La nostra squadra era già schierata dietro la linea di centrocampo mentre alcune delle giocatrici inglesi stavano ancora attraversando il tunnel degli spogliatoi.
Il mister decise di fare un cambio in attacco, passando dal 4-3-3 di prima al 4-4-2, inserendo Martina al posto di Cambiaghi e spostando me come esterno sinistro di centrocampo. Questo mi avrebbe liberata dalla presa asfissiante di Keira, ma ora avrei dovuto affrontare Lucy su quella fascia.
Quando la seconda metà cominciò, sapevamo di dover colpire in fretta, dato che questo avrebbe cambiato tutti i piani che si erano fatte le inglesi durante l'intervallo.
Avevamo il possesso palla e dovevamo cercare di mantenerlo, senza rischiare la giocata troppo presto, ma dovevamo anche evitare di farci pressare troppo."Massimo due tocchi e via!" questo era quello che continuava ad urlarci il mister dalla panchina e serviva a rimanere concentrate.
La mora era un osso duro da superare, soprattutto palla al piede. Era più grossa di me fisicamente, quindi riusciva a spostarmi, ma io ero più agile e riuscivo a fare degli scatti o a cambiare direzione in pochi secondi. Ci conoscevamo bene, dopotutto erano mesi che tutti i giorni ci affrontavamo in allenamento, eppure dovevo provare a superarmi, a fare qualcosa di inaspettato.
Dopo vari tentativi in cui la mora era sempre riuscita a tamponare la mia irruenza ed i miei sprint, finalmente riuscii a superarla, prendendo posizione sulla fascia sinistra e iniziando ad accentrarmi verso l'area di rigore. Martina aveva anticipato il movimento di Bright, era davanti a lei, dovevo solo riuscire a passarle la palla e potevamo pareggiare la partita.
Quando il mio piede toccò la sfera riuscii a disegnare in anticipo tutta la traiettoria fino alla testa della mia migliore amica. Restai immobile, forse smisi addirittura di respirare, fino a quando non sentii il rumore del pallone che si insaccava in rete e le poche migliaia di italiani esultare come dei pazzi dietro di me.
Martina mi corse incontro saltandomi in braccio e baciandomi la testa. Presto fui travolta da tutte le altre ragazze della squadra, quasi fino a perdere l'equilibrio. Eravamo tutte impazzite, adesso dovevamo solo continuare così.
Keira Walsh si avvicinò a noi e iniziò a cercare di staccarci, riteneva che l'esultanza stesse durando troppo, ma era semplicemente un modo per innervosirci. Dovetti urlare più volte alle mie compagne di non cascare nella tentazione di rispondere alla provocazione dell'inglese che fu redarguita dall'arbitro per la troppa irruenza con cui si era avvicinata a noi.Dopo il nostro pareggio iniziammo a dirigere noi il gioco, riuscendo a fare 3 tiri in porta in circa 10 minuti, sfortunatamente tutti parati da Mary Earps.
Le lionesses si stavano innervosendo e iniziarono a giocare in maniera più fallosa, specialmente a centrocampo.
Inutile dire che io ero il bersaglio preferito di una certa rossa col numero 4 che, dopo numerose spinte e gomitate sulle costole ed una addirittura in pieno volto, era riuscita a buttarmi a terra con una rovinosa scivolata sulla mia caviglia destra.
Appena toccato il terreno sentii un dolore allucinante e, istintivamente, chiusi gli occhi e mi portai le mani sul volto per non piangere, iniziando ad immaginare il peggio. Fui presto raggiunta da alcune ragazze, ma ero a pancia in giù col viso nell'erba e non sapevo di preciso chi fosse accorso ad aiutarmi."Devi lasciarla in pace, finirai per farla infortunare. Smettila di giocare sporco, Kei!" era sicuramente la voce di Lucy quella che sentivo poco distante dal punto in cui ero.
"Numero 4, ti avevo già avvertita prima, un altro fallo del genere e sei fuori!" l'arbitro aveva tuonato, doveva averle mostrato il giallo.
Fui raggiunta dai medici che cercavano di farmi girare, ma avevo troppo dolore e troppa paura.
Sentii una mano accarezzarmi la schiena e la voce di Martina che mi chiedeva di cercare di mettermi seduta affinchè lo staff medico potesse valutare la gravità dello stato della mia caviglia. Lentamente feci come mi era stato detto e quando fui in posizione iniziarono a muovermi leggermente la caviglia; faceva male, ma non in maniera esagerata.
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Il cuore nel pallone
FanficLucia Grimaldi è una ragazza napoletana di 24 anni con il sogno di giocare in una grande squadra e vincere quanti più trofei possibili. La sua carriera è iniziata tardi, colpa di suo padre che non voleva farla giocare ad uno sport che lui riteneva f...