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Angela, 7 febbraio 2023

Per la prima volta, Antonio indossa i jeans e una felpa. Io lo stesso e ho ripescato dall'armadio il mio amato giubbotto nero low cost. Lui storce il naso non appena mi vede uscire dalla mia camera conciata così.

"D'accordo che ha detto casual, d'accordo che è fuori città, in un locale poco elegante, ma così sembra che hai addosso un sacco di patate. Quel giubbotto lo odio."

"È caldo." Replico. "puoi odiarlo quanto vuoi. Ma io lo metterò lo stesso."

Lui incrocia le braccia. "Pensavo a un compromesso." Mi dice "La strada è facile, pensavo di farti guidare al ritorno. Ma devi toglierti quella roba di dosso."

"Mi fai guidare la tua auto?" chiedo, circospetta. Non ci crederò mai.

"Sì. La mia Lamborghini nera. Al ritorno, all'andata ti passerà a prendere Alfonso. Mi raccomando."

Sorrido. Non avrei mai pensato che mi lasciasse guidare.

"Vado a scegliere un altro giubbotto.". Gli dico.

Poco dopo arriva Alfonso, entra nella suite da solo, i suoi sgherri restano fuori. Mi saluta e mi porge un mazzo di rose bianche.

"Grazie." Gli dico "Sono bellissimi." Continuo e cerco un vaso.

Antonio me lo porge e mette i fiori sul tavolo nel salotto. Sembra quasi sfidare Alfonso con lo sguardo.

Il boss si avvicina a lui e lo abbraccia, poi Antonio gli bacia l'anello. Un anello circolare, che non ho visto bene.

"Calmati, Santoro. È come se mi abbia invitato a cena una nipotina. Nient'altro.  Preoccupati di trattare con rispetto la mia signora, lei è abituata ad essere viziata, non si trova bene nei ristoranti poco eleganti, non è un ambiente che le piace."

Io sorrido appena e guardo Antonio.  "Vi troverete bene allora."

Il diner ha gli arredamenti vintage, il pavimento a scacchi e una schiera di tre cameriere sui pattini, che ci accolgono nella sala vuota con un sorriso. Alfonso più che guardarle sembra ispezionarle, sistema perfino il colletto della divisa a una delle ragazze e le rivolge uno sguardo intimidatorio.

"Qual è il nostro tavolo, signorine?" chiede loro.

"Le abbiamo riservato il numero dodici." risponde una ragazza, deve essere la più esperta, perché dopo aggiunge. "Così la sua signora può avere il numero tredici, il suo preferito."

Il boss annuisce e mi accompagna a sedermi su un divanetto bordeaux.

"Qui ci siamo conosciuti io e mia moglie, al numero tredici." mi spiega. "Poi ho acquistato il locale. Fruttano bene, fanno i migliori hamburger nel raggio di chilometri. Hanno anche altre specialità."

Una bionda su pattini ci lascia i menù e va via. La gonna della divisa è corta e i passi sui pattini mettono in mostra il suo sedere.

Guardo Alfonso, ma lui sta fissando il culo della cameriera.

"Cosa c'è sul retro?" gli chiedo, diretta.

"Perché dovrebbe esserci qualcosa sul retro?" mi domanda, sembra risentito.

Guardo le ragazze. "Io ho fatto la cameriera, non credo che tra l'Italia e l'America sia così diverso. Non sanno nemmeno dove andare e come comportarsi. O hai comprato il locale da poco, ma dubito, o dietro le ragazze gestiscono un'altra attività, una delle vostre."

"Sei troppo intelligente per Santoro." replica. "Ho paura di cosa potreste diventare, se lui fosse guidato dalla tua testa. Cosa facevi prima di incontrarlo?"

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora