Autore: Fluffy_Hobbit
Parola: Carezza
TW: Morte
Manuel era seduto ai piedi di un grande mandarino i cui rami proiettavano un'ampia ombra sull'erba soffice, da solo.
Tra le mani stringeva una lettera datata ad un paio di mesi addietro, che aveva letto e riletto innumerevoli volte tanto da averle imparate a memoria, nella speranza di aver inteso male qualcosa, ma il contenuto non cambiava mai: in poche righe vergate con inchiostro nero in un'elegante grafia corsiva annunciava cosa fosse successo: Simone Balestra, soldato del regno, è caduto sui monti di Trento il dì 24 ottobre 1917. In basso a destra, ad ufficializzare quel messaggio, chiudeva la firma d'oro del Re. A Manuel tutta quell'eleganza sembrava grottesca, oltre che un insulto a chi era stato mandato a morire da un porco coronato che se ne stava al sicuro nel suo porcile di marmo e velluto.
La notte prima che Simone partisse, nessuno dei due aveva chiuso occhio: se n'erano stati a letto, stretti l'uno all'altro come a voler fondersi in un unico corpo, a guardarsi ed accarezzarsi, a sussurrarsi parole che si perdevano nel silenzio della stanza, per tenere con sé ogni dettaglio della propria metà che veniva strappata via dal destino. In quei lunghi mesi, a Manuel era spesso capitato di credere che Simone non se ne fosse mai andato: gli sembrava di sentire il suo corpo caldo accanto al proprio quando dormiva, una sua carezza calda e leggera quando si svegliava ma non apriva ancora gli occhi, la sua voce che lo chiamava da un'altra stanza, la sua risata morbida e fanciullesca quando uno dei loro animali faceva qualcosa di buffo, ma tutte le volte doveva ricredersi. Era solo.
Il Sole era ormai calato, il cielo aveva indossato il suo manto notturno, e Manuel si alzò, si avvicinò ad un pozzo in pietra grezza che chissà da quanto tempo era lì e chissà per quanto lo sarebbe stato ancora, e si fermò ad uno o due passi di distanza: stava aspettando quel momento da tutto il giorno.
Il pozzo non faceva parte della fattoria Balestra, sorgeva fuori, in aperta campagna, ed era usato un po' da tutti. Simone gliel'aveva mostrato durante una passeggiata che si erano concessi una domenica mattina, all'epoca stavano insieme da appena un paio di mesi e a Manuel, adesso, sembrava trascorsa una vita intera.
"Questo, Manuel, è il pozzo dei desideri. Ti mostra ciò che desideri di più al mondo e in cambio di una piccola, ma significativa offerta, te lo esaudisce!", gli aveva detto Simone, con il tono allegro e sicuro di chi credeva davvero alle proprie parole.
Manuel aveva ridacchiato, respingendo quell'affermazione con un gesto della mano.
"Ma va', Simo', non esistono cose del genere...altrimenti nessuno avrebbe più problemi!"
Simone gli aveva rivolto un'espressione decisa e risoluta, con un sopracciglio alzato, e si era allontanato di qualche passo, ma solo per indicare il pozzo con un braccio esteso.
"Prova, se non ci credi! Tanto, se non è vero, che hai da perdere?"
Manuel aveva sospirato, divertito, e pur di assecondarlo si era avvicinato al bordo umidiccio e aveva sporto di poco il capo verso l'interno. Come volevasi dimostrare, l'acqua sul fondo non faceva altro che restituirgli la propria immagine riflessa e lievemente distorta.
"Qua nun ce sta niente, Simo'.", aveva replicato, facendo per allontanarsi.
Simone lo aveva fermato portandogli un braccio intorno al busto, un gesto delicato, e gli si era affiancato, sporgendosi a propria volta. Ora i loro riflessi erano vicini, tanto che i bordi indistinti si fondevano in un'unica immagine.
"E invece io ci vedo tutto ciò che ho sempre voluto."
Sussurrò piano, e le sue parole rimbombarono piano tra le pareti in pietra. Sollevò il capo, poi, e si voltò verso Manuel, sorridendogli dolcemente.
"E che adesso è diventato realtà."
Aggiunse ancor più morbidamente, per poi prendere il viso di Manuel tra le mani e posarvi un bacio leggero. Manuel ricambiò immediatamente, uno sfiorarsi di labbra appena accennato, e bastò loro uno sguardo per capire di dover tornare subito a casa, tanta era la voglia di stare insieme, in modo da proteggere il loro amore da occhi indiscreti.
Manuel si avvicinò ancora, annullando la distanza tra lui ed il pozzo. Sfiorò con una mano il bordo umidiccio e ruvido, un sorriso radioso gli illuminava le labbra: si affacciò oltre il bordo, l'acqua scura illuminata dalla luce lunare gli restituì la sua stessa immagine, ma pallida, come se già non avesse più vita. Aveva un unico desiderio nel cuore ed era certo che il pozzo l'avrebbe esaudito. Era profondo, più profondo di Manuel, e lui impiegò diversi minuti per arrivare a sentire l'acqua lambirgli i piedi, ma poi tutto accelerò ed in un attimo si ritrovò con l'acqua a mezza gamba, poi fino al bacino ed infine a metà busto. Slacciò la corda con la quale si era calato, così che se per caso durante la notte fosse passato qualcuno -per quanto poco probabile- non avrebbe potuto ritirarlo su a meno che lui stesso non l'avesse voluto...e non lo voleva.
Si lasciò semplicemente andare contro la parete fino a sedersi a terra con le ginocchia tenute strette al petto. Ora l'acqua gli artigliava la gola e se non avesse tenuto il capo più sollevato che poteva, gli sarebbe arrivata anche alla bocca. Era gelida.
Ne aveva passate di notti all'addiaccio, anche sotto i peggiori temporali, ma mai si era sentito così stretto nella morsa del ghiaccio, che già sentiva fino alle ossa, anzi fino all'anima. Si chiese se anche Simone prima di morire avesse provato tutto quel freddo o se invece non ne avesse avuto il tempo, e sperò ardentemente che gli si fosse stato evitato almeno quel supplizio: Simone era fatto per l'abbraccio caldo di una coperta di lana, per le fiamme scoppiettanti di un camino, per un buon piatto di minestra bollente dopo una giornata di intenso lavoro, non per il gelo.
Scoppiò a piangere, scosso dai brividi e dai singhiozzi, fino a quando non pianse più.
Autore nominato: _Namarie_
Parola: Bolla
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One more tales | SIMUEL
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