23

1.1K 40 3
                                    

Ambar

-ci vediamo domani- quella mattinata l'avevo trascorsa all'università, stavo organizzando gli ultimi dettagli per l'esame di domani, e prima di tornare a casa, io ed Inés c'eravamo fermate al bar assieme a Clara e Vittòria.

Quando arrivammo a casa preparai due panini al volo, e dopo aver dato una sistemata alla casa mi ero concessa una doccia calda. Uscita dal bagno passai per il salone e qualche secondo dopo sentii il campanello suonare.

Mi avvicinai alla porta e guardai dallo spioncino dove vidi Pedro in piedi ad attendere.

-che ci fai qui?- parlai rimanendo la porta chiusa. Non volevo aprirlo, ce l'avevo ancora con lui indubbiamente.

-sono venuto a parlarti- rispose e si mise le mani in tasca.

-io non voglio parlare te l'ho già spiegato- replicai e sbuffai sonoramente.

-solo cinque minuti, per favore Ambar, aprimi- lo guardai appoggiarsi alla porta ed io abbassai gli occhi sul pavimento.

-ma chi è?- vidi Inés sbucare dal corridoio e sussurrò per attirare la mia attenzione. Gli feci segno di fare silenzio e mi rivolsi di nuovo a Pedro.

-stai perdendo tempo, non voglio vederti- aggiunsi ed incrociai le braccia al seno.

-allora resterò qui davanti fin quando non mi aprirai- affermò e si andò a sedere sulle scale del palazzo.

-fà come vuoi- mi voltai e tornai in bagno per asciugarmi i capelli.

-perchè non lo apri?- Inés mi seguii e si andò a sedere sulla tazza del water.

-sono troppo arrabbiata con lui, non ci posso fare niente- ero tanto delusa, e non riuscivo ancora a digerire la questione.

-secondo me dovresti ascoltare ciò che ha da dirti, poi sarai tu a decidere- mi consigliò la mia gemella ed io mi fermai qualche secondo a pensare prima di accendere l'asciugacapelli.

Il pomeriggio lo passai a studiare per la patente, estraneandomi completamente dal mondo intero, io ed Inés fra due settimane avremmo finalmente sostenuto l'esame pratico.

-quindi, quali documenti si mostrano a richiesta degli agenti di polizia?- io e mia sorella eravamo sul suo letto a ripetere alcune delle domande che sicuramente ci avrebbero posto, ed eravamo arrivate all'ultima pagina prefissata per quella giornata.

-patente, carta di circolazione e assicurazione- risposi e lei mi diede il cinque per intendere che fosse corretto.

-ora mangiamo perché sto morendo di fame- Inés lanciò il libro sulla scrivania e la seguii verso la cucina dove mi misi a preparare della semplice pasta.

-Ambar, vieni a vedere- mi richiamò mia sorella e così abbandonai i fornelli per avvicinarmi alla porta di casa.

La castana mi fece segno di avvicinarmi allo spioncino, e vidi Pedro seduto sulle scale che guardava il suo telefono. Mi portai una mano sul petto, e guardai mia sorella.

-è là fuori da più di quattro ore, non ti sembra tenerci abbastanza?- parlò ed io tornai a guardare dal piccolo foro della porta. Se non fossi stata così rancorosa sarei corsa da lui quattro ore prima.

-non ti fa nemmeno un po' pena?- aggiunse mia sorella ed io mi voltai verso di lei.

-decisamente tanta- annuii e accennai un sorrisino. All'improvviso sembrava essere sparito l'episodio di tre giorni prima, ed ero tornata ad essere la ragazza perdutamente innamorata di ogni suo tratto, sia fisico che caratteriale.

-và da lui- mi incitò Inés, ed io sospirai qualche secondo prima di indossare di nuovo la mia maschera da dura, ed aprire la porta.

La sua attenzione fu rivolta verso di me, e si alzò in piedi raggiungendo il pianerottolo.

-non pensavo che saresti rimasto davvero- mi avvicinai lentamente e rimasimo l'uno di fronte all'altra.

-non me ne sarei andato fin quando non avresti aperto- mi accarezzò una guancia ed io rabbrividii.

-Ambar mi dispiace che tu sia stata male, ma hai frainteso tutto- scosse la testa e cercò il mio sguardo che vagava su ogni punto indefinito.

-vieni, ne parliamo dentro- gli feci segno di entrare, e mi seguì.

Salutò mia sorella che si stava occupando della cena, e mi rivolse un sorriso soddisfatto.

Arrivai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle, per poi sedermi sul letto, cosa che fece anche Pedro.

-hai pensato che ti avessi tradito?- cominciò ed io ebbi dei flashback di quel momento.

-sì, che avrei dovuto pensare?- posai lo sguardo su di lui.

-beh non l'ho fatto, devi credermi. La ragazza che hai visto è Alexia Putellas una giocatrice della squadra femminile del Barça. Ha vinto il pallone d'oro, ed era venuta a casa per accordarci sul discorso da presentare settimana prossima. Tutti i vincitori scendono nel campo della propria squadra e fanno un discorso davanti al presidente e gli altri, perciò era da me- mi spiegò ed io ascoltai attentamente, rendendomi colpevole del mio atteggiamento che avevo avuto con lui per quei tre giorni.

-devo crederti?- restai seria e provai a fidarmi anche se ormai non avevo più dubbi.

-ti amo da morire non lo farei mai- il mio cuore fece un balzo, e Pedro poggiò la mano sotto la sua testa e mi guardò solleticandomi il palmo della mano

-scusa se ti ho trattato male- restai con il capo chino e mi torturai le dita.

-avevi le tue ragioni, ma non ti avrei mai fatto una cosa del genere- Pedro intrecciò la sua mano con la mia, e alzò la testa per baciarmi.

Finalmente toccai di nuovo la sua lingua calda, e spostai l'altra mano sul suo viso per approfondire il bacio. Mi era mancato da morire, e per questo mi staccai dalle sue labbra soltanto quando sentii il fiato mancarmi. Presi a sospirare leggermente, ed i nostri nasi si sfiorarono.

-non voglio più stare lontano da te- posò un bacio sul mio collo ed io lo avvolsi tra le mie braccia, e gli feci poggiare la testa tra le mie cosce continuando a lasciargli dei piccoli baci a stampo.

Quella sera Pedro rimase a dormire lì. Aveva cenato assieme a me e Inés, che poco dopo uscì di casa per vedersi con Ahmed, ed io e il ragazzo passammo una notte travolgente, piena di grida di piacere, parole sussurrate e baci infiniti.

La mia pace era tra le sue braccia.

Somos • Pedri Gonzalez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora