Pelle (nanniswritings)

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Autore: nanniswritings

Parola: Pelle
Nda: seguito della precedente.




La pelle, come le abitudini, sono difficili da staccare di dosso. Lo pensa Manuel guardandosi negli occhi, buchi neri nello specchio sporco della camera ad ore pagata per fare l'amore con Simone.

L'arredamento è squallido, tutto puzza di polvere lasciata ad accumularsi per anni, i colori sono sbiaditi per la presenza del sole e il tocco costante di mani estranee. Era stato erroneo credere che prendergli la mano sotto gli occhi di tutti sarebbe bastato per vivere con serenità la loro relazione, se di relazione si poteva parlare. Avevano preso ad uscire tutti i giorni, a consumare i loro corpi di notte, a sussurrarsi i timori più reconditi alle prime ore del mattino. Ma sempre nella sicurezza di quattro pareti.

Si erano in definitiva innamorati, ma senza guardarsi in faccia, o senza guardare la realtà. Simone, sicuro del proprio amore ma incline alle scelte degli altri, si era fatto trasportare dalla corrente d'acqua che l'aveva portato giù a valle. E lì, nascosto tra i cespugli, vi era un Manuel che d'amarlo alla luce del sole non era affatto pronto. Solo dietro la scrivania Manuel era il fidanzato del capo d'azienda, ma fuori da quell'ufficio, tra la strade, le loro dita si allontanavano progressivamente fino a perdersi del tutto.

Un giorno Simone gli aveva confessato d'amarlo dopo aver fatto l'amore in macchina, rintanati in vicoletto buio di Roma. Era accaduto dopo un orgasmo, in un momento di eccessiva vulnerabilità. Aveva guardato Manuel negli occhi e gli aveva detto "Io ti amo" con quell'intensità amorosa che solo giovani cuori sono capaci di trasmettere. E poi aveva pianto tacendo, non ricevendo risposta alcuna dall'altro ragazzo. E così i giorni si erano susseguiti silenziosi, come silenzioso era divenuto il loro amore, sempre più vittima delle ombre.

Simone giace sul letto sfatto nella camera accanto. Può sentire il suo respiro dalla stanza, sentire l'odore della sua pelle sudata, dei loro semi uniti in una poltiglia tra le lenzuola e i loro corpi. Guarda la sua pelle martoriata, con i segni dell'adolescenza che dimorano ancora sul suo volto e che stridono con quel cravattino stretto in gola, un cappio di seta rosa pronto a soffocarlo.

Lascia scivolare i tacchi sulla moquette bordeaux della stanza fino a giungere alla giacca poggiata ai piedi del letto. Si accorge solo in quel momento, sollevandosi, che Simone è sveglio e lo osserva stanco.

"Te ne vai già".

"Che senso avrebbe rimanere?" chiede.

Si leva sulle ginocchia, nudo e bello come un angelo, e si assottiglia sotto il suo sguardo, piano piano fino a giungere al suo petto, in un tentativo scoordinato di sbottonare la camicia bianca di Manuel.

"Non ti eccita quando sei tu ad avere il potere? Quando io sono nudo così, davanti a te, con le mie debolezze esposte e tu sei vestito in questo modo, come se di me possedessi fino all'ultimo centimetro di pelle?".

Manuel si scosta dai suoi baci, lo allontana dolcemente.

"Simone, devo andare a lavoro, altrimenti non potrai stipendiarmi, ricordi?".

"Non sei mai stato così ligio al lavoro" ribatte freddo l'altro ragazzo, prima di voltarsi e prendere la via del bagno.

"Non mi va di deluderti, forse".

"Lo stai già facendo, Ferro" risponde seccamente.

Manuel sospira, si riallaccia la cravatta e indossa la giacca.

"Che cazzo significa Simo'?" chiede alterato, prima di seguirlo in bagno, dove il vapore della doccia aperta a stento gli permette di scrutare la sagoma sinuosa del compagno.

"Non ti riesci manco a guardare in faccia. Ma è questa la pelle che c'hai Manu, questo è quello che sei, non ti puoi scuoiare per tutta la vita, o guardarti fino a farla sparire".

"Ma te che ne sai di quello che ho passato io? Che ne sai di quello che provo? Non mi chiedi mai un cazzo. Per te è naturale, io mi trovo improvvisamente allo scoperto e non mi sento pronto, e ho paura, Dio solo sa quanta paura io abbia...".

Simone esce dalla doccia, si avvicina a lui lentamente, e dal vapore emergono i suoi occhi lucidi e sinceri.

"Ma tu non sei solo Manuel, possiamo farlo insieme".

Del lavoro, Manuel decide, non deve preoccuparsi più di tanto, poiché il corpo di Simone è così tenero sotto le sue dita da non riuscire a non trascinarlo con lui sotto la doccia, abbassarsi i pantaloni ed entrare in lui in un attimo. Che tutto, di Simone, è tenero. Il suo corpo, certo, ma più di ogni altra cosa la sua anima. E pare di vederla riflessa ora, tra quei vapori e nelle sagome che traccia sui vetri della doccia, nelle parole che incomprensibili escono dalla sua bocca. E della pelle che ha, lui non ne ha più coscienza. Perché in un attimo si è mescolata a quella dell'altro, si è sciolta fino a scomparire, materia plastica solo nel corpo di Simone.

"Tu sei perfetto come sei, così, come sei" gli sussurra all'orecchio, sporco ancora del suo seme che mai si sognerebbe di lavar via.

E così lo bacia e lo abbraccia e sorride insieme a lui, piange di gioia. Poiché il cuore gli è tanto pieno nel petto che non riesce a contenerlo tutto quell'amore che gli è cresciuto dentro. E allora soccombe al suo capo, esegue i suoi ordini non detti, rispetta regole non scritte. E lascia che l'amore gli animi il corpo, le braccia, le gambe, fino al cellulare lasciato sopra al comodino dalla sera prima.

La lista di nomi è lunga, ma sa benissimo a quale altezza si trova, e quasi ad occhi chiusi, ancora rapito dall'incantesimo di quei vapori, pigia sul pulsante della chiamata e attende col cuore trepidante.

"Amore di mamma, non ci sentiamo da tanto, è tutto okay?".

"Stasera ci sei, mamma?".

"Ci sono sempre per te, tesoro".

"Bene, allora prepara quella torta alle mele che solo tu sai fare bene, che vengo a cena... devo presentarti una persona".

"Finalmente qualcuna t'ha preso a te! E dimmi, come si chiama?".

"Simone ma', il mio ragazzo se chiama Simone Balestra".







Autore nominato: occchiaie

Parola: Respiro

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