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Ambar

-siamo andati nella sua macchina, ed è successo quello che doveva succedere- quella mattina ero in spiaggia solo con mia sorella. Gli altri stavano ancora tutti dormendo, ed io avevo bisogno di parlare solo con lei.

Dovevo raccontargli di ciò che era successo con Pedri, e con Alvaro.

-lo avete fatto nella sua macchina?- gridò sorpresa, e vidi alcuni bagnanti girarsi verso di noi.

-sta zitta- la rimproverai, e nuotai a largo seguita da lei.

-poi mi ha baciata e se n'è andato, stamattina alle sette mi ha scritto che era arrivato a casa- finii di raccontare.

-e con l'altro simpaticone, cos'è successo?- chiese mentre tentava di fare il morto a galla, ma aveva finito solo per perdere l'equilibrio.

-sono andata davanti la piscina per fumare, e lui mi ha seguita per chiedermi se fossi stata con Pedri. Io gli ho detto di no, e lui ha risposto che aveva controllato casa e non mi aveva trovata- cominciai l'altra storiella, e pian piano ci avvicinammo alla riva.

-da vero maniaco... proprio da Alvaro- risi alle sue parole, e lei fece lo stesso schizzandomi l'acqua.

-ma c'è di meglio, mi ha anche chiesto che cosa avesse Pedri più di lui- parlai divertita, e uscii dall'acqua andando a recuperare le mie ciabatte.

-oh beh, la lista sarebbe lunga- commentò la mia gemella, e prese posto sul lettino accanto al mio.

-e com'è stato?- chiese Inés, ed io la guardai un attimo perplessa.

-che cosa?- presi l'olio abbronzante dal mio beauty, e dopo aver sistemato la mia asciugamano mi stesi sul lettino.

-con Pedri intendo, è da quando ti sei lasciata con Andreas che non vai a letto con nessuno- disse e ripensai alla sera precedente avvertendo una strana sensazione di calore.

-è stato... travolgente, si travolgente- ci rifletetti, e la risposi.

-ora come farete?- non ci avevo mai effettivamente pensato a quella domanda. Mi aveva promesso che mi avrebbe continuato a scrivere, ma nient'altro.

E anche se era stata solo una scappatella estiva, e niente di più, io speravo davvero con tutta me stessa che mi continuasse a cercare.

Ma a distanza di quasi una settimana non fu così. Nemmeno un messaggio. Niente. Dopo avermi avvertita di essere arrivato a Barcellona, non si era fatto più sentire.

Dal suo profilo vedevo foto di allenamenti, e conferenze stampa. Da quella domenica erano passati cinque giorni, ed io non mi ero ancora arresa nello sperare che fosse solo impegnato, e che presto mi sarebbe arrivato un suo messaggio.

-Ambar dai- quel sabato pomeriggio ero come gli altri giorni, in spiaggia con i miei amici.

Daniel era in piedi davanti alla mia sdraio, supplicandomi di andare nella sua squadra per la partita di pallavolo.

-ti ho già detto di no Dan, sto prendendo il sole- mi lamentai l'ennesima volta, ma qualche secondo dopo in cui credevo avesse finalmente perso le speranze, mi sentii afferrare.

-fammi scendere- gridai, e lui mi caricò in spalla poggiando i miei occhiali da sole sul mio lettino.

-ci siamo tutti, possiamo iniziare- Daniel avvertii gli altri ed io sbuffai, e andai ad occupare il mio pezzo di campo.

La sera, dopo essere tornati a casa, eravamo consapevoli che ci sarebbe stata una lunga discussione su cosa fare, e dove andare.

In conclusione si era deciso per l'Eden, una discoteca abbastanza conosciuta, e ciò mi aveva migliorato il malumore di quella giornata, che avevo passato a controllare il profilo di Andreas e di Pedri.

La discoteca era da sempre la cura ad ogni mio male.

Dopo essermi lavata e truccata, fregai dalla valigia di mia sorella uno dei miei vestiti che si era portata. Lo avevo comprato la settimana prima di venire qui, ma era magicamente scomparso, ed ora lo avevo ritrovato nella valigia di Inés.

Era un vestitino estremamente corto, di un brillante nero, con bretelle non troppo larghe, e dal tessuto morbido di seta. Lasciai i miei capelli sciolti ricadere lungo le mie spalle, allacciai dei tacchi argento, e per ultimo misi un blazer nero.

La serata trascorse velocemente, ma quando arrivò il momento di tornare a casa, Alvaro cominciò a protestare perché voleva rimanere lì ancora un po'.

Era chiaramente su di giri. Non ci rivolgevamo parola da quando avevamo litigato, e quella sera lo avevo visto buttare giù più drink di me. Passava da una ragazza all'altra, e usciva fuori a prendere aria solo per fumare.

Daniel e Alejandro tentarono di prenderlo in sottobraccio, ma lui continuò ad opporsi.

-Alvaro non possiamo restare qui, stanno chiudendo- gli andai in contro afferrandogli il polso.

-non devi toccarmi- gridò e le poche persone rimaste in giro si voltarono per guardare la scena.

-vuoi che chiamino la sicurezza? avanti- lo rimproverai, e lui si avvicinò a me con fare minaccioso.

-perchè non te ne torni dal tuo calciatore? O forse si è già dimenticato di te?- rimasi immobile alle sue parole, e un nodo alla gola si formò. Anche se era ubriaco, sapevo che lo pensasse realmente.

-Alvaro, andiamo- Omar cercò di trascinarlo in macchina ma lui sfuggì alla sua presa.

-ti brucia così tanto che mi sono avvicinata a lui, solo perché è da cinque anni che ti rifiuto?- lo risposi a tono, e lui sorrise divertito.

-non me ne importa un cazzo, ho una fila di ragazze dietro che non immagini- fece lo spavaldo ed io lo guardai;gli occhi rossi, la camicia sbottonata ed i capelli bagnati dal sudore.

-solo perché vogliono venire a letto con te, perché di cervello sei una persona miserabilmente piccola- gridai contro di lui, e sentii la mano di Inés afferrare la mia.

-andiamo ragazzi, possiamo discuterne a casa, non c'è bisogno di dare spettacolo- Omar, il più saggio fra di noi, si mise in mezzo ma Alvaro lo superò e si fermò a qualche centimetro da me.

-parli tu? Ti fai prendere in giro da tutti, ti sei fatta usare da Andreas per due anni, e abbiamo dovuto chiudere con lui solo per non rovinare il gruppo- il colpo finale arrivò, ed io cominciai a sanguinare dentro.

Andreas era sempre uno stretto amico dei ragazzi, e dopo la nostra rottura avevano smesso di vedersi, ma mai avrei immaginato che fossi io la causa.

Trattenni le lacrime, e a quel punto entrai in macchina senza dire niente. Inés si sedette accanto a me, e mi tenne la mano per tutto il tragitto.

Quando rientrammo in casa erano le cinque passate, mi chiusi in stanza con le mie amiche e scoppiai a piangere mentre mia sorella mi stringeva sul suo petto.

-è uno stronzo, non dargli retta- disse Ginny accarezzandomi i capelli.

Nel silenzio del mio pianto qualcuno bussò alla porta. Patricia si alzò per vedere chi fosse, e mi ritrovai Daniel sull'uscio della porta.

-ehm... possiamo parlare?- chiese il biondo e vidi le mie amiche uscire dalla stanza, e Daniel venne accanto a me sul letto.

-non dare retta alle parole di Alvaro, non era in lui. Abbiamo chiuso con Andreas perché stavamo dalla tua parte, e di uno come lui non ci si poteva fidare- spiegò asciugando le lacrime dal mio viso.

-per me sei come una sorella, non voglio vederti piangere- mi baciò la fronte e si alzò dal letto per poi uscire dalla stanza.

Ciaooo!
Capitolo un po' inutile ma era necessario per quello successivo.
Comunque questa settimana in cui non ha giocato il Barça è stata veramente dura, non vedo l'ora arrivi il 22.
Al prossimo aggiornamento.
Bluemoon 🌙

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