Capitolo 15

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Evelyn

Non so se riuscivo a perdonare Kyle. Si era distratto mentre era alla guida rischiando la sua vita e mettendo in pericolo la mia!
Però mi mancava.
Fino a che starò in ospedale, non ci saranno problemi. E ci rimarrò a lungo.
"Kyle: Ti prego Carotina" Mi prese una fitta al petto, i miei abiti odoravano di lui.
Non volevo tornare a Los Angeles.
"Evelyn hai ancora un mese per stare a New York" I miei pensieri erano negativi più che mai.
Decisi di rispondere a Kyle.
"Evelyn: Kyle, io ti amo come non ho mai amato nessuno"
"Kyle: Posso venire a vederti?"
"Evelyn: No, non farti vedere per un po', solo questo" Spensi il telefono e sentì bussare alla porta.
-Si?- Entrò Zack con un mazzo di rose rosse in mano. Non poteva andare peggio.
-Ciao Lilly-
-Non dovresti essere qui Zack-
-Sono qui per te - Si avvicinò e si sedette accanto a me.
-Sei un viscido. Non scorderò mai, e dico mai quello che hai fatto Zack-
-Ho fatto una cavolata-
-Ne hai fatte tante di cavolate e non ti perdonerò- Lui allora mi si avvicinò e mi diede un bacio. Alla francese anche.
Schiacciai il pulsante per fare venire le infermiere, non riuscivo a muovermi.
-Signor Hart, deve uscire-Si staccò. Finalmente.
-Adesso posso respirare, grazie di esserti tolto Zack. Sparisci-
-Ti farò passare l'inferno Evelyn Johnson, ricordati questo- Non ci feci molto caso.
-Grazie Dorothy! Mi hai salvata!-
-Prego tesoro, ti stai riprendendo vedo.-
-Si, le ossa non mi fanno più male è di testa sto bene-
-Allora stai pronta, domani ti dimettiamo!-
Mi persi nello sguardo di Dorothy, domani?
-Non sei felice?-
-Si ma-
-Ma non vuoi rivedere Kyle-
-Lo voglio rivedere ma non c'è la faccio. Sono tentata nel chiamarlo, cercarlo ma non riesco-
-Un giorno riuscirai tesoro. Certi amori sono essenziali per andare avanti e chiarirete-
-Ma non si è nemmeno scusato-
-Chi ama non chiede scusa-
Quella frase mi rimbombò nella testa per tutta la notte. "Chi ama non chiede scusa" non so se essere d'accordo o meno.

-Johnson! Sveglia, oggi si esce!- Urlò Dorothy dal corridoio.
-No Dorothy!-
-Su! Forza-
-Arrivo, arrivo-
Presi il tubino con cui ero vestita tre giorni prima e lo misi entrando in macchina o meglio, in taxi.
-Dove la porto?- Il pensiero di rivedere Kyle mi mangiava viva. Mi bruciava lo stomaco al solo pensiero.
-Signorina?-
-Emh, si. Mi porti all'Hotel "Star"-

Non riuscivo a varcare la porta. Ero ferma sulla soglia.
-Signorina Johnson, non entra?-
-Si-
Entrai e salì all'ultimo piano, sul tetto. Mi sedetti a cavalcioni sul parapetto guardando il tramonto, e da lì vidi il balcone di Richards, sporco come non mai. Mi scappò un sorrisetto
Sentì la porta aprirsi.
-Enrique?-
-Evelyn! Non farlo!-
-Fare cosa?-
-Non ucciderti-
-Non mi stavo suicidando Enrique, che ci fai qui?-
-Ero qui ad ascoltare la depressione di Kyle, da quando te ne sei andata non è più lo stesso-
Non è più lo stesso? Non ci credo.
-Ah, non ti credo sai spiegarmi il motivo?-
-Non mi credi, perché pensi solo a te stessa. Non sai come sta lui adesso, anche lui ha rischiato la vita e si, hai sentito bene, anche lui ha rischiato la vita, ma con la flebo al braccio è venuto a vedere come stavi e tu? Lo rimproveri?- Una lacrima mi scivolò lungo tutto il viso.
-Scusa- disse dispiaciuto.
-No. Hai ragione- Un'altra lacrima seguì quella di prima e piano piano iniziai a singhiozzare.
-Evelyn, davvero non volevo-
-Hai perfettamente ragione, sono una persona di merda.-
-Non è vero, non lo sei.- Venne verso di me e mi abbracciò. Ne avevo bisogno.
-Da quando hai questo tatuaggio?- Mi chiese vedendo quello che avevo dietro l'orecchio.
-Da sempre, mi rappresenta-
Era un albero con tanti frutti.
-Posso sembrare bella, da guardare, da usare per ricavarne qualcosa ma dopo tutto, anche se mi feriscono rimango forte no? Esatto, fino a che il tronco non si spezza e fa "Crack"- Ogni volta che parlavano di tatuaggi ricordavo quello di Kyle, quello nella schiena in particolare. Quel dannato serpente che ho scoperto per caso.
-Ogni volta che accende la radio, ascolta sempre e solo Eh Sheeran. Perché gli ricorda te dannazione!-
-Stai scherzando?-
-No, non si scherza sulle cose serie. Beve solo frullato di kiwi e non cambia le lenzuola da quattro giorni perché hanno il tuo cavolo di odore!-
Scesi dal parapetto raggiungendo Enrique.
-È in casa?-
-Purtroppo si, con Ed Sheeran a tutto volume che guarda le foto di Central Park, bevendo il frullato.-
Corsi giu per le scale e scesi al nostro piano. Evitai una super caduta per un pelo e continuai a scendere le scale.
Arrivai con il fiatone alla sua porta e suonai almeno dieci volte.
-Arrivo!-
Quando aprì la porta rimase senza parole, ed io più di lui.
-Scusa amore mio-
-Chi ama non chiede scusa-
Gli saltai addosso baciandolo e lui mi prese in braccio entrando in casa chiudendo la porta.

Un appuntamento a Central ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora