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Nicola, 7 maggio 2024


La festa di San Nicola è alle porte e mentre fuori da questa stanza fervono i preparativi per la processione i festeggiamenti di domani, io guardo dritto in faccia Gennaro Sorrenti, seduto dall'altro lato del tavolo, e sono pronto per fargli un bel funerale. Se Togliatti ci fa aspettare per un'altra mezz'ora così, sono sicuro che perderò la pazienza e finirò per strangolarlo a mani nude. Non ci sono armi in questa stanza, le hanno sequestrate tutte gli uomini del capo dei capi.

Ma posso sempre piantargli un pugno in faccia, mi piacerebbe tantissimo vedere il lupo del mio anello stampato sulla sua guancia. Cerco di restare calmo, mi ripeto che anche la sua morte non basterebbe a quietare il dolore per la morte di Rita. Non basterebbe nemmeno sterminare tutta la loro Famiglia. Chiederò solo giustizia, né di più né di meno.

Gennaro mi guarda con supponenza, si accende una sigaretta.

"Mi ero preparato a fare affari con quel pazzo di tuo zio. Com'è che è morto?"

"Non lo sappiamo ancora, perché hai qualcosa da confessare, Gennaro?"

"Io sono don Gennaro per te, almeno per oggi." mi risponde. "E pensavo che fossi tu a confessare cosa si prova a uccidere un uomo mentre ci dà dentro con sua moglie." continua, schifato.

"Forse lo stesso di quando ti togli una sposa dalle palle gettandola giù da un cavalcavia dopo averla crivellata di colpi." ribatto. "E io sono don Nicola per te, e non solo per oggi, ma per il resto dei tuoi giorni."

"Io non ho torto un capello a tua sorella!"

Annuisco piano. "Lo so, che non hai avuto le palle nemmeno di spararle, come non hai avuto le palle di fermare tuo padre e i suoi uomini, sei stato lì come un ebete a guardare mentre l'ammazzavano, non è così?" gli chiedo.

Lui è in difficoltà, suda dentro l'abito inamidato, è più elegante oggi per incontrare Togliatti che durante il suo matrimonio. Prima che decida per una risposta, finalmente don Togliatti si fa vivo.

Entra e si siede con calma tra noi, ci guarda, con la consapevolezza di aver interrotto qualcosa.

"Ascolterò entrambi a turno, a partire da chi ha addosso la colpa peggiore. Qualsiasi cosa diciate deve essere supportata da prove, delle chiacchiere vuote non me ne faccio niente, mi avete capito?" dice, con l'aria da giudice supremo. Annuisco appena, ma non riesco a non pensare che lui sappia tutto. Lui sa dov'è mio fratello. Teresa ci ha detto che l'ha portato via dopo aver preso accordi con Fedele, che non l'ha ucciso. Ma non ho prove per incastrare il nostro giudice americano.

Togliatti mi guarda, è ovvio che la strage del cimitero sia l'onta peggiore di tutte. Devo ripulire la merda di mio fratello mentre lui lo protegge per qualche motivo. Il grande capo sa che se al mio posto si fosse seduto Antonio oggi, non si sarebbe alzato da vivo. Sarebbe stato condannato a morte seduta stante.

"Cos'hai da dire su quello che è successo al cimitero?" chiede Togliatti, con estrema calma, accendendosi un sigaro.

"Che i colpevoli ormai sono estranei alla famiglia, li abbiamo lasciati a loro stessi. Fatene quello che volete." gli rispondo.

"Mi vuoi dire che non proteggerai tuo fratello? Si può sapere dove cazzo sta?" ribatte Gennaro.

"Io non so dov'è mio fratello e dov'è la sua puttana. Però il Capo lo sa." gli dico e guardo don Togliatti. Lui annuisce.

"Non volevo che scappassero sotto il naso di tuo zio, così ho preso tuo fratello e ho comprato anche la sua puttana da Guarelli. Mi basta sapere che quando li ucciderò non chiederete vendetta."

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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