Poltrona (Nef-ertiti)

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Autore: Nef-ertiti

Parola: Poltrona





«Manuel alzati.» tuonò Simone mentre lo guardava con disappunto vestito di tutto punto con la giacca scura e la camicia bianca e le braccia incrociate al petto.

Manuel, che aveva adocchiato la poltrona appena erano entrati in camera, dopo un doccia rilassante – che Simone non aveva voluto condividere – si era steso lì avvolto dal suo accappatoio bianco candido e, a distanza di un'ora era ancora steso lì.

La poltrona, dotata anche di un poggia piedi, era troppo comoda per Manuel – così tanto che neanche si era reso conto di essere seduto lì da più di un'ora.

«Manuel! – il tono di Simone era impaziente – Dobbiamo andare a cena!» il moro alzò gli occhi al cielo e, mettendosi comodo sulla poltrona, sospirò chiudendo gli occhi. «E se volessi rimanere in camera?» borbottò.

Il moro per il loro terzo anniversario aveva prenotato in un albergo in Piemonte regalando un weekend romantico al suo ragazzo sperando di rilassarsi e godersi quei giorni insieme – peccato che a Simone invece interessasse vedere ciò che le città e il territorio aveva da offrirgli.

Manuel non era d'accordo, ovviamente.

«Daje Simò, semo arrivati oggi! Nun possiamo rilassarce un po'?» si lamentò stringendosi sempre di più nel suo accappatoio e affondando in quella poltrona come se fosse l'unica cosa a dargli sostegno. Simone alzò gli occhi al cielo e, guardando l'orologio che aveva al polso, sbuffò rumorosamente mettendo le mani sui fianchi. «Abbiamo tutto il tempo del mondo a casa per rilassarci, Manu! – disse avvicinandosi di più al ragazzo fino a sedersi a cavalcioni sulle sue gambe facendo sgranare gli occhi al moro – Cosa posso fare per convincerti?» chiese abbassando il tono della voce e piegando la testa di lato guardando Manuel che si inumidiva le labbra a quella richiesta.

Si spinse con le gambe più avanti fino a poggiare le ginocchia sulla poltrona e sovrastare completamente il suo ragazzo. Si sporse verso il suo viso iniziando a lasciargli piccoli baci lungo la guancia, il mento e il collo. «Ho chiesto cosa posso fare – sussurrò al suo orecchio prima di mordergli il lobo sentendo il ragazzo gemere sotto di lui – per convincerti a uscire a cena.» Manuel deglutì e, sentendo il suo corpo ormai sveglio e pronto a ricevere le attenzioni desiderate da Simone, lo guardò negli occhi mordendosi il labbro.

Se me sfiori anche solo co un dito Simò te giuro che nun te faccio uscì più da sta camera, pensò prima di sentire le mani del suo ragazzo infilarsi sotto l'accappatoio per accarezzargli il petto. Manuel buttò indietro la testa, «Questa me sembra una pessima idea se vuoi uscì, Simò.» gemette sentendo una delle mani del corvino stringersi intorno alla sua erezione.

I loro occhi si incastrarono e Manuel vide quel luccichio che Simone aveva sempre quando voleva ottenere qualcosa – solo che in quel momento Manuel non capiva se ciò che voleva era uscire a cena o lui come cena. La sua mano iniziò a muoversi sotto l'accappatoio, le dita accarezzavano il membro di Manuel facendolo gemere mentre il loro proprietario si muoveva contro il suo dopo per darsi un minimo di sollievo.

«Porca troia» gemette trattenendo un respiro e stringendo il bracciolo della poltrona appena il pollice fece pressione sul glande. In un secondo poi, il peso di Simone su di sé e la sua mano sparirono obbligando Manuel ad aprire gli occhi. Simone, in piedi davanti a lui, era intento a togliersi di le scarpe e i pantaloni scuri in modo frenetico – così tanto frenetico che rischiò quasi di inciampare nei suoi stessi piedi mentre lasciava a terra anche i boxer e si toglieva la giacca dalle spalle buttandola sul letto.

«Simò nun volevi-» Le ginocchia si incastrarono tra il suo corpo e i braccioli della poltrona e l'erezione piena di Simone svettò davanti agli occhi di Manuel. «Faremo un po' di ritardo.» gemette facendo ridere Manuel prima di sedersi su di lui e iniziare a muoversi strusciando il sedere sul membro del ragazzo.

«Cazzo Simo.» sospirò prendendo in mano la propria erezione e strusciando la punta contro l'apertura del ragazzo facendo gemere anche lui. «Manu, ti prego.» lo implorò cercando di scendere su di lui ma venendo fermato dal moro.

«Manco un bacio mi hai dato.» sussurrò con tono da finto offeso vedendo Simone fulminarlo subito dopo, «Tu scopami e io ti darò tutti i baci che vuoi.» ribatté facendo ridere il moro. «Tutti quelli che voglio?!»

«Manuel Ferro ti giuro che-» il ragazzo, senza preavviso, fece scivolare la punta sull'entrata del ragazzo penetrandolo così dolcemente da togliergli il fiato. Simone si accasciò con il corpo su di lui piegando il volto alla ricerca delle sue labbra trovandole già pronte per lui mentre Manuel muoveva i fianchi dolcemente affondando in lui.

Strinse i braccioli della poltrona quando Simone iniziò ad andargli incontro con i fianchi, provocando un piacere acuto ad entrambi e, passando poi le mani sui suoi fianchi, li strinse sotto la camicia lasciando che il tessuto bianco le nascondesse e aiutando Simone nei movimenti.

Manuel, alzò la testa verso il ragazzo, il suo ragazzo, e guardandolo mentre si muoveva con delicatezza e grazia sopra di lui, sprofondò ancora di più nella poltrona come a godersi quello spettacolo incredibile che era Simone Balestra mentre faceva l'amore.

Una mano di Manuel scese sull'erezione del corvino e, mentre questo aumentava il ritmo su di lui, iniziò a masturbarlo portando entrambi al limite. Quando l'orgasmo li colse le loro labbra erano premute l'una sull'altra e le loro lingue pronte ad assaggiarsi come fosse la prima volta furono fermate solo dai gemiti dei due e dal loro piacere che si sciolse sulle mani del moro e in Simone come neve.

Simone, con ancora il respiro affannato, poggiò la testa contro la spalla di Manuel accasciandosi su di lui come lui aveva fatto con quella poltrona ore prima. «Ordiniamo una pizza?» borbottò contro la sua pelle facendo ridere Manuel.

«Non volevi uscì?» lo prese in giro stringendolo a sé.

«Mmh... Siamo arrivati oggi Manu, pensa a rilassarti!»





Autore nominato: testatralenuvol

Parola: Bambino

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