Autore: RavenAlE
Parola: Corvo
«E dai Manuel, fammelo vedere. Ti prego» disse il corvino fissandolo con quel solito sguardo con gli occhioni lucidi da gatto con gli stivali di Shrek.
«Ho detto di no Simò. Non insistere» gli replicò l'altro, mordendosi il labbro per imporsi di resistere alla tentazione di assecondare il desiderio che leggeva in quegli occhi luminosi.
«Solo uno sguardo» tornò alla carica, allungando un braccio verso di lui per tentare di aprire la camicia dell'altro e scoprirne la pelle sottostante.
«Ho detto di no!» replicò il maggiore, tirandogli una manata sulla mano incriminata e scansandosi di fretta.
«Ma perché?» chiese Simone mettendo il broncio «Tanto non è nulla che non abbia già visto».
«Ti terrai la curiosità fino a quando sarà il momento» dichiarò risoluto, lasciando la stanza che condividevano da quando erano andati a vivere tutti assieme a Villa Balestra e tirandosi la porta alle spalle, lasciando Simone con un palmo di naso.
*****
«Ma ancora!» tuonò Manuel una volta aperto lo scorrevole della doccia «Ma quale parte di "quando sarà il momento" non ti è chiara?».
«Mi sto soltanto lavando i denti, Manuel» rispose Simone continuando a guardarsi allo specchio, pregando che non si vedesse troppo il fatto che lo stava usando per sbirciare il corpo nudo e fradicio dell'altro, troppo distratto dalle impertinenti gocce d'acqua che gli scivolavano lungo il declivio dei muscoli prima di perdersi chissà dove per concentrarsi sul suo reale obiettivo.
«Non tentà de cojonarme Simó!» ribatté, infilandosi in fretta l'accappatoio per impedire a Simone sia di vederlo sia di farsi del male a furia di schiacciare la parte bassa del corpo al marmo del lavandino per celare che non era del tutto indifferente alla situazione «T'ho visto stamani che te li lavavi» .
«E allora? È importante l'igiene dentale Manuel» replicò, tentando di controllare la creatura imbizzarrita in mezzo alle sue gambe per potersi voltare.
«Certo, certo» biascicò lui «Mo' ti preoccupi dell'igiene dentale. Guarda caso mentre sai che sono sotto la doccia».
«È stata una fortuita coincidenza» dissimulò «E poi è chiaro che me ne preoccupi di più adesso. Lo sai che non uso la bocca solo per parlare da un annetto a questa parte. Eccome se lo sai».
Manuel avvampò sotto la spugna dell'accappatoio, strizzando gli occhi con forza per cacciare dalla mente l'immagine che Simone aveva appena evocato e dominarsi, che l'ultima cosa che voleva era provocare uno scontro di spade in quel bagno e con tutta la famiglia al pianterreno.
«Ti vedo a disagio, Manuel» ammiccò sornione «Magari potrebbe aiutarti toglierti l'accappatoio dal petto, non credi?».
«Fuori di qui» intimò con tanto di braccio levato.
«Cosa?» si stranì l'altro.
«Fuori!» ripeté, prendendo a spingerlo fuori dal bagno e chiudendogli la porta alle spalle, dando la mandata stavolta.
«Manue!l» prese a bussare frenetico alla porta il minore dall'altra parte «Manuel non puoi sbattermi fuori dal mio bagno!».
«È il nostro bagno adesso» liquidò lui prima di avviare Spotify a tutto volume «Cura la tua igiene dentale altrove».
Poi si fiondò nella doccia a sfogare il problema che i pensieri sulla bocca di Simone gli avevano procurato.
*****
«Simo» sussurrò tre giorni dopo l'episodio del bagno mentre la notte col suo silenzio avvolgeva la villa e i suoi abitanti «Simo stai dormendo?».
«Sctavoh» biascicò il ragazzo che, come sempre, dormiva a torso nudo nel letto appena sopra di lui, quasi che dovesse prendere la luna per mantenere il colore della sua pelle «Che scié Manuel?».
«È il momento» sussurrò, facendo zampettare le dita da un neo all'altro della schiena del minore che, all'udire quelle parole, parve rianimarsi all'improvviso e si tirò ritto in piedi sul letto, girandosi verso di lui con lo sguardo di un bambino a Natale.
«Davvero?» domandò eccitato, fissandolo.
«Si» gli replicò, issandosi sul letto accanto a lui «Vuoi fare tu?»
«Posso?» domandò, mettendo la mano sull'asola del bottone del pigiama dell'altro.
«Certo» sorrise «Tanto sai cosa sta lì sotto».
Contento, Simone portò anche l'altra mano dove stava l'altra e sgancio il primo bottone, rabbrividendo quando la stoffa cedette scoprendo la carne sottostante, poi proseguì col secondo e col terzo, sempre sotto lo sguardo attendo di Manuel.
Alla fine non rimase nulla da sganciare e l'unica cosa che potè fare fu calargli la stoffa di dosso, lasciandolo a torso nudo e fissando attentamente il nuovo tocco di colore con cui Manuel aveva abbellito sé stesso.
«Cos'è?» chiese «Un... un uccello nero?».
«Un corvo» precisò lui, osservando come la luna danzasse sull'incarnato del ragazzo di fronte a lui.
«E perché un corvo?» si tirò indietro a disagio «Io credevo che...».
«Che?».
«No, nulla» scosse il capo «Lascia perdere, ho equivocato come al solito».
«Perché dici questo scusa?».
«Perché beh... pensavo che ti fossi impresso sulla pelle qualcosa che riguardava questa situazione. Che ci riguardava» rispose a disagio «Ma evidentemente mi sbagliavo... è bello comunque» concluse, tirandosi indietro.
«Ehi dove vai?» domandò Manuel a quel punto, sentendosi abbandonato «Ma davvero non capisci?».
«Cosa dovrei capire?» domandò «Ti sei tatuato un uccello da cimitero sul cuore. Fine».
«Cosa sai sui corvi, Simò?» chiese.
«Che mangiano i morti» ribatté.
«Anche. Ma cosa sai della loro vita di coppia?» domandò ancora.
«Sono uccelli. Fanno le uova, che altro dovrei sapere?».
«Per esempio che i corvi, quando scelgono un partner, lo fanno per la vita».
«In che senso?» chiese confuso.
«Eh in che senso Simò» rise, sporgendosi verso di lui e mettendogli una mano fra la guancia e la nuca «Nel senso che da giovani i corvi si scelgono e rimangono insieme fino alla morte, perché è inconcepibile per loro il contrario».
Tirandoselo più vicino fin quasi a far sfiorare le punte dei nasi aggiunse infine «Come lo è per me pensare di stare senza di te adesso, per questo ti ho tatuato sul cuore amore mio, perché è una promessa la mia».
Dopodiché il mondo perse la sua luce e la luna, pallida e brillante, assistette con le sue stelle alla congiunzione delle loro labbra e alla poesia che quel sentimento fra di loro sapeva cantare.
Autore nominato: uolftreno
Parola: Telescopio
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One more tales | SIMUEL
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