Capitolo 14.

17 2 0
                                    

Kyle.

Sto andando dietro ad una ragazza? Aiutatemi. Non sto bene, davvero.
-Mi ha scritto mia madre-
-Si? Glielo hai detto?-
-È incazzata nera, Kyle-
-Non la biasimo-
-Ti odia più che mai-
-Ok.  Adesso la biasimo, sono un brav'uomo-
-Si ma lei odia New York, i Newyorkesi ed adesso te.-
-Che ore sono?- Mi disse avvolta nel lenzuolo bianco. Non so perché non le risposi, rimasi come per dire. Immobilizzato da lei. Non so cosa di preciso mi piacesse di lei ma mi faceva impazzire.
-Kyle?-
-Le dodici è un quarto-
-Le dodici è un quarto?! Devo andare a lavoro!-  Solo a lavorare pensa?
-Sempre?-
-Non ci vado da tre giorni Kyle! Non so cos'abbia combinato Zack ed ho paura di scoprirlo.-
-Oggi è Venerdì, se salti oggi hai ancora domani per finire i tuoi abiti- Lei sgranò gli occhi.
-Venerdì?! Domani ho la sfilata!-
-Sfilata?-
-Si!-  O santo cielo. Io non ho fatto nulla! Sono perso!
-Andiamo allora, se Zack ti fa qualcosa vienimi a chiamare.-
-Si, non mi fa nulla.-
-Io non credo-
-Si fa sempre più tardi, andiamo-  Giuro che se Zack la tocca,  sono disposto a fare l'inferno.
Di già, domani ci sarebbe stata la sfilata? Evelyn spaccherá. Le aprì la portiera e lei arrossì a vista d'occhio.
-Grazie mille- Iniziai a guidare verso l'ufficio " Style", il nostro ufficio.  Ma mi arrivò un messaggio.
"Enrique: Kyle, sta sera esci?-
-Attento Kyle!-

Dietro le sbarre Evelyn era ancora più bella. Avvolta da un vestito nero ed i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo.
-Evelyn?-
-Chi sei?-
-Come chi sono?-
-Sei nel posto sbagliato al momento sbagliato-
-No-
-Guardie! Mi sta importunando.-
Dietro le sbarre ero io, non lei.

-Cazzo!- Un suono metallico mi sfondò le orecchie. Una flebo? Sono in ospedale?
-Un  sogno senza significato, starò ancora nel sogno- Ma aspetta.
-Dov'è Evelyn?- Arrivò un'infermiera. Anche se era bella non mi importava, strano.
-Non penso voglia vederla signor Richards, lei come sta?- Non vuole vedermi?
-Ho detto, dov'è Evelyn a Johnson?!- L'infermiera mi guardò e mi indicó di andare a vedere.
Maledetto Kyle. Sei un irresponsabile.
Non era dietro le sbarre, bensì sdraiata sul lettino dell'ospedale con la testa fasciata, le flebo al braccio e con gli occhi chiusi. Una fitta mi attraversò il petto.
Kyle fai sempre cazzate.
Forse hai perso là persone che hai amato di più negli ultimi vent'anni.
-Signor Richards, venga-
-Non esiste, resto con Evelyn-
-Signor Richards, può tornare a casa-
-Cosa le è successo?-
-Non possiamo-
-Che, cosa, le, è, successo?-
-Ha avuto un trauma cranico, braccio rotto ed adesso è in coma farmacologico, si sveglierá a breve-
-Kyle?- Mi voltai a guardarla e lì, vidi una lacrima scenderle sul viso.
-Carotina-
-Non chiamarmi così-
-Come stai?-
-Vattene Kyle, vattene-
-Ma Evelyn-
-Ti prego Kyle, è troppo-
-Va bene, vado- Uscì dalla stanza ed incontrai una donna.
-Sei tu, vero?-
-Scusi?-
-Diana Johnson, la madre di Evelyn-   Non mi sono mai sentito così una merda.
-Io non-
-Non ti voglio sentire, per tua fortuna mia figlia sta bene-
-Senta signora, io non volevo tutto questo. Sono il primo che non lo voleva. Lei non so quanto amo sua figlia.-
-Come finirá il prossimo mese, tornerá a Los Angeles e non ti vedrá mai più. Intesi?-
-Ho trentaquattro anni, non può impedirmi di fare nulla-
-Vedremo signor Richards-
Andai a prendere le mie chiavi della macchina e tornai a casa, o meglio. Le quattro mura vuote dell'hotel.
-Questa stanza è così vuota senza di lei.-
Ogni singola parete, ogni singolo oggetto, ogni singola cosa mi ricordava lei.
Anche il cuscino aveva il suo odore e non sapevo come fare a farmi perdonare.
Il pensiero che sarebbe partita e non mi avrebbe più amato come prima mi distruggeva come non mai.
"Kyle: Evelyn parliamone. Non c'è la faccio a stare senza te"  Visualizzato, sta scrivendo.
"Evelyn: Kyle, siamo finiti all'ospedale per una tua distrazione del cavolo!"
"Kyle: Ed io ti chiedo scusa, non dovevo distrarmi ma sei l'unica donna che mi fa sentire in un modo che non sapevo fosse in me. Evelyn Johnson, sei l'unica donna che fa per me, sei fatta su misura"
"Evelyn: Stiamo un po' senza vederci, ho bisogno di pensare"
L'unico messaggio che mi ha distrutto davvero.
Evelyn Johnson, ho bisogno di te. Del tuo profumo, delle tue labbra, dei tuoi occhi. Ho bisogni solo di te.

Un appuntamento a Central ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora