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La mattina seguente quando aprii gli occhi mi ritrovai il viso della mora a pochi centimetri dal mio e ricordai cosa era successo nelle ore precedenti. La casa era troppo silenziosa, quindi le ragazze o stavano ancora dormendo oppure erano già scese in spiaggia.
Non avevo mai avuto l'occasione di osservare Lucy da quella distanza, così stetti immobile per un po' a seguire tutti i suoi lineamenti con lo sguardo; era bellissima e la notte precedente era venuta a "salvarmi" lasciando quella bella ragazza con cui parlava, la cosa mi fece riflettere non poco. Ero completamente assorta nei miei pensieri, mentre guardavo quelle labbra che tanto avrei desiderato baciare, che non mi accorsi che era sveglia e mi guardava con i suoi occhioni verdi.

L: "Buongiorno, hai dormito bene?" credo si riferisse a quanto successo quella notte.

"Benissimo e tu?" non volevo darle soddisfazioni.

L: "Molto bene, non russi nemmeno." si alzò leggermente per reggersi, poi, la testa con la mano.

"Chi ti ha detto che russo, scusami?" mi finsi un po' offesa e lei sorrise.

L: "Vuoi fare un secondo round?" allungò la mano versi di me e la infilò sotto la mia maglia per accarezzarmi il fianco, finendo per alzarla e scoprirmi il sedere.

"Te l'ho detto, non vado subito a letto con chi mi salva." poggiai la mia mano sulla sua, che era ormai scesa oltre l'orlo delle mie mutande, e lasciai che le nostre dita si intrecciassero.

L: "Quindi questo vuol dire che prima o poi ci vai?" si morse un labbro.

"Vuoi davvero giocare a questo gioco, Lucy?" mi alzai leggermente, la feci posizionare a pancia in su e poi mi misi a cavalcioni su di lei, senza mai togliere lo sguardo dai suoi occhi.

L: "Questa ragazzina è intraprendente!" posò le sue mani sulle mie cosce cominciando ad accarezzarle.

"Attenzione che questa ragazzina potrebbe farti male" risi, poi mi abbassai e feci aderire i nostri corpi alla perfezione; mi fermai ad un centimetro dalle sue labbra.

Eravamo lì a guardarci negli occhi, i miei quasi la imploravano di azzerare quella piccolissima distanza tra le nostre labbra e così lo fece, ma non mi baciò, lascio che le nostre bocche si sfiorassero.

"Oh, vaffanculo!" lo dissi in italiano e lei sorrise.

Non ne potevo più, così fui io a prendere iniziativa e a baciarla con foga. Mi sentii come quando dopo un viaggio interminabile nel deserto finalmente ti danno da bere, ero così appagata che mi sarebbe bastato quello per tutta la vita, ma la mora aveva piani diversi così si fece spazio con la lingua, la introdusse nella mia bocca e iniziò un ballo con la mia; il tutto mentre le sue mani, ormai giocavano a palpare il mio sedere. Non so dopo quanto tempo ci fermammo a riprendere fiato, ma Lucy ne approfittò per alzarsi con la schiena, lasciandomi sedere sopra di lei, e sfilarmi la maglia. Con una mano afferrò uno dei miei seni per palparlo, poi si focalizzò a giocare col capezzolo, prima con le dita, poi abbassandosi e iniziando a morderlo e succhiarlo. Ero completamente eccitata senza che quella donna mi avesse fatto praticamente nulla, era la mia kryptonite, quando si trattava di lei il mio cervello andava completamente in bamba. La mora riservò lo stesso trattamento anche all'altro seno, mentre dalla mia bocca iniziavano ad uscire piccoli gemiti di piacere; eravamo così concentrate sul momento che non ci accorgemmo del rumore della porta che si apriva.

M: "Oh mio Dio, oh mio Dio, scusatemi!" urlò Mapi non appena si rese conto di quello che aveva interrotto.

Io mi strinsi a Lucy per cercare di coprirmi e la mia faccia andò letteralmente a fuoco tanto che arrossii; l'inglese, invece, cercò di coprirmi il sedere con la maglia che poco prima mi aveva sfilato, mentre scoppiava a ridere come una matta.

M: "Fate con comodo, credevo che qualcuno si sentisse male." iniziò a ridere e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

"Io non avrò mai più il coraggio di uscire da questa stanza" dissi riprendendo la maglia dalle mani di Lucy e rimettendomela, poi mi alzai dal corpo della mora e cercai un pantaloncino da indossare.

L: "Dai, secondo te lei ed Ingrid non fanno sesso?" continuava a ridere.

"Si, ma io non le ho mai viste e mai vorrò vederle!" mi portai le mani in faccia cercando di nascondermi in qualche modo, desideravo solo sparire.

L: "Ehi, non è successo nulla di male, siamo sei persone in una piccola casa, può capitare!" si alzò, facendosi seria, e si avvicinò a me per poi abbracciarmi e lasciarmi un bacio sulla fronte.

Per qualche secondo mi lasciai cullare in quell'abbraccio togliendomi anche le mani dal volto e posandole sulle spalle della mora, poi mi allontanai.

"Tutto questo non deve succedere mai più, anzi non è mai accaduto!" dissi indicando il letto dove eravamo poco prima.

L: "Stai mentendo, lo sai meglio di me che accadrà ancora alla prima occasione utile, ci desideriamo troppo!" mi poggiò una mano sul fianco, ma mi scansai.
L: "Allora facciamo una scommessa, chi perde paga pegno!" mi allungò la mano.

"Preparati a perdere perché non succederà mai!" dissi stringendola.
"Ora vai a farti una doccia, io vado a preparare del caffè!" le dissi per poi uscire dalla stanza.

Attraversai il corridoio ed entrai in cucina dove c'erano Ingrid e Mapi; quest'ultima scoppiò a ridere non appena mi vide e questo mi fece arrossire di nuovo.

"Quante persone ci hanno sentite? Perché sto valutando l'idea di scappare e tornarmene in Italia!" dissi dando le spalle ad entrambe e iniziando a preparare la moka.

I: "Stai tranquilla, ci siamo solo noi in casa, Alexia e Aitana sono andate ad allenarsi e Mapi è una deficiente!" disse lanciandole il fazzoletto che aveva in mano.

"Almeno con loro due ho ancora una certa credibilità, menomale." tirai un sospiro di sollievo.

I: "Quindi adesso state insieme?" chiese la norvegese tutta contenta.

"Assolutamente no!" mi voltai verso di loro ed incrociai le braccia.

M: "Quindi fammi capire, stavi per darle la tua patatina e non vi metterete nemmeno insieme?" ricominciò a ridere e la fidanzata la guardò malissimo mentre io ormai ero rassegnata a dover subire tutto questo per ancora parecchio tempo.

"Ha voluto fare una scommessa, dice che alla fine finiremo per fare sesso" mi voltai nuovamente per controllare se il caffè fosse salito.

M: "Lucia, anche io ed Ingrid all'inizio abbiamo provato a non cedere, ma l'attrazione diventerà troppo forte e i vostri corpi sentiranno l'uno il richiamo dell'altro. Ieri sera la stavi incenerendo con lo sguardo solo perché stava parlando con una ragazza, pensa di cosa saresti capace se dovesse uscire con qualcuno."

"Voi due come riuscite a bilanciare le cose?" spensi il fuoco sotto la moka poi la portai sul tavolo dove c'erano le tazzine.

I: "Nelle partite e durante gli allenamenti ci comportiamo come se fossimo solo compagne di squadra, a casa, invece siamo due fidanzate che convivono. È più semplice di quel che pensi, fidati."

"E se doveste litigare e lasciarvi?" in fondo sapevo che la mia paura più grande era quella, così andai dritta al punto.

M: "In quel caso valuteremmo il da farsi, ma per quanto ci teniamo l'una all'altra ci sarebbe sempre un forte rispetto e magari riusciremmo ancora a giocare insieme." disse sincera.

I: "Guarda che a lei è già capitato, prima stava con Ana Maria e continuano a giocare per la stessa squadra senza alcun tipo di problema"

M: "Se continui a fare la lista dei pro e dei contro troverai sempre un motivo per non buttarti, ma la vita non si analizza come le partite di calcio. Se senti che è la cosa giusta da fare, se vuoi viverti quest'emozione perché devi privarti della possibilità di amare ed essere ricambiata solo perché hai paura che anche a te accada quello che è accaduto a Keira?"

Non risposi. Sapevo che avevano entrambe ragione, ma non era facile cambiare modo di vedere le cose dopo 24 anni. E poi c'era la questione delle parole che Alexia mi aveva riservato, lei era il capitano e, naturalmente, non voleva avere problemi in squadra, ma, soprattutto, non volevo essere proprio io la fonte di quei problemi.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora