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Ambar

Mancava sempre di meno alla vigilia ed io e Inés stavamo finendo di fare alcuni giri per i negozi di Barcellona, per prendere gli ultimi regali da portare a Valencia.

Quel pomeriggio mi aspettava un aperitivo in centro con Clara e Vittòria, mentre mia sorella sarebbe rimasta a casa con Ahmed per salutarsi, dato il ragazzo avrebbe trascorso il Natale con la sua famiglia in Marocco.

-vado, sono arrivate- lasciai un bacio a mia sorella che si stava preparando, ed uscii di casa entrando nella macchina di Vittòria.

Trascorsi qualche ora con le due, passate ad aggiornarci su alcune cose successe in università, e parlando anche di natale. Le due sarebbero tornate nella loro città per le festività, e sarebbero ritornate a metà gennaio in tempo per il secondo esame della sessione.

Prima di salutaci c'eravamo scambiate i regali di natale, siccome non ci saremmo potute vedere nei giorni a seguire. Augurai buone feste ad entrambe, e tornai a casa dove trovai Ahmed salutare mia sorella, sull'uscio di casa.

-Ambar- mi salutò e si voltò verso di me. Per poterlo guardare dall'alto del suo metro e ottanta dovetti alzare la testa, e gli sorrisi.

-ei Ahmed- entrai in casa e rimasi davanti alla porta per togliermi scarpe e giacca.

Guardai la coppia salutarsi con un bacio, e Ahmed chiuse la porta di casa.

-tre settimane senza di lui, come farò?- Inés si accasciò disperata sul divano, e accese la TV.

-come sei tragica- alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai al frigo per prendere un bicchiere d'acqua.

-vorrei vederti tre settimane senza il tuo calciatore- sbuffò e incrociò le braccia al petto. Proprio in quel momento vidi il mio telefono illuminarsi, e rivelare un messaggio da parte sua.

Fernando ha prenotato un privè in discoteca, vi unite pure tu e Inés?

Lessi il messaggio e guardai mia sorella.

-per stasera non hai niente di cui preoccuparti- le dissi porgendole il telefono tra le mani.

Non devi neanche chiedere

Dopo averlo risposto mi alzai e trascinai mia sorella in bagno per prepararci.

Mi sistemai la piega ai capelli, e trasformai quel make-up giornaliero in uno più adatto alla serata. Indossai un tubino a collo alto nero, e misi un paio di calze velate per coprire le gambe dal freddo.

Mentre chiudevo la zip dei miei stivali alti neri, sentii il mio cellulare squillare. Pedro era arrivato. Richiamai mia sorella che stava finendo di sistemarsi, e mi alzai dal divano per prendere il mio cappotto nero, e la borsa.

-ciao- entrai nella macchina del mio ragazzo, e presi posto sul sedile posteriore, dato che davanti c'era seduto Fernando.

Mi affacciai per lasciargli un bacio, e salutai anche suo fratello.

Dopo un tragitto di mezz'ora passato a cantare a squarciagola canzoni di Quevedo e Bad Bunny, raggiunsimo l'ingresso della discoteca dove fummo fermati da gruppi di fan che probabilmente avevano saputo della presenza di alcuni giocatori della squadra a quella serata.

-Ambar alza il finestrino- disse Pedro prima di passare tra la folla, e fui svelta a farlo, prima che i telefoni muniti di flash fossero puntati contro di noi, e i fan spiaccicati contro la macchina.

Pedro fece un cenno con la mano ai tifosi, e pian piano avanzò fino ad arrivare al parcheggio della discoteca che era riservato solo agli ospiti del locale.

Somos • Pedri Gonzalez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora