Argento tra le stelle.

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Javon si era addormentato sul divano, io ero seduta su di esso con il suo viso appoggiato sulle mie gambe.
Gli accarezzavo i capelli lunghi che finalmente aveva deciso di farsi crescere.

Lui era venuto da me, si era confidato con me.

Perché proprio io Walton?

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Avevo appena parlato con mio padre, era di ritorno, sarebbe atterrato qui ad Atlanta per le 23:00, un'oretta di macchina per arrivare a casa e poi saremmo stati io e lui, la casa era vuota, son contenta di passare un po' di tempo solo con lui, avrei ricevuto le vecchie attenzioni che ricevetti quando era piccola, le attenzioni che tanto mi mancavano.

Io e lui eravamo uguali, lo ammiro molto, siamo inseparabili ma ero troppo piccola quando usciva di casa e tornava dopo settimane che non seppi gestire la distanza e non imparai mai a gestirla, così i giorni passavano e lo vedevo sempre meno, e piano piano ci allontanavamo in tutti i sensi.
A volte ero gelosa del rapporto che aveva con i miei fratelli perché con loro era stato presente, tanto da poter mostrargli il padre meraviglioso che è, che io conosco solo dai racconti di mia madre.

Lui era andato al ballo "padre e figlia" con sofia, andava a tutte le partite di Louise,
andava alle loro recite e festeggiava ogni loro compleanno a casa.

In italia era tutto così diverso, era tutto così incredibile.

Mi stavo preparando per dormire, oggi ero restata a casa, ero stanca e mi faceva leggermente male il petto.

Era notte fonda, non ero più a casa, non ero nel mio letto.

Mi svegliai, ero spaventata, mi trovavo in una macchina, era così buio.

P(papà)"Ei ei tranquilla sono qui"
L"Papà"
L"Dove..dove stiamo andando"
Dissi con respiro affannoso, ma non per la paura, no non era quello, ero con mio padre, che c'era da temere?.
Mi aggrappai al sedile appoggiando di scatto la mano sul mio petto.
Respiravo? Mi mancava l'aria?

Riuscivo a respirare si, ma facevo fatica.

P"Va tutto bene, oggi jessica fa il turno serale, sarai con lei"

Ero impaurita, ho già visto questo film.

I mesi dopo l'incidente furono terribili, invivibili.

J"Come ti senti sole?"
Mi ero appena risvegliata da non so quante ore di sonno, era giorno ormai.
Quando rividi quella stanza d'ospedale, non potei evitare si scoppiare in un pianto.
L"No ti prego non di nuovo" dissi esausta coprendomi il viso con le mani.
La donna mi abbracciò.

Pov javon.

Oggi mia madre stacca dal lavoro alle 10:00, la metà della settimana, dal lunedì al mercoledì fa i turni di notte, così quando posso passo in ospedale a portarle la colazione, e ciò di cui ha bisogno, a volte per farla felice le porto Kissie la mia gattina, è più contenta di vedere lei che me.

Jv"Buongiorno Michel, la mamma dov'è?"
P"Stanza 207 campione" disse guardando lo schermo del computer, battendomi il cinque distolto lo sguardo.

Carl, che ci fa lì?

Pensai con sguardo confuso, si girò verso di me, avrà percepito gli occhi addosso, sorrise e mi venne incontro, apri le braccia a mo' di abbraccio.

C"Che dici ragazzo?" domando dandomi due colpi leggeri sulla schiena.

Jv"Tutto bene" dissi ricambiando il sorriso.
Jv"Ma tu che ci fai qui? Cercavi la mamma?"

Chiesi avvicinandomi al vetro della stanza 207

Non serviva risposta, lei era lì, ancora, seduta sul lettino con fili attaccati su tutto il suo corpicino, circondata da medici che la controllavano.

Si affiancò a me e circondò il suo braccio sulla mia spalla.

Lei si girò, mi vide, poi rivolse lo sguardo al padre e poi di nuovo a me.

Mi sorrise.

Ero innamorato perso.

Lee pov.

Quegli occhi, quel suo sguardo, lui..

Mi bastò vederlo per sentirmi meglio.

Javon mi fai stare bene.

Jessica chiuse le tende della camera e usci, per fortuna potevo già tornare a casa e ora mi dovevo cambiare.

Jv"Quindi non c'è nulla da preoccuparsi?" chiese incredulo fermandosi.

Gli presi la mano e mi misi davanti a lui, gli sorrisi, lo lasciai e proseguii a camminare.

Jv"Questa non è una risposta Lee"

L"tu" dissi puntandogli il dito contro il petto
"non hai nulla di cui preoccuparti"

Jv"E se mi preoccupo per te?"
L"Beh lì te la devi cavare da solo" dissi ridendo continuando a camminare senza voltarmi.

Mi prese la mano e mi fece girare verso di lui.

Jv"Uno si preoccupa per te e a te non frega niente" "Che cazzo lee"

Davvero era arrabbiato?

Sarà quel che sarà ma la mano non me la lascia, eh javon?

Stavo pensando alle parole giuste per rispondere, ma non mi diede il tempo che riprese a camminare solo, sorpassandomi.

Non avevo intenzione di rincorrerlo, smisi di impegnarmi a trovare ciò che rispondere e lo lasciai andare.

Forse avevo sbagliato. Forse lui era esagerato.

Non era importante chi avesse torto, ma sicuramente ho sbagliato a lasciarlo andare.

Pov javon.

Jv"Cos'ha Lee" chiesi senza togliere lo sguardo da fuori il finestrino

Js"Non avete parlato prima?"

Js"Si ma dice che non c'è niente di cui preoccuparsi." Ero incazzato, mi ero aperto a lei quando stavo male perché lei non lo faceva?
Io voglio che lei si senta al sicuro nel parlare con me.

Voglio che si senta libera con me.

Js"Sai che non posso parlare dei miei pazienti javon, è una questione di privacy, poi sta tranquillo, e non prendertela se forse non te ne parlerà subito, dalle del tempo, so che tu sei sempre lì per lei, e fidati anche lei lo sa, quindi rispetta le sue decisioni, e non metterle pressione, adesso ha solo bisogno del tuo appoggio, come amico, non che tu te ne vada lasciandola nel parcheggio dell'ospedale dopo una lunga notte pesante."

Jv"Come faccio ad appoggiarla se non so che ha?"

Js"Non ti serve saperlo javon"

Holiii🩷
Cos'ha lee?
Spero vi stia piacendo la storia, anche se non siete in molti a leggerla :/ forse nessuno e le visualizzazioni sono solo mie hahah
In caso, ci vediamo al prossimo capitolo!

𝐒𝐡𝐞 𝐰𝐚𝐬 𝐦𝐚𝐝𝐞 𝐨𝐟 𝐬𝐮𝐧𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora