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Durante il viaggio di ritorno pensai molto alle parole di Ingrid e Mapi lasciandomi andare alla fantasia di una possibile relazione con Lucy e, ad essere sincera, il pensiero non mi dispiaceva affatto.
Eravamo tornate alla vita di tutti i giorni tra allenamenti e partite, l'affetto dei fan ci faceva sentire sempre obbligate a rendere al massimo e così avevamo fatto fino a quel momento. La mora aveva ricominciato il suo pressing, ma in maniera differente: di tanto in tanto mi ritrovavo bigliettini con frasi carine ovunque andassi, commentava ogni foto che postavo su Instagram e addirittura si era accalappiata il famoso pantaloncino del Napoli a mia insaputa, facendomelo sapere postando una storia in cui lo indossava. I fan erano letteralmente impazziti, ogni volta che mi fermavo a fare foto o autografi mi chiedevano sempre di Lucy e i commenti secondo cui lei e Keira non potevano tornare insieme per colpa mia si erano attenuati.
Era trascorso un mese ed eravamo a pochi giorni dalla prima partita in Champions League; non ero ancora riuscita a far parte dell'undici titolare, nè tantomeno a mettere a segno il mio primo goal, la concorrenza era spietata, ma questo mi spingeva a dare sempre di più e a migliorarmi. La prima partita era in trasferta, avremmo giocato contro il Bayern.
Atterrate a Monaco di Baviera ci dirigemmo col nostro bus verso l'albergo che ci avrebbe ospitate; fino a quel momento la mia compagna di stanza durante le trasferte era sempre stata Aitana, infatti il nostro rapporto era diventato più intimo, tanto che le avevo confessato che stavo pensando di invitare a cena fuori Lucy, ma quella volta la mora era riuscita, non so come, a farci mettere in stanza insieme e anche da sole.

L: "Sei contenta di restare per due notti qui con me?" chiese divertita mentre poggiava la sua valigia sul letto.

"Un giorno mi spiegherai come hai convinto Alexia a lasciarti andare così?" lasciai la valigia di fianco al mio letto e mi ci tuffai sopra.

L: "Nessuno mi resiste quando faccio gli occhi dolci. Ma non sei contenta di stare con me prima di non vederci per quasi cinque giorni?" già, perché dopo la partita di Champions il nostro campionato si sarebbe fermato per quasi due settimane e ci avevano dato qualche giorno libero così da poter tornare a casa dalle nostre famiglie, anche se io sarei rimasta a Barcellona, non avevo troppa voglia di tornare dai miei genitori: mio padre non accettava il mio stile di vita...calciatrice e per di più lesbica, ero un incubo vivente per lui e mia madre, beh, per quieto vivere non diceva nulla, sopportava e basta i commenti poco felici di un padre che non pensava ai sentimenti della figlia.

"Felicissima, contavo le ore che mi separavano da questa esperienza" dissi sarcastica.

Lei, scherzando, fece una faccia offesa, poi prese la rincorsa e si buttò sopra di me per farmi il solletico, sapeva benissimo che era il mio punto debole. Ci ritrovammo faccia a faccia stese su quel letto e non sapevo come fare per non cedere alla tentazione di baciarla. Per un po' ci fermammo occhi negli occhi, abbracciate, esistevano solo noi nell'universo e mi andava bene così.

"La scommessa è ancora valida ed intendo rispettarla." cercai di ricordarlo principalmente a me stessa, volevo spezzare quel momento.

L: "Va bene, allora puoi smettere di abbracciarmi" disse divertita l'inglese mentre con lo sguardo indicava le mie braccia avvolte intorno al suo collo.

Mi schiarii la voce, poi mi staccai da lei e lentamente mi alzai.

"Posso chiederti una cosa? Non sei obbligata a dire di sì." abbassai lo sguardo, un po' per vergogna, ma soprattutto per paura di un rifiuto; lei non rispose a parole, mi fece solo un verso che mi fece capire di poter procede con la domanda.
"È da un po' di giorni che ci penso...mi piacerebbe invitarti a cena" finii la frase parlando molto velocemente.

Il cuore nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora