Capitolo 28.

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Kyle

Non appena tornai con un Mojito ed un succo di frutta la vidi con un vecchio diario a piangere.
-Ehi, che succede?-
Girò il diario e poggiai le cose sulla scrivania.
-Non ci posso credere! Timmy!-
-Timmy?-
-Il diario, lo chiamavo Timmy, era il mio migliore amico!-
Come l'aveva trovato?
-Come lo hai trovato?-
-Mi sono seduta e l'ho semplicemente trovato qui.-
-L'ultima cosa risale al '97, quando ho fatto dieci anni, ero adorabile. -
-Avevi i capelli lunghi?-
-Oh, no...molto più corti di quanto tu possa pensare.- Prese il succo e iniziò a berlo.
-Ti piace?-
-Eccome- Sorrise con un po' di rossore tra le guance, era inevitabile che io sorridessi insieme a lei.
-Ti faccio vedere la casa?-
-Si, andiamo- iniziai a camminare verso la mia vecchia camera, grande come un palazzo intero e la feci entrare. Nelle pareti c'erano appesi ancora tutti i miei disegni ed una pagina di diario del 1994 strappata e incollata al muro.
"Enrique si è comportato molto male promemoria per Kyle. Non parlare più a Enrique."
-Quindi eri già amico di Enrique?-
-Più che amico, compagno di classe e poi è diventato il mio migliore amico-
-Allora Kyle non mantieni le promesse "non parlare più a Enrique"-
-Va be ma, il giorno dopo siamo andati al cinema a guardare un cartone e l'ho perdonato.-
-Allora ci sta-
Il mio letto era sfatto e c'era il mio pigiama a stelline sotto il cuscino. Mi sdraiai e la feci sdraiare.
-Immaginati, te e me. In questa casa con nostro figlio, maschio ovviamente. Qui felici come non mai.-
-Scherzi vero? Io la voglio femmina- Disse scoppiando a ridere.
-Allora due gemelli, con su scritto "Mathias e Lorena" Lei uguale a te, in tutto e per tutto, lui come il suo papà-
Si voltò a guardarmi.
-Ti ho convinta a restare?-
-Mi avevi convinta anche prima di arrivare- Allora le presi il viso e la baciai come non l'avevo mai fatto prima.
-Dopo devo portarti a vedere le stelle.-
-Le stelle?.-
-Si le stelle ma prima facciamoci un giro per Albany. Ti faccio vedere dove sono cresciuto.-
Lei si alzò dal letto e si infilò gli stivaletti minuscoli che prima portava ai piedi.
-Dove guarderemo le stelle?-
-In un posto alquanto speciale e bello.-
-Sicuro?-
-Più che sicuro carotina-
Scendemmo e salimmo in macchina.
La portai in un viale alberato dove giocavo con i miei amici e dove nel 2014 ho sentito per la prima volta di Evelyn.
La ragazzina di soli sedici anni era già al primo posto per i suoi abiti. Sicuramente volevo diventare come lei.

-Ho sentito di te qui per la prima volta-
-Davvero?-
-Si, avevi sedici anni ed eri la più famosa in America.-
-Non esageriamo, ero famosa ma non la più famosa d'America-
-Io ero ultra invidioso di te. Volevo essere al tuo posto e quando ci sono arrivato vicino ti ho conosciuta. Mi hai cambiato la vita Johnson-
-Ma lei è la signorina Johnson! E lei è Richards!- Si fiondarono su di lei e ad un certo punto credetti di aver sentito male. Nessuno aveva pronunciato il mio nome.
Mi si avvicinò un bambino, aveva un foglio e una penna in mano.
-Ciao, scusami se ti sto disturbando ma potresti fare un autografo? Amo la moda e soprattutto i tuoi vestiti sono bellissimi voglio diventare come te da grande- In quel momento mi sentii morire dentro.
Sto sognando.
Evelyn si voltò a guardarmi sorridente ed io firmai quel foglietto.
La presi per mano e continuammo a camminare.
-Non dovresti voler diventare come me-
-Perché?-
-Come hai detto tu sono una fallita, o sbaglio?-
-Ok, lo avrò detto ma ti ho già ribadito  che non devi dare retta a metá delle cretinate che dico- Questa cosa le strappò un sorriso e inevitabilmente lo strappò anche a me.
-Che poi, quando hai cambiato idea su di me?- Mi chiese mordendosi un unghia.
-Al nostro appuntamento a Central Park.-
Avete mai visto Evelyn Johnson dal vivo? Perché è un'opera d'arte.
Quei capelli rossi le splendevano con il sole ed era inevitabile guardarla felice di se stessa.
-Ho fame, andiamo a mangiare qualcosa?-
-Si, vieni con me- La presi per mano e lei la strinse facendomi sentire come un papà.


Arrivammo nel ristorante migliore di sempre. Chissà se Philip ci lavora ancora...
-Qui ci lavorava e forse ci lavora ancora il mio vecchio amico Philip.-
-E chi è ora questo?-
-Un ragazzo molto...carismatico-
-Carismatico?-
-Un vecchio amico-
-E che c'entra con "Carismatico"-
-È un gentiluomo, bello e molte altre caratteristiche che non sto qua ad elencare. Non ti allargare troppo con lui.- Lei fece una faccia perplessa e si giró verso di me.
-Sentì, voglio solo te che sia chiaro.- Solo me? Siamo sicuri?
-Vedremo- alzò gli occhi al cielo e sorrise prendendomi a braccetto.
-Entriamo che la mia pancia non è contenta.-
-Agli ordini!-

Un appuntamento a Central ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora