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Era il primo giorno di vacanze, finalmente potevo trascorrere la mattina a letto senza fare nulla, semplicemente guardando un'infinità di serie tv e finalmente non ci sarebbe stata nessuna sveglia ad interrompere il mio sonno. O almeno così credevo.
Lo squillare del telefono mi aveva svegliata, pensai di aver dimenticato di disattivare la mia sveglia, così mi allungai con la mano sul comodino per cliccare sullo schermo, avevo ancora gli occhi chiusi. Nonostante le decine di tocchi che avevo dato il suono non sembrava fermarsi, doveva essere una chiamata. Così, con un po' di difficoltà, dato che le braccia di Lucy mi avvolgevano la vita, mi allungai un po' di più per prenderlo in mano e portarmelo davanti al viso, ma scoprii che non era il mio telefono quello che suonava.

"Luce, svegliati, ti squilla il cellulare" la scossi leggermente, ma non si mosse. Provai un altro paio di volte.

L: "Si, ok ora lo spengo..." non aprii nemmeno gli occhi e cercò di afferrare il cellulare vagando con la mano sul comodino proprio come avevo fatto io poco prima, ma senza successo, dato che l'apparecchio si trovava alla fine del ripiano, dove il suo braccio non sarebbe mai arrivato se non si fosse mossa dalla sua posizione.

"Oh, per l'amor di Dio..." sbuffai liberandomi dalla sua presa e salii a cavalcioni su di lei, sedendomi sui suoi addominali.

L: "Oh, ora sono decisamente sveglia" aprii gli occhi e posizionò le mani sulle mie gambe iniziando a muoverle su e giù con un sorriso malizioso stampato sul volto.

La scena mi fece sorridere, ma decisi di non darle corda e mi allungai per afferrare il maledetto telefono che ancora suonava.
Quando l'iPhone fu nelle mie mani il sorriso che avevo fino a quel momento cadde.

"È Keira." dissi fredda e le lasciai il telefono sul petto scendendo subito da lei.

Mi posizionai di nuovo stesa sulla schiena e presi il mio cellulare per controllare le e-mail e i social. Il mio umore era decisamente rovinato. Non comprendevo assolutamente il motivo di quella chiamata. Si stavano risentendo? Avevano ricominciato a parlare? Avevano mai smesso di farlo?

L: "Lasciala da mia madre, non sarò a casa prima di domani." disse.

"Possiamo vederci per un caffè?" sentii provenire dall'apparecchio.
Perché avrebbero dovuto vedersi per un caffè? Quella donna mi stava decisamente rovinando la mattinata e nemmeno avevamo interagito direttamente.
La mora mi guardò prima di rispondere, forse voleva capire se avessi sentito la richiesta che le aveva fatto la sua ex e la mia espressione non lasciava dubbi.

L: "C'è qualcosa che non va?" le chiese e non perse il contatto visivo con me nemmeno per un secondo.

Decisi che avevo sentito abbastanza, così sbuffai e mi alzai dal letto dirigendomi in bagno per darmi una rinfrescata, poi mi mossi fino al bancone della cucina e iniziai a preparare la colazione. Presi dello yogurt greco dal frigo e lo misi in due ciotole, poi aprii il mobile sulla mia testa, presi del müesli e lo aggiunsi al composto bianco. Proprio quando avevo messo due cucchiai nelle ciotole sussultai all'arrivo di Lucy che mi abbracciò da dietro e mi iniziò a lasciare diversi baci sul collo.
Indossavo solo una maglia che mi copriva a malapena fino al sedere, così le mani dell'inglese facilmente raggiunsero la mia pelle. Iniziò dai fianchi, poi salì ai miei addominali accarezzandoli con attenzione e quando fu arrivata poco sotto il mio seno la fermai posizionando la mia mano sulla sua.

"Ho preparato la colazione" mi voltai per incontrare il suo sguardo lussurioso.

L: "Avevo intenzione di mangiare altro stamattina" la sua affermazione mi fece arrossire.

Si portò più avanti col corpo, facendolo aderire al mio e mandandomi a sbattere contro il bancone della cucina. I suoi occhi passarono velocemente a guardarmi le labbra e, altrettanto velocemente, annullò la distanza tra noi iniziando un bacio intenso e molto passionale. Le sue mani ricominciarono a vagare lungo il mio corpo raggiungendo le mie cosce e sollevandomi sul bancone. Non ci staccammo nemmeno per un attimo e scese a baciarmi il collo. Mentre le mie mani erano sul suo volto quasi a guidarla nei miei punti deboli, le sue vagavano pericolosamente sotto la mia maglia. Arrivò ai miei seni e strinse entrambi i capezzoli nelle sue dita. Questo fece uscire un piccolo gemito dalla mia bocca e la cosa sembrò compiacere molto la mora.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora