Dicembre era alle porte e con esso arrivava anche il periodo più duro dal punto di vista calcistico: avevamo 5 partite da giocare nel giro di 15 giorni e poi c'era anche la finale di Nations League ad attenderci, la prima nella storia del calcio femminile. Io e Lucy, ancora una volta, ci saremmo sfidate con le rispettive nazionali, stavolta a Wembley, la cattedrale del calcio; poi ci sarebbero state le vacanze natalizie e, sinceramente, non vedevo l'ora di riposare un po'. Gli ultimi mesi erano stati davvero molto pesanti e non era facile performare sempre a livelli altissimi durante le partite, nonostante avere delle compagne di squadra così forti mi facilitava assolutamente le cose.
Io e l'inglese avevamo iniziato a frequentarci assiduamente, quasi tutti i giorni arrivavamo e andavamo via insieme dagli allenamenti, trascorrevamo la maggior parte delle giornate insieme, ma non eravamo ancora andate oltre qualche bacio un po' più spinto. Era come se entrambe volessimo aspettare il momento giusto, dopo aver rotto tutti i paletti ora volevamo fare le cose con calma, senza rovinarle per l'ennesima volta e, almeno fino a quel momento, ci eravamo riuscite.
L: "Non posso credere che tu stia piangendo per il finale del re leone!" Lucy mi guardava asciugarmi le lacrime con la manica della mia felpa.
Eravamo sul divano di casa sua, io ero stesa e avevo la testa sulle sue gambe, lei mi accarezzava i capelli continuando a ridere per quella mia reazione.
"Dai, è commovente, dopo tanto tempo è ritornato da sua madre, dalla sua gente che lo credeva morto e li ha salvati!" cercavo di giustificarmi, in realtà sapevo bene che il mio pianto era un po' fuori luogo, ma da sempre ero una persona molto emotiva, solo che di solito non mi mostravo così davanti a nessuno e la cosa mi rendeva ancora più fragile.
Mi tirai su, mi asciugai ancora un po' gli occhi e poi presi il plaid che la mora mi aveva messo sulle gambe. Cominciava a fare davvero freddo, nonostante fossimo in Spagna. Mi avvicinai a Lucy e aprii la coperta facendo in modo che ci coprisse entrambe.
L: "Hai ancora fame?" girò il viso verso di me e mi lasciò un bacio nei capelli.
"Abbiamo mangiato una pizza enorme e ci siamo scofanate due scatole di pop corn, domani durante la partita ce ne pentiremo!" dissi poggiando la testa sulla sua spalla e lei di rimando passò un braccio dietro la mia schiena per farmi stare più comoda.
L: "Manca solo una partita e poi saremo libere!" sospiró, anche lei era stanca, in questi mesi si era spesa davvero tanto a causa dei vari infortuni in difesa.
"Dimentichi la finale, le partite sono due!" mi girai con il busto verso di lei, sorpresa per quella dimenticanza.
L: "Quella non la considero nemmeno, ti batterò facilmente e non riuscirai a vincere nemmeno un contrasto contro di me" si avvicinò al mio viso e schiuse le sue labbra sulle mie.
Prima che potessi controbattere la stanza fu illuminata dalla luce di un lampo e pochi attimi dopo il forte rumore di un tuono ci fece sobbalzare. La mora si strinse a me impaurita.
"Tu hai paura dei tuoni e giudichi me perché piango per il re leone?" risi di gusto continuando a stringerla tra le mie braccia.
Non ricevetti risposta alla mia provocazione, se non una linguaccia e subito dopo un faccino triste. Era adorabile, più la guardavo e più mi rendevo conto che poche volte avevo visto qualcosa di così bello in vita mia. Era adorabile e sapeva di esserlo.
La pioggia scendeva copiosa, era trascorsa una mezz'ora dall'inizio del temporale ed io e l'inglese eravamo ancora sul divano, stavolta distese e con una coperta a scaldarci. Lucy mi sovrastava, era fisicamente più grossa di me, ma la cosa non mi dispiaceva, nè il suo peso mi dava fastidio. Aveva la testa poggiata sul mio petto, diceva che era comodo e adorava ascoltare il suono del mio cuore, spesso ne teneva il ritmo picchiettando con un dito sul mio braccio o all'altezza della clavicola.

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Il cuore nel pallone
FanfictionLucia Grimaldi è una ragazza napoletana di 24 anni con il sogno di giocare in una grande squadra e vincere quanti più trofei possibili. La sua carriera è iniziata tardi, colpa di suo padre che non voleva farla giocare ad uno sport che lui riteneva f...