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Il mattino seguente mi svegliai un po' più tardi del previsto, ma ero ancora in tempo per arrivare in orario agli allenamenti, così mangiai velocemente uno yogurt e mi fiondai dritta sotto la doccia.
Mentre il getto d'acqua leggermente fredda scendeva sul mio corpo, la mia mente non potè non ritornare a quel messaggio di Lucy. Non mi aveva più cercata, forse aveva capito che volevo essere lasciata in pace, speravo con tutto il cuore che fosse così.
Uscii di casa circa 15 minuti dopo aver terminato la doccia, indossavo già il completo da allenamento, almeno avrei risparmiato altro tempo, ma avevo dimenticato un cambio adeguato per il mio impegno con Ona.
Arrivai al campo anche in anticipo e trovai posto proprio accanto ad Alexia che aveva appena parcheggiato, così decise di aspettarmi.

"Wow, che faccia che hai stamattina!" le dissi notando la sua espressione non troppo felice.

A: "Non ho fatto in tempo a prendere il caffè e sono molto scontrosa quando non lo prendo."

Sentendo le sue parole alzai le mani in segno di resa e poi ci incamminammo verso l'entrata. Da lontano notai Lucy poggiata alla sua auto che teneva in mano due caffè. A quella vista sospirai rumorosamente e Alexia, notandolo, mi cinse le spalle con un braccio, mostrandomi il suo sostegno.

L: "Ti ho preso un caffè" disse quando eravamo abbastanza vicine da poterla sentire.

"Grazie, l'ho già preso, ma Alexia no, lo cedo a lei!" risposi senza guardarla in faccia e avanzai un po' il passo in modo da andare via prima che potesse controbattere.

Lasciai le due alle mie spalle, la bionda le disse qualcosa, ma ero ormai troppo lontana per captare le parole esatte.
Non passai nella mensa a salutare le altre ragazze che stavano facendo colazione, andai dritta negli spogliatoi, indossai le mie scarpette e scesi in campo a provare qualche punizione.
Dopo circa 10 minuti fui raggiunta dal resto della squadra e iniziammo l'allenamento. Ogni volta che facevamo una pausa Mapi, Ingrid, Aitana, Frido e Alexia formavano una rocchia intorno a me per evitare a Lucy di avvicinarsi, anche a pranzo presero un tavolo da 6 nel ristorante del campo sportivo e stettero tutte intorno a me. Nessuno osó dire una parola riguardo all'inglese e quelle foto che erano uscite nei giorni precedenti, parlammo solo di calcio e dell'allenamento. Quando mancavano pochi minuti alla fine della pausa pranzo decisi di inviare un messaggio ad Ona su Instagram, dato che non ci eravamo scambiate ancora il numero.

"Ehi, come va a lavoro?"

@ona.batlle: "Tutto bene, il tuo allenamento invece? Siete pronte a stracciare i prossimi avversari?"

"Tutto bene, sono sempre la migliore! 💪🏻"

@ona.batlle: "Ti credevo un po' più umile! 😂"

"Non c'è nessuno più umile di me. Comunque io finisco alle 18, ma dobbiamo passare a casa mia, stamattina ho dimenticato di prendere dei vestiti adatti ad andare a cena fuori!"

@ona.batlle: "Sono invitata anche io a casa tua?"

"Ho usato "dobbiamo" per una ragione, no? Sempre che per te non sia un problema. Nel caso verrò con la tuta della squadra 😂"

@ona.batlle: "Oh, no, sono molto curiosa di vedere com'è casa tua! Ad ogni modo io arriverò verso le 16:30/17."

"Perfetto, allora ci vediamo tra poco!"

Una volta finita la pausa pranzo ci dedicammo ad alcune rifiniture in palestra, prima di ritornare in campo per una partitella veloce. Io e Lucy, come in ogni allenamento, eravamo sulla stessa fascia, una contro l'altra. Non mancarono alcuni sguardi enigmatici da parte sua e anche qualche fallo in più che spinse Jonatan a metterci sulle due fasce opposte per evitare che ci facessimo male.
Mentre mi rinfrescavo un po' gettandomi acqua addosso direttamente dalla bottiglia una persona dello staff mi venne ad avvisare che la mia ospite era arrivata. Mi portai una mano sugli occhi per evitare il sole e riuscire a vedere meglio e quando finalmente riuscii a scorgere Ona seduta sugli spalti le sorrisi e alzai l'altra mano per salutarla. Alla prima pausa disponibile mi avvicinai.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora