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Era trascorso più di un mese da quella sera, eravamo ormai agli inizi di novembre e il freddo iniziava a farsi sentire, nonostante le temperature miti di Barcellona.
Ona si era fatta viva dopo pochi giorni, aveva accettato la mia "offerta", veniva a vedere qualche partita, uscivamo spesso insieme, ma la nostra relazione era basata solo ed esclusivamente sul sesso. Non avevo problemi a farmi vedere in giro con lei o che pubblicasse qualche scatto rubato di me intenta a fare qualcosa in casa.
Con Lucy, invece, eravamo tornate ad avere un rapporto puramente professionale, ci parlavamo solo ed esclusivamente per rendere al meglio in campo, niente più battutine, niente cene fuori e soprattutto niente sguardi che potevano essere fraintesi.
Keira aveva dovuto pubblicare una storia su Instagram in cui spiegava che aveva perso sua nonna, per questo erano uscite quelle foto sue e della mora. Non erano tornate insieme, ma la cosa non mi scalfì affatto, rimasi ferma sulle mie convinzioni, intenzionata ad andare avanti con la mia vita e a dare il massimo per la squadra.
Di lì a pochi giorni si sarebbe giocata la finale della super coppa di Spagna e per l'occasione mi aveva raggiunto dall'Italia mia cugina Veronica con i suoi due figli: Giovanni di 6 anni e Adriana di 8. Era bello, dopo tanti mesi, ricevere la visita di una persona cara e per me lei era come una sorella. Eravamo cresciute in simbiosi, nonostante avesse 11 anni più di me e dopo il mio coming out era stata una delle poche persone della mia famiglia a restarmi accanto nonostante tutto. Quando aveva perso il marito in un incidente stradale avevo cercato di starle accanto il più possibile, ma mi sembrava di non fare mai abbastanza.

Svegliarmi la mattina avendo la casa piena di giochi e due piccoletti che mettevano tutto in disordine non mi infastidiva affatto: anche se non lo davo a vedere mi pesava molto il fatto di non aver avuto fino a quel momento un appoggio da parte di qualcuno della mia famiglia ed ora che finalmente erano lì con me ero pronta a godermelo. Li portai a visitare la città e venivano sempre a prendermi agli allenamenti. Quando finivo, spesso scendevano in campo e giocavamo un po' insieme, visto che entrambi erano appassionati di calcio.
Il giorno della partita avevo riservato loro dei posti nella tribuna principale e prima che la gara avesse inizio andai a controllare che tutto fosse ok, ma mentre mi avviavo notai Lucy proprio accanto a loro. Quando mi avvicinai vidi che suo fratello, con la moglie, i figli e i suoi genitori sedevano proprio accanto a loro. Adriana parlava con la mora aiutandosi con il traduttore, era la sua calciatrice preferita e non la vedevo così felice da prima della morte del padre, sorrisi guardando quella scena. Scambiai un paio di parole con mia cugina per assicurarmi che avessero tutto quello di cui avevano bisogno, poi mi avvicinai a mia nipote.

"Ok, che ne dici adesso di lasciarla un po' in pace? Manca poco all'inizio della partita." il microfono del traduttore era acceso e la mia frase fu tradotta pochi secondi dopo che io l'avessi pronunciata.

L: "Tranquilla, è una bambina molto intelligente, mi piace parlare con lei." ci sorridemmo a vicenda.

A: "Zia, dopo la partita mi prometti di farti dare la sua maglia? Voglio aggiungerla alla mia collezione!" disse Adriana guardandomi con gli occhi dolci come solo lei sapeva fare.

"Indossi già la mia, non ti basta?" scherzai lasciandole un debole pizzicotto sulla guancia.

A: "Ma zia, lei è Lucy Bronze!" enfatizzò così tanto il suo nome che la mora scoppiò a ridere, nonostante non avesse capito una sola parola.

Le spiegai la richiesta della bambina, lei subito le disse che le avrebbe dato la maglia e che gliel'avrebbe anche autografata, poi ci congedammo per andare negli spogliatoi a prepararci.
Il nostro avversario, il Real Madrid, era ostico, ma la partita non fu molto difficile: ci impegnammo tutte e alla fine la spuntammo per 4-2. Riuscii a fare un goal e due assist e fui nominata mvp del match. Una volta alzata la coppa mi diressi verso la tribuna per andare a prendere i miei nipoti e portarli in campo, ma quando arrivai fui accolta dalla notizia che i Bronze ci avevano invitati a cena con loro e, mia cugina, non conoscendo tutti i retroscena e volendo essere gentile, aveva accettato.
Accanto a me si parò Lucy che aveva già tolto la maglia e l'aveva autografata per darla a mia nipote. Sicura che si sarebbe presa un malanno sudata com'era e con tutto quel freddo mi tolsi il giubbotto della squadra e glielo porsi per farglielo indossare.

Jorge: "Forza ragazze, voglio una foto insieme alle due giocatrici più forti del Barça!" il fratello della mora aveva scavalcato i cartelloni ed ora era accanto alla sorella per farsi una foto con noi. La mora mi cinse la vita, a quel tocco sentii la pelle sotto la maglia bruciare, ma feci finta di niente e guardai l'obiettivo; lei invece si voltò a guardarmi e quando il flash della macchina fotografica invase la nostra vista era ancora ferma con lo sguardo su di me.

"Ho qualche coriandolo in faccia?" mi voltai anche io.

L: "No, sono solo felice di poterti osservare di nuovo così da vicino!" sorrise, sembrava sincera.

La sua risposta mi fece arrossire, così cercai di nascondere un sorriso e tornai a guardare dritto davanti a me mentre la moglie di Jorge ci diceva di dover ripetere lo scatto.
Una volta terminato il momento foto portammo i nostri nipoti a festeggiare in campo; la cosa andò avanti quasi per un'ora e dopo io e l'inglese andammo negli spogliatoi a farci la doccia.

L: "Se non hai voglia di venire posso dire a mio fratello di disdire i posti in più." si stava lavando nella cabina accanto alla mia.

"No, tranquilla. E poi non ho voglia di spiegare tutta la situazione a Veronica, ricomincerebbe a dirmi le solite cose!" sbuffai mentre finivo di lavarmi.

L: "Quali sono le solite cose?" chiese.

"Che devo aprire il cuore" chiusi l'acqua e uscii dalla doccia avvolgendomi nell'asciugamano.

L: "Mi passi il mio asciugamano?" ignorò la mia risposta.
Aveva aperto leggermente la porta della sua cabina ed era lí davanti a me, da quella fessura potevo intravedere parte del suo seno e gli addominali.
La guardai per un secondo, poi distolsi lo sguardo e feci come mi aveva chiesto. Tornai alla mia seduta ed indossai l'intimo senza dare nemmeno il tempo alla mia pelle di asciugarsi. Quando la vidi arrivare anche lei aveva già indossato l'intimo, forse si era resa conto della mia reazione e voleva evitare di creare disagio.
In 15 minuti eravamo pronte con indosso le tute di rappresentanza del club. Mi caricai in auto mia cugina, i figli e Alfred, il nipote più grande di Lucy, che nel frattempo aveva fatto amicizia con Giovanni, e ci dirigemmo al ristorante. La mora e la sua famiglia arrivarono in taxi poco dopo di noi. La serata trascorse tranquilla, tranne per il fatto che il fratello dell'inglese era fissato col fare foto, ne aveva fatte una ventina e le aveva postate tutte. I genitori erano favolosi ed io riuscii anche a scambiare qualche parolina in portoghese col padre, dato che l'avevo studiato da autodidatta quando ero più giovane.
Arrivato il momento di tornare a casa la mora avrebbe dovuto prendere un taxi, ma fui io a proporle di venire con me, così salì sul sedile posteriore e mia nipote continuò a tartassarla di domande. Fortunatamente durante il tragitto finì con l'addormentarsi abbracciata a Lucy e, visto che anche il piccolo dormiva, decidemmo di accompagnare prima loro a casa mia. L'inglese ci aiutò a salire i bambini di sopra, dato che Adriana l'aveva usata come letto, e quando entrammo nell'appartamento, senza fare domande, si diresse direttamente in camera mia per poggiare mia nipote sul letto. Questo dettaglio fece scattare l'allarme nella testa di Veronica che iniziò a guardarmi facendo delle espressioni maliziose che probabilmente solo io potevo comprendere. Lucy decise poi di scendere subito e aspettarmi in auto, forse si era resa conto di ciò che aveva fatto e voleva evitare domande inopportune, così lasció da sole me e mia cugina.

V: "Sapeva già dove si trova la camera da letto" sussurrò per evitare di svegliare i ragazzi.

"Smettila."

V: "Lei ti mangia con lo sguardo, non mi ero sbagliata. Ti fai vedere in giro con quella ragazza ma in realtà ci dai dentro con lei" mi fece l'occhiolino.

"Basta, non ci do dentro con lei, ci siamo rivolte la parola oggi dopo un'eternità!" la mia risposta suonò più aggressiva di quello che voleva essere.

V: "Non lo so che cosa è successo tra di voi e so che non devo intromettermi ma quella donna ti guarda con gli occhi di chi affronterebbe le fiamme per te!" indicò la porta dove poco prima era uscita la mora.

"Ne ha avuto la possibilità e non le ha affrontare quelle fiamme. Ora dormi, quando tornerò non ho voglia di intraprendere nessuna discussione sulla mia vita sentimentale." la mia voce era triste, lo riconobbi da sola, ma una volta finito di parlare uscii fuori di casa e ripresi aria.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora