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Angela, 8 aprile 2023

Per tutto il tempo in auto, Antonio non mi parla, resta perfettamente in silenzio e lo faccio anch'io. So di aver sbagliato, in quel momento il mio cervello non stava pensando a cosa fosse giusto o sbagliato, nella mia testa era rimasta solo la necessità di sopravvivere a un'altra sparatoria. E stavolta volevo avere il vantaggio di sapere quando sarebbe iniziata. Volevo schiacciare subito Salvatore in posizione di difesa.

Non so qual è stato il prezzo di tutto questo, come stiano Maria, Anna, Nicola.

Sul telefono di Antonio arrivano diversi messaggi e chiamate, ma lui non risponde. Deve essere incazzato nero, me ne accorgo da come stritola il volante, da come stringe la mandibola, dal respiro irregolare e pesante. Per un attimo sento un pizzicore sulle vecchie cicatrici di quando mi ha torturata. Avrei dovuto ricordarmi com'è quando la rabbia si impossessa di lui. Avrei dovuto pensarci prima, prima di fare questa cazzata.

Antonio entra in una stradina di campagna e da lì si inerpica su una collina, fino a raggiungere una dimora enorme, una villa di tre piani, estremamente lussuosa. Il piano terra è un enorme vetrata che dà sul vigneto, mentre l'entrata è sotto un pergolato. Qui d'estate deve essere bellissimo, ma adesso che è ancora una primavera fredda, attorno all'entrata cresce a malapena un po' di edera.

Parcheggia vicino al cancello d'entrata, estrae la chiave dal cruscotto, solo allora mi guarda. E mi bacia, un bacio freddo, rude che trasuda rabbia.

"Zio Fedele è un tipo all'antica." Mi dice, scostandosi appena dalle mie labbra. Mi accarezza il viso e si ferma sulla mia mandibola con fare possessivo.

"Se non vuoi finire morta, per tutti da adesso in poi ti ho fatto un cenno e tu hai premuto quel cazzo di grilletto." Continua. "E la prossima volta, spero che ti ricorderai di dover chiedere a me il permesso per fare una cazzata come quella che hai fatto."

Io ingoio appena la saliva dalla paura, averlo così vicino a me in quello stato mi fa paura. Faccio per parlare ma lui mi chiude le labbra col pollice e mi fa cenno di no con la testa.

"Non voglio sentire niente, qualsiasi cosa mi farebbe andare in bestia, bambolina. Quindi facciamo così, tu adesso prendi il mio telefono e mi leggi uno ad uno tutti i morti che ci sono stati." Mi dice, gelido, mentre si accende una sigaretta e abbassa il finestrino.

"E te li farò seppellire tutti, ti farò scavare la terra a mani nude per ognuno di loro." Continua, sancendo la mia punizione. Mi passa il suo telefono, dopo averlo sbloccato.

Al primo messaggio piango di sollievo, perché Nicola e Maria sono vivi. Leggo le altre notifiche, finché non trovo che Carlo ha una lista di sette morti e dodici feriti. Anna è tra i feriti, insieme a Carlo stesso.

Leggo i sette nomi ad Antonio e lui prende a pugni il volante come a volerlo fare a pezzi.

"Gli altri stanno bene." Concludo alla fine e lui mi guarda come se non contasse niente.

"Il potere ti ha fatta uscire di testa, te ne rendi conto almeno?" Mi chiede, lugubre. Se lo dice lui significa che siamo vicini all'apocalisse.

"Scusami, non... non capivo più niente". Dico, la mia voce è quasi un sussurro.

Lui mi prende il mento e mi costringe a guardarlo in faccia. "Tu capivi eccome. Questo è il problema. Hai scelto te stessa a scapito dell'intera famiglia. E l'hai fatto davanti a tutti. Non so se riuscirò a salvarti il culo, non stavolta. Ci sono sette morti di mezzo." Continua, getta la sigaretta sul vialetto e guarda la tenuta.

"Qui non ci volevo più mettere piede, ma la vita sa essere stronza. Per tutto il tempo che saremo qui, non parlare con mio zio se non ti chiede lui qualcosa e ragiona prima di aprire bocca, o ci farà passare l'inferno." Aggiunge, poi attende finché un maggiordomo non viene ad accoglierci.

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora