Autore: _Namarie_
Parola: Bolla
Simone è nervoso. È sempre stato un ragazzo super organizzato e gli piace avere tutto sotto controllo. Per questo quando Manuel gli si era presentato sotto casa con uno zaino già pronto con lo stretto necessario per passare una notte fuori, aveva iniziato a riempirlo di domande. Domande inutili visto che il suo ragazzo gli aveva risposto delicatamente di "Nun rompe i coglioni, e godite 'na sorpresa pe' 'na volta."
Ammonimento che a poco è servito, visto che per le due ore di macchina che li separavano dalla loro destinazione, Simone non ha fatto altro che blaterare.
"Ma mi dici almeno perché stiamo andando a dormire fuori? Ho dimenticato qualche giorno importante? Non mi sembra. È il 23 marzo, il mio compleanno è solo tra una settimana. Stiamo festeggiando il mio compleanno con sette giorni di anticipo? Manuel dimmelo perché non vorrei che poi 'sta cosa mi portasse sfiga."
Non si è fermato neanche mentre Manuel imbocca una strada di campagna con lo sterrato che mette a dura prova le ruote malconce della macchina di Dante.
"Non può essere neanche per il nostro mesiversario perché ci siamo messi insieme il primo novembre, dopo che abbiamo visto l'ultimo film di Özpetek, e mi hai baciato dicendomi che non volevi fare la fine dei due protagoni-".
Simone interrompe il suo soliloquio quando Manuel ferma la macchina nel parcheggio di una struttura.
"Le Perseidi Bubble Glamping", legge Simone su un pezzo di legno posto su un arco che segna l'ingresso a un'enorme distesa di verde.
Manuel scende dall'auto ed è costretto ad andare dalla parte del passeggero. Apre lo sportello, slaccia la cintura di sicurezza di Simone che, intanto, è rimasto incantato: non solo la sua lingua ha smesso di muoversi, anche il cervello sembra fuori uso.
Si ferma davanti al suo viso, e gli dà un bacio a stampo prima di dirgli a pochi centimetri dalle labbra, "Finalmente te stai un po' zitto".
Prendono i due zaini che hanno come bagaglio e un membro dello staff della struttura li accompagna alla stanza a forma di bolla che sarebbe stata la loro camera per una notte.
Simone sembra prendere possesso di nuovo delle sue facoltà solo quando rimangono da soli in quell'enorme bolla con pochi oggetti d'arredamento all'interno, solo un letto a baldacchino, un tavolino e un piccolo armadio, tutti sulla tonalità del bianco.
Salta al collo del suo ragazzo, facendo cadere entrambi sul letto.
"Tu sei pazzo! Ma perché 'sta sorpresa?"
"M'annava. Tutti dicono sempre che quando stiamo insieme ci rinchiudiamo in una bolla, mo in una bolla ci siamo letteralmente."
E non fa in tempo a finire la frase che i baci di Simone gli riempiono tutto il viso per poi passare al collo e risalire di nuovo verso le guance e le labbra.
"Me sa che t'è piaciuta sta sorpresa.", afferma Manuel mentre non può evitare che le sue labbra si allarghino in un sorriso per l'entusiasmo di Simone.
"Mo sai che fai? Te fai 'na bella doccia perché tra 'n po' ce portano 'a cena."
E Simone gli ubbidisce senza battere ciglio, anche se i rumori sospetti che sente arrivare dall'ambiente confinante mentre si sta lavando, lo fanno dubitare della troppa fiducia data al suo ragazzo.
"Manuel, ma che stavi combinand-"
Quando esce dalla doccia, Simone trova dei biglietti lungo il tragitto, breve, tra il bagno e il letto su cui vede Manuel seduto.
I biglietti sono dei fogli di quaderno a righe, con sopra una frase scritta, con un pennarello nero, dalla mano malferma di Manuel – riconoscerebbe dappertutto quelle lettere tutte di grandezze diverse.
Mentre si dirige verso il suo ragazzo per chiedere spiegazioni si ferma a leggere i messaggi, attaccati con lo scotch alla struttura della tenda.
"Come può qualcosa che non c'è fare tanto rumore."
"Ora che sei partito, non mi sembra una bella giornata, la tristezza mi sembra infinita..."
"Anche quando pioveva con te mi sembrava lo stesso una notte stellata."
"Io la guerra, tu la pace come Tolstoj."
"Come Nietzsche il nostro amore è un eterno ritorno."
"Ora che sei partito, dentro sento una guerra, Guernica."
Sotto il testo di quell'ultimo biglietto, appeso ad uno dei lati del letto, ci sono disegnati degli strani scarabocchi; Simone immagina siano l'interpretazione del quadro di Picasso data da Manuel.
Quando Simone arriva davanti all'altro ragazzo non dice niente, ma alza solo un sopracciglio, nella tacita richiesta di una spiegazione.
Manuel prende un grosso sospiro, prima di gettarsi nel lungo discorso che ha pensato per tutto il tragitto tra Roma e il camping, mentre Simone al suo fianco vaneggiava.
"Mentre venivamo qua me stavi a chiede' sempre perché avevo scelto 'sta data. E forse tu l'hai dimenticata o è stato il tuo cervello a voler dimenticare per proteggersi dal male che ti ho fatto esattamente un anno fa. Era il 23 marzo quanno hai provato a baciamme in quel museo de animali morti. Era il 23 marzo quanno t'ho detto cose che nun pensavo e tu te ne sei annato da tu' madre. E io quella notte nun ho chiuso occhio, Simò. Pensavo alle cose che t'avevo detto, ma soprattutto pensavo che nun era normale che me s'era fermato il battito mentre ti ho visto avvicinare a me. 'Sta canzone m'ha fatto pensare a te, a me, al casino che so io. E sto disegno qua indica come me so sentito io da quel giorno. Quindi stamo qua a festeggià il giorno in cui sta capoccia ha iniziato a capì che tu nun eri solo Simone, l'amico mio, ma qualcosa de più."
Simone gli asciuga una lacrima che sta solcando, disubbidiente, il viso di Manuel; si stendono sul letto, stringendosi in un abbraccio, entrambi col viso rivolto verso il soffitto trasparente della bolla.
"Guardace, di nuovo sotto il cielo stellato, dove tutto è cominciato.", dice Manuel, sbuffando una risata.
"E ti chiedi ancora se stiamo rispettando la legge morale?"
"Simo', me sa che noi semo annati oltre, al di là di ogni logica o stupida morale."
Autore nominato: letteredilatte
Parola: Rimedio
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One more tales | SIMUEL
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