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Angela, 2 luglio 2022, ore 22.45


Mi sveglio per l'ennesima volta nella sua camera da letto. Le lenzuola hanno il suo odore, ma lui non c'è. Deve essere andato via dopo che mi sono addormentata qui. Mi fa male lo stomaco, sento i morsi della fame, sono tre giorni che non mi fa toccare cibo. Mi concede a malapena dell'acqua.

Antonio è molto diverso da suo fratello, è più diretto, più sfacciato. Mi tiene chiusa nella sua stanza, senza niente da fare. Sto per impazzire, ma il ricatto è chiaro, di una semplicità disarmante. Se voglio mettere anche solo un piede da quella stanza, devo andare a letto con lui. Ma se lo può scordare. Mi rannicchio in un angolo, pensando al da farsi.

Non voglio cedergli, ma non voglio nemmeno morire di fame o impazzire. Mi ha detto che domani mi farà mangiare, ma non ha detto quando potrò uscire da qui, sempre se potrò.

Provo per l'ennesima volta ad uscire e stavolta una delle sue ragazze mi sente.

"Ti prego fammi uscire!" le grido, sono snervata, quasi in lacrime. "Ti prego."

La ragazza mi passa una forcina per capelli da sotto la porta. La tengo in mano come se avesse un valore inestimabile, come se si trattasse di una reliquia. Riesco a scassinare la serratura e ad uscire. Quando sono fuori, intravedo la ragazza in corridoio, s'è messa in un punto cieco, dove le numerose telecamere non possono riprenderla.

"Io non ti ho aiutata. Bene?" dice, con un accento dell'Est Europa.

Annuisco. "Grazie." Le dico e una lacrima mi scivola giù dalla guancia.

Cerco una cucina, ma non la trovo. Scendere al piano di sotto è fuori discussione.

Antonio ha come il suo harem personale, le sue escort al piano di sopra sono sorvegliate da decine di telecamere, ma nessuno dei suoi uomini può salire da loro senza il suo permesso.

È un pazzo possessivo. Se scendessi al piano di sotto, la prima cosa che troverei sarebbero i suoi uomini. Sono stanca, manca poco e mi darà da mangiare, almeno così ha promesso.

Cammino per il piano, lo esploro, c'è un enorme salotto circondato da divani rossi, con un palo per la lap dance piantato di lato. Tutte le stanze delle ragazze sono porte che danno su questo salotto, mentre la camera di Antonio, quella in cui mi ha rinchiusa, è su un corridoio.

Le ragazze devono essere fuori con lui, o altrove. Chi mi ha aiutata è andata nella direzione opposta a quella che sto esplorando io. Cambio direzione, nel tentativo sia di ritrovarla che di trovare un frigorifero, una cucina, qualcosa che contiene del cibo.

Le trovo oltre il corridoio, in un soggiorno più piccolo, dove c'è la TV, stanno guardando un poliziesco. Mi osservano con rabbia, come se stessi rubando loro tutto il lavoro.

"Qu..." dico, mi sento in soggezione per gli sguardi delle sei ragazze. Fisso solo quella che mi ha aiutata. "Quando tornerà?" chiedo.

"Domattina." Risponde una di loro. "Farai bene a tornatene nella sua stanza per domattina. O ne andremo tutte di mezzo." Parla perfettamente l'italiano ed è bruna. Annuisco.

"C'è da mangiare?" chiedo ancora.

La ragazza italiana mi osserva. "L'hai fatto incazzare per bene." mi dice e mi lancia un pacchetto di sigarette. Lo apro e dentro c'è anche l'accendino. "Niente cibo quassù. Non ci vuole grasse." Mi dice. "Fossi in te, andrei a fumarmela in veranda, c'è una bella piscina idromassaggio. Basta che entro le quattro di stanotte ti rinchiudi di nuovo dov'eri." Mi avvisa.

Io prendo due sigarette e le restituisco il pacchetto.

"Non ho il costume." Le dico, come una deficiente. Lei mi guarda e mi sorride.

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora