Autore: apiots
Parola: Appuntamento
Simone ancora ne ricordava vivide le sensazioni sorprendenti ed estasianti di quel momento inaspettato che aveva vissuto due giorni prima.
Lui e Manuel se ne stavano al centro della classe in cerchio con la loro piccola compagnia di amici a discutere di come ognuno di loro avrebbe passato quel venerdì sera.
Era stato Matteo, poi, dopo aver osservato intorno a sé facce vaghe e annoiate a proporre di uscire tutti quanti insieme, magari andare a bere da qualche parte.
"Io e Simone non ci siamo." era intervenuto poi, all'improvviso, Manuel, e il minore ne notò immediatamente le guance rosse.
Simone si stampò in faccia un'espressione interrogativa "Che dobbiamo fare?"
E fu in quel momento, come se gli stesse dicendo di essersi dimenticato di una delle comuni cene con Dante e Anita, che voltandosi il maggiore, sempre paonazzo in viso, si schiarì la voce e innescò l'esplosione più potente di sempre all'interno del costato dell'altro "Io e te venerdì usciamo insieme. Per un appuntamento, intendo." poi abbassò solamente gli occhi, il silenzio assordante dei loro amici che li guardavano sorridenti e quasi sollevati, ché probabilmente gli unici ad avere poco chiara la situazione erano rimasti solo loro due, i diretti interessati, "Sempre se ce vòi veni' eh." sussurrò.
Simone spalancò gli occhi, gli venne estremamente naturale posare lo sguardo intorno a sé, solo per provarsi che quel momento fosse avvenuto veramente, e solo per un attimo riuscì a captare lo sguardo di Monica e Matteo che sorridendo annuivano così velocemente che se avessero continuato gli si sarebbe staccata la testa "C-certo." mormorò appena il corvino ancora confuso e sconquassato.
Manuel annuì e rialzò gli occhi in quelli dell'altro, sorridendo appena, le guance di un vivido porpora gemelle di quelle di Simone, si schiarì la voce, di nuovo, sollevò le spalle "Bene." disse solamente, per poi fuggire nel corridoio e rifugiarsi chissà dove, nella speranza di disperdere dietro di sé l'imbarazzo e la paura.
E in quel momento, solo quel ricordo, riusciva ad arrossire nuovamente il volto e le orecchie di Simone, a stringere lo stomaco aveva come una mano invisibile che lo premeva e attorcigliava.
Se ne stava a Villa Borghese, il sole che ancora splendeva ma rilasciava quella luce morbida del commiato prima della sera, giocherellando con alcuni sassolini rimbalzandoseli tra le punte delle scarpe.
C'era voluto del tempo ad arrivare fin lì, e nell'ultimo periodo, nonostante il legame estremamente stretto e quelle attenzioni che Manuel non gli faceva mai mancare, aveva perso le speranze.
Era bella la sensazione di ansia e agitazione che sentiva scorrere nel sangue, quasi fattesi materiali, nell'attesa di veder arrivare Manuel dal fondo del viale, e andargli incontro, magari appena tremante e imbarazzato come lui.
Era un po' meno bello quel tarlo imponente che continuava a battere il tempo dei suoi pensieri, quello che gli ricordava che solo un anno prima, dopo il primo paradiso che Manuel aveva creato per lui, sotto quel cantiere, lo aveva rispedito all'inferno senza alcuna grazia.
Ed era per questo che era stato lui stesso a chiedere a Manuel di vedersi a Villa Borghese, quel luogo che al corvino metteva tanta pace, aveva studiato ogni particolare affinché, se il maggiore avesse voluto interrompere i suoi sogni senza alcuna pietà, avrebbe potuto trovarne una mera consolazione: un lato positivo opaco e sfocato ma comunque presente.
Se Manuel non si fosse presentato ne avrebbe comunque guadagnato una serata nel suo posto preferito e la possibilità di indossare quella camicia con quella fantasia strana e vintage, un ritrovamento del guardaroba di Dante risalente a quando aveva l'età del figlio.
Se Manuel lo avesse baciato, lo avesse toccato, gli avesse permesso nuovamente di recargli piacere, per poi abbandonarlo ne avrebbe guadagnato, comunque, l'ultimo assaggio di quella felicità stordente e totalizzante che lo aveva accompagnato nell'ultimo anno, e con buona probabilità, Simone ne era certo, per il resto della vita.
Si era divertito, poi, a prepararsi con Virginia, a parlare con lei dei timori e degli imbarazzi, ed era stato bello vedere sua nonna sorridere dolce e tenera, mentre scuoteva la testa e gli dava consigli.
E mentre se ne stava lì, a cercare di non farsi prendere dal pianto per quei cinque minuti di ritardo di Manuel guardando la fine del vialetto con speranza e timore, quasi con la mano sugli occhi come nei momenti di tensioni di un film horror, quando si teme ciò che potrebbe succedere ma ci si augura che avvenga al più presto, per strapparlo via come un cerotto, si ripeteva quel motivetto ammaliante della canzone che Virginia aveva fatto riprodurre al suo giradischi nella propria camera da letto almeno dieci volte durante la preparazione del nipote.
Aveva provato a dire a sua nonna che quella, forse, non fosse la canzone più adatta per calmare un ragazzo preso dall'ansia di un appuntamento che sarebbe potuto andare storto in mille modi, ma Virginia aveva sollevato le spalle "Non c'è voce che rappresenti lo struggimento amoroso meglio di quella di questa donna." le aveva sorriso serafica.
Non avrebbe mai creduto, Simone, che un giorno avrebbe pregato il signore, il fato, il destino, chiunque fosse la mente malata e perversa dietro l'universo e l'esistenza umana, di non farlo finire come Ornella Vanoni.
Dieci minuti di ritardo, Simone sbuffò, colpì l'ennesimo sassolino guardandosi le scarpe.
Poi puntò lo sguardo sul punto esatto in cui avrebbe dovuto veder apparire Manuel, prese un gran respiro, si guardò intorno affinché potesse essere sicuro che nessuno lo avrebbe sentito, e iniziò a mormorare con tono morbido ma intonazione convinta "Amore fai presto, io non resisto. Se tu non arrivi io non esist-"
Il fiato gli si mozzò in gola dalla paura quando la vista diventò cieca, a causa di due mani che gli si posarono a coprirne la veduta, e ci volle solo una frazione di secondo per riconoscerne le fattezze.
"Te stavi a nasconde Simo'? Ce dovevamo vede' alla fontana, so' dieci minuti che te cerco." gli sussurrò dritto all'orecchio la voce di Manuel.
Autore nominato: redastras
Parola: Acqua
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One more tales | SIMUEL
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