore nel pallone
FanfictionLucia Grimaldi è una ragazza napoletana di 24 anni con il sogno di giocare in una grande squadra e vincere quanti più trofei possibili. La sua carriera è iniziata tardi, colpa di suo padre che non voleva farla giocare ad uno sport che lui riteneva f...