Capitolo 30.

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Kyle

-Sono le cinque del pomeriggio- Le cinque?!
-Salta l'appuntamento!-
-Con chi?- Mi chiese Evelyn curiosa.
-Con te!- Mi guardò enigmatica ed io saltai giù dal letto infilandomi le sneakers.
Andai verso la biblioteca e frugai nel baule che giaceva lì in terra.
-Eccolo!- Uscì il vestito di Evelyn e lo posai sulla scrivania per poi uscire ed entrare nell'ascensore.
Mi voltai ed un anziano signore mi sputò tutto il fumo della sua pipa in faccia.
-Sai, io al,a tua etá ero già sposato, vedo che tu non lo sei-
-Ho trentaquattro anni, so cosa fare della mia vita e ho la mia futura moglie che mi aspetta, quindi se non le dispiace togliersi io passerei ed uscirei di qui.-  Finalmente si spostò ed io nero di rabbia  presi una sigaretta.
Andai in lavanderia. Strano ma si, sotto casa ne ho una e anche bella grossa e non appena entrato mi chiamò Enrique.
-Amico, come sta andando?-
-Enrique... ero a prendere il mio smoking-
-Vi state sposando?-
-Cosa? No! La sorpresa idiota- Aspirai e buttai fuori.
-Salve, Richards lo smoking-
-Cosa? Amico parli con me?-
-No Enrique, stai zitto per una volta-
-Si eccolo- Rispose il signore porgendomi il vestito.
Mi cambiai alla rinfusa con Enrique che mi raccontava che Celine lo aveva temporaneamente cacciato di casa per la terza volta, perché lo aveva beccato con una donna più bella di lei.
-Cioè amico ti rendi conto?-
-Guarda Enrique va bene, vai da lei, fa quello che ti sembra giusto ma per un giorno, uno solo. Vuoi lasciarmi in pace?-
-Ok amico scusami-  Chiuse la chiamata e buttai là sigaretta ridotta ad un centimetro nella pattumiera.
Salì di corsa e quando arrivai Evelyn aveva trovato il vestito.
-Andiamo? Sei bellissima- I capelli rossi raccolti in uno chignon, il vestito che le si attaccava in vita e quel sorriso nel vedermi che non le passava dal viso.
-Si andiamo-
Salimmo sul tetto e andammo nel tavolo che avevo preparato.
-Sai che davvero non dovevi farlo?-
-Dovevo invece-
-Ti dico di no-
-Invece si-
-Hai vinto Richards!- Scoppiammo a ridere è finita la cena rimanemmo tutta la sera sul tetto.
-Si dice che quando focalizzi la luna smetti di guardare le stelle circostanti ad essa.  p- Le dissi mettendo il braccio attorno al suo collo per farle da cuscino.
-Secondo me hanno ragione-
-Si, quando ti ho guardata ho smesso di guardare le altre e non credo che le guarderò mai.-
-Sai che potresti aver mentito vero?-
-No, mi conosco troppo bene. Non mentirei alla donna della mia vita.- La voglia di baciarla saliva sempre di più e le spostai una ciocca di capelli che le era scesa sul viso.
-Sai che ti odio?- Mi disse abbracciandomi.
-Anche io Johnson- Le squillò il telefono e questo la urtò visibilmente.
-Chi è?-
-Celine- Ti prego Evelyn non rispondere.
In quel momento volevo che buttasse il cellulare di sotto senza pensare minimamente a Celine ma a mio malgrado rispose staccandosi da me.
-Si?-
Merda!
Mi alzai da terra sistemandomi lo smoking. Evelyn non badava a me e si era allontanata facendo avanti e indietro ridendo nervosa.
Quando riattaccò tornò da me.
-Torniamo a New York?- Le chiesi dirigendo verso la porta che conduceva di sotto.
-Cosa?No!-
-Perchè?- Le chiesi voltandomi verso di lei e fu come se i suoi occhi mi entrassero dentro.
-Rimarrei qui con te per sempre Kyle- si avvicinò a me posando il cellulare.
-Non sto scherzando, giusto perché tu lo sappia.- La baciai come se non lo facessi da tempo lei mi strinse le braccia al collo.
-Sentì Evelyn, va bene.-
-Va bene cosa?- Chiese staccandosi.
-La proposta del giornale. Farei di tutto assieme a te.-
Sorrise e riprese a baciarmi.
-Avrai qualcun'altra dopo di me vero?- Scossi la testa.
-Dopo ti te? Dopo di te nessuna. Nessuna perchè tu non te ne andrai.- Ripresi a baciarla più di prima.

Quando mi svegliai mi voltai verso Evelyn che dormiva come un angelo. Era impossibile staccarsi da lei.
Senza di lei non mi sentirei più vivo e fino a poco tempo fa non sapevo di averne bisogno.
Cercai di alzarmi senza svegliarla ma senza successo.
-Kyle?-
-Ehi principessa, cercavo di non-
-Non mi interessa, vieni qui.-
Mi attrasse a lei e mi ci sdraiai accanto.
-Torniamo a New York?- Chiesi poi sottovoce.
-Si ma prima voglio tornare nella libreria.- Mi disse con voce impastata alzandosi dal letto.
-Vieni?-
-Che vuoi fare?-
-Tu vieni- La seguì nella libreria.
-Prendi tutte le tue creazioni di quando eri piccolo.
-Perché?-
-Fidati e...ah! Guido io.- Non esiste.
-Vuoi uccidermi un'altra macchina?-
-No, voglio andare in un posto.- Un posto eh?
-Andata.-
Le feci prendere i disegni e se li infilò in borsa.
-Andiamo?-
-Ok ma dove?-
-Lo vedrai non appena saliti in macchina-

Un appuntamento a Central ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora