Autore: uolftreno
Parola: Coperta
Le nocche non arrivano neanche a sfiorare la porta che Dante e il suo solito cipiglio sul volto lo accolgono sull'uscio, in attesa di una spiegazione.
L'ennesima.
A rispondergli ci sarebbe il Manuel sfuggente, quello che si arrampica sugli specchi, se solo ormai non fosse consapevole di come qualsiasi litigio tra lui e Simone raggiunga dei gradi di tensione tali da creare scintille visibili a chiunque gli stia attorno.
Cosa ci vedano gli altri, in tutto ciò, se lo chiede spesso. Non tentano mai di separarli, né di farli ragionare. Si limitano a fissarli scuotendo la testa rassegnati, come se avessero già fatto di tutto per farli rinsavire, senza in realtà aver mosso un dito.
Bell'aiuto.
''Non è a casa.'' gli comunica l'uomo, saltando ogni convenevole e facendolo sprofondare in un calderone liquido di preoccupazione.
''E dove sta?'' chiede con il fiato corto. Seppur la moto abbia corso al posto suo, gli sembra di aver appena partecipato ad una maratona verso un traguardo che, a quanto pare, non ha ancora raggiunto.
''Che hai fatto alla mano?'' Dante compie un passo in avanti e Manuel, nascondendo l'arto fasciato, uno indietro.
''Prima Simone.''
''Non lo so dov'è, Manuel.'' sospira Dante.
Il traguardo si allontana sempre di più e Manuel non sa se il cuore reggerà ancora in quella corsa. ''E lei se ne sta tutto tranquillo quando Simone p-potrebbe essere ovunque?'' lo rimprovera, seppur la colpa sia esclusivamente sua.
''Abbiamo raggiunto un grado di fiducia tale che sì, posso stare tranquillo quando mio figlio ha bisogno dei suoi spazi lontano da qua.'' gli spiega. ''L'hai fatto incazzare?''
Manuel lascia andare le braccia lungo i fianchi e stringe i pugni. ''T'ha detto qualcosa o sei n'indovino?''
''Tutt'e due.'' commenta l'uomo con fierezza, cercando di coinvolgere Manuel in una mezza risata, fallendo miseramente.
''Ho fatto 'n casino. N'altra volta.'' ammette, spostando il peso da una gamba all'altra, nervoso.
''E questo casino potrebbe comprendere una...sospensione?''
''No, però forse er risarcimento de 'n vetro della biblioteca sì.'' si porta la mano ancora intera in faccia, rendendosi conto del triplo casino in cui s'è cacciato.
''Tanto stai a fa' i lavoretti, no?'' gli ricorda Dante.
''Seh.'' sbuffa Manuel. ''Ma Simone?'' insiste poi.
Dante spalanca la porta, spostandosi di lato. ''Lo aspettiamo dentro che fa freddo?''
Manuel declina con prontezza — e forse un po' di rabbia.
''Lo voglio vede' appena mette piede su sto legno co' l'occhi mia.''
-
Fa davvero freddo fuori la villa e i tuoni in lontananza non aiutano, ma Manuel non ha intenzione di muoversi da lì.
Simone apparirà, prima o poi.
Deve, perché Manuel potrebbe morirne.
Sente lo stesso vuoto nella testa della notte in cui Simone s'era schiantato sotto casa sua. Rimbombo d'ogni suono, oggetti smembrati davanti ai suoi occhi, la consapevolezza di essere nulla senza di lui raggiunta per l'ennesima volta col suo essere, dire, fare sbagliato.
Una sorta di calore - sembra più un abbraccio improvviso - gli copre le spalle, delicato, potente, ma che inizialmente lo infastidisce.
''T'ho detto che nun me serve niente, sto bene qua finché nun torna.''
''Allora ho fatto bene ad uscire fuori io.''
Quella che due mani gli stanno stringendo sulle spalle è la coperta di Simone. Se ne accorge dal profumo, dalla trama infantile per cui l'ha sempre preso in giro ma in cui troppe volte s'è rifugiato, alcune senza neanche che l'altro ne fosse consapevole.
E di Simone sono quella voce, quelle mani, quel corpo che gli si siede accanto, non più tremante di rabbia come qualche ora prima.
Allora si stringe nella coperta che gli fa da scudo ancora una volta, che non è possibile che quel corpo che cova rabbia e giustizia non gli esploda contro come merita.
''Da dove cazzo sei entrato?'' gli chiede a denti stretti, codardo e con lo sguardo fisso davanti a sé.
''Dal retro, ovviamente.'' lo prende un po' in giro, Simone, guardandolo con la coda dell'occhio. ''Ti fa male la mano?''
Manuel se la guarda, sbuffando. ''N'è mica la cosa che fa più male.''
''E qual è invece?'' chiede Simone, curioso.
''Che te ne sei andato chissà dove senza dirmelo." Manuel fa una pausa, deglutisce e si volta verso di lui, guardandolo finalmente negli occhi. ''Me lo dici sempre.''
Simone distoglie lo sguardo, rosso d'imbarazzo, rabbia, d'amore, speranza e rassegnazione. ''Avevo bisogno di stare un po' lontano da te.'' ammette, a malincuore.
''Io nun ce riesco più.'' vomita Manuel, facendo ruzzolare parola per parola sulle sporgenze delle sue paure. "L'ho menato perché te sta a porta' via da me.''
Si rende conto che non avrebbe dovuto aspettare l'ennesimo litigio per provare ad essere sincero una volta per tutte, ma i messaggi non letti, le chiamate senza risposta e il vuoto nel petto hanno contribuito a quel tardivo risveglio da un sonno lungo troppi mesi.
''Mi dispiace.'' è l'unica e addolorata risposta che Simone riesce a dargli.
Forse gli avrebbe preferito rabbia, furia, mani addosso e ferite sanguinanti, piuttosto che la resa. Si mette in piedi, Manuel, con una velocità da capogiro e i passi affondati nelle foglie quasi coprono la voce allarmata di Simone.
''Ma dove vai?''
''A casa mia.'' borbotta urlando, stringendosi istintivamente in quel tessuto, senza rendersi conto di risultare probabilmente infantile e ridicolo.
Si accorge del modo disperato in cui Simone lo tira a sé solo quando è tanto vicino a lui da respirargli sul viso.
''Con la mia coperta addosso?" sussurra, stringendone i lembi tra le dita per avvolgerla anche attorno al proprio corpo.
Si abbracciano, adesso.
È inevitabile.
E Manuel, per quanto incredulo, vi trova uno spazio che credeva non esistesse più, temendo sia solo fugace.
"Me lasci almeno questa?" lo prega allora, nella speranza di renderlo eterno, in qualche modo.
Simone si rifugia sul suo petto e lascia che Manuel stringa ancora di più la coperta attorno a loro.
"Solo se c'è spazio anche per me."
Manuel non ha più paura, ora che lo sta baciando, di fargli capire che tutto lo spazio disponibile, dentro e fuori di lui, è sempre stato suo e sempre lo sarà.
Autore nominato: Nef-ertiti
Parola: Poltrona
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One more tales | SIMUEL
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