Respiro (occchiaie)

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Autore: occchiaie

Parola: Respiro









Ogni giorno il papà, prima di andare al lavoro, si inginocchia davanti a me, mi guarda dritto negli occhi e me lo ripete "Simone, ricordati che tu non devi farti male".
Io lo guardo serio annuendo, allora lui è contento. Mi spiega di nuovo che lo sa che ci sono giochi bellissimi, che si fanno correndo e arrampicandosi, ma che ne esistono altrettanti che si possono fare tranquilli.
"E tu devi diventare il campione mondiale di quei giochi" mi dice.

A scuola quando ci sono io diventano tutti vigili. "Fate attenzione che passa Simone!" dicono a voce alta le maestre, così i miei compagni mi fanno spazio per farmi passare.
È impossibile farsi male: io sono l'unico bambino che prende l'ascensore, su ogni porta c'è un'imbottitura di spugna e persino le piante del giardino non hanno punte aguzze.

E se mi dimenticassi di guardare, c'è sempre qualcun altro che guarda per me. Le maestre infatti mi hanno affidato due sentinelle: Manuel e Jacopo.

Jacopo è mio fratello, che è grande e attento proprio come un bodyguard. Anche se siamo gemelli io sono piú piccolo di lui, e degli altri, ma non è un problema, il mio papà è piú alto di tutti gli altri papà quindi sono sicuro che da grande sarò come lui. Oltre a essere campione mondiale di giochi da seduti, certamente.

Manuel invece è semplicemente Manuel. Sono un po' confuso su cosa sia lui per me.

Quando usciamo in giardino, Jacopo mi prende una mano e Manuel l'altra. Insieme diciamo che facciamo un panino, loro sono la crosta dura e io il prosciutto morbido in mezzo. Per Manuel io sono il formaggio, a me in realtà non piace tanto però a lui si. Quindi glielo lascio dire.

Per sicurezza, io ho un metodo per non cadere mai: mi metto con le gambe aperte, un po' piegate, e le mani sulle ginocchia.
Facendo cosí, quest'anno non mi sono mai fatto male. Per questo dico spesso a Jacopo e Manuel che, se vogliono, possono uscire a giocare con gli altri. Ogni tanto allora Jacopo sta con Giulia, che è la bambina che gli piace.

Manuel invece non va mai da nessun altro. Quando si sofferma a guardare Jacopo e Giulia mi sento in colpa, mi viene da pensare che vorrebbe andare anche lui da una bambina se solo non fosse costretto a stare con me.
Allora gli dico "Se vuoi puoi andare a salutare Chicca" perché so che a lei piace il mio amico.
"Sto bene qua" mi risponde.
"Non ti piace stare con lei?"
"Si che mi piace" dice "ma con te è diverso".

È bello stare con loro. Cioè, era bello prima.
La settimana scorsa Jacopo e Manuel hanno litigato. Ma litigato sul serio. E lo hanno fatto per colpa mia.

Eravamo nell'ora di pittura e le maestre ci avevano dato quattro cavalletti su cui dipingere, chi finiva per primo lasciava il posto a un compagno.
Manuel aveva appena appoggiato il suo foglio quando io dovevo andare in bagno. Il fatto è che per i servizi le maestre non ci lasciano muovere in tre, devono fare un po' per uno, e il mercoledí tocca a Manuel. Però lui aveva aspettato tanto il suo turno e mi dispiaceva farlo allontanare, quindi ho chiesto a Jacopo.

Quando sono uscito ho sentito Manuel che urlava "Brutto ladro!" e ho visto che si picchiavano.
"Simone non è tuo!" protestava Jacopo.
"Sì invece, il mercoledì è mio!"
Io mi sono messo a piangere, la maestra è arrivata correndo e ha detto a tutti e due di vergognarsi e mi ha portato via. Io non piangevo mica perché ero spaventato. Piangevo perché sentivo di rovinare tutto per i miei due migliori amici.

L'ho spiegato alla maestra e mi ha detto che avrebbe parlato con loro, ma anziché aggiustarsi, la situazione è peggiorata.
Jacopo e Manuel non si parlano più. La maestra li ha anche messi vicini per fare i lavoretti, ma loro restano in silenzio e non si guardano.
Quando ho chiesto perché non facevano pace Jacopo mi ha detto "Manuel è un violento" mentre Manuel "Perché ti vuole allontanare da me".

Nessuno dei due può piú giocare con me perché le maestre li obbligano a uscire in giardino. Allora oggi ho chiesto di uscire anch'io promettendo che mi sarei sistemato nel recinto della sabbia. La maestra Ginevra voleva dirmi di no, poi ha capito che mi sarei messo a piangere e quindi mi ha dato il permesso. Cosí mi sono seduto nella sabbia, però nessuno veniva verso di me.

Jacopo e Manuel restavano lontani dal recinto e mi guardavano da lontano. Io desideravo cosí tanto vederli fare pace, guardarli che si abbracciavano, che mi sono alzato in piedi e mi sono avvicinato all'albero che sta accanto al recinto della sabbia. Ho guardato Jacopo, ho guardato Manuel, poi ho fissato l'albero.

Ho pensato che avevo promesso a mamma e papà di non farmi mai male. Però ci sono cose più importanti perfino delle promesse che fai ai tuoi genitori. Ci sono Jacopo e Manuel.

Ho chiuso gli occhi e sono partito di corsa verso il tronco dell'albero.

Ho sentito la botta e le urla. Urlava la maestra Ginevra, urlavano Chicca e Giulia, urlavano i bambini, mentre sentivo che sulla bocca mi colava qualcosa di caldo e appiccicoso che non si fermava, non si sarebbe fermato, non si ferma mai.

Ho aperto gli occhi. Chini su di me, vicinissimi, c'erano Jacopo che mi accarezzava e Manuel che provava a pulirmi il naso con la sua maglietta. Piangevano a dirotto.
Io ho allungato le mani verso di loro e ci siamo abbracciati.

Sono rimasto lí, steso nell'erba, formaggio fra le mie due fette di crosta dura, sentendo le loro mani che si stringevano sulla mia pancia.

Ho sorriso anche se mi sentivo le labbra gonfie e la faccia bagnata. Ho pensato che non te lo dicono che anche cadere può essere bello, che non ricordavo di essere mai stato cosí vivo, anche se questo potrebbe essere il mio ultimo respiro.








Autore nominato: egomerequiroo

Parola: Cinema

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