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Ambar

Il lunedì era un trauma esistenziale per una dormigliona come me, e quella mattina mi aspettava anche l'università. Per me ed Inés sarebbe iniziato il periodo di immatricolazione, e quindi dovevamo impegnarci al massimo per poter seguire tutto alla lettera.

Quando uscimmo dall'università ci attendeva poi, una lezione di scuola guida. Quell'estate non c'eravamo assolutamente prefissate di studiare per la patente, e quindi quando eravamo tornate a Valencia, avevamo scoperto che i nostri genitori avevano iscritto entrambe in una scuola guida di Barcellona.

Nonostante la seccatura di doverci andare, dovevo ringraziarli. Non amavo particolarmente il sudiciume dei mezzi pubblici, e a quel punto non vedevo l'ora di prendere quella benedetta patente. Quando stavamo a Valencia ci accompagnava l'autista di nostro padre a scuola, e nel periodo in cui ero fidanzata con Andreas veniva a prendermi lui con la sua moto.

Quando l'istruttore terminò di darci indicazioni su come sarebbero state le lezioni, e quando avremmo avuto il primo esame, che era quello scritto, ci congedò dandoci appuntamento a giovedì.

Finalmente ripresi in mano il mio cellulare, e in cima alle notifiche vidi un messaggio da un numero sconosciuto.

Ci sei stasera?

Mi resi conto che fosse Pedro solo quando vidi la sua foto profilo. Avvertii un formicolio allo stomaco e cercai di nasconderlo. Seguii mia sorella fino alla fermata del bus, e mi sedetti sulla panchina posta lì davanti.

Per fare?

Digitai in fretta la risposta e sospirai nervosa.

-che hai? Stai bene?- ad Inés non si poteva nascondere nulla. Le stesse emozioni e sentimenti le provavamo entrambe. Lei poteva sentire se c'era qualcosa che non andava, e viceversa.

Quello che vuoi tu, basta che ti posso vedere

Mi morsi un dito e trattenni un fremito di emozione. Sentivo il mio stomaco sottosopra e a tratti mi sarei messa ad urlare.

-Pedro vuole vedermi stasera- dissi mostrandole il telefono. Lesse con attenzione i nostri messaggi e mi guardò con un'espressione maliziosa.

-a me sembra sia proprio preso, e anche se non vuoi ammetterlo lo sei anche tu- parlò incrociando le braccia al petto stringendosi nella sua giacca di jeans.

-sciocchezze, ce ne vuole per essere presa- non ero certa che ciò che avessi appena detto fosse la realtà, e ne ebbi la conferma quando mia sorella mi guardò incerta.

A che ora?

Scrissi e tornai a guardare Inés.

-invece sei presa eccome, altrimenti non ci avresti mai fatto sesso- da lontano vidi il nostro bus arrivare, mi alzai e mi avvicinai al marciapiede.

-mi sono fatta prendere dal momento, sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti e volevo sfruttare l'occasione. Andiamo, tu gli avresti detto di no ad uno così figo?- presi posto su un sedile, e mia sorella mi affiancò.

-sei presa- sorrise ed io tornai a guardare il telefono notando un nuovo messaggio da parte del calciatore.

Vengo a prenderti per la nove

Risposi al messaggio con un "ok" e tornai a guardare mia sorella, mentre il bus raggiungeva il nostro quartiere.

Quella giornata la passai a sistemare la casa, e più di tutti i miei vestiti che non avevo ancora sistemato del tutto. L'armadio che avevo preso era abbastanza grande, ed i miei vestiti non erano pochi, avevo uno schema ben preciso da seguire. Da un lato avrei messo i vestiti per l'estate, selezionandoli in varie categorie;pantaloncini, jeans, tute, leggins, e infine parachute e cargo. Per le magliette stessa cosa, le dividevo tra canotte, top, magliette crop, e t-shirt over, e per ultimo mettevo gonne, vestiti, e blazer che erano quelli che usavo maggiormente.

Somos • Pedri Gonzalez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora