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Angela, 26 aprile, poche ore dopo

Apro gli occhi, ho un faretto puntato addosso, qualcuno mi dà delle pacche sulle guance, per farmi riprendere. Ricordo un pezzo alla volta quello che è successo, il dolore alla gamba è ancora vivo, mi sento incredibilmente stanca. Quando la mia vista si adatta alla luce, capisco che a darmi gli schiaffi è quel deficiente di Guarelli e gli sputo in faccia d'istinto. Mi rendo conto solo in quel momento di avere le braccia e le gambe legate a una sedia. Oltre la luce accecante, nel buio, c'è una platea piena di poltrone a cui sono seduti uomini e donne con maschere inquietanti. Merda.

Prima che possa accorgermi di altro, Davide mi molla uno schiaffo in faccia, qualcuno nella platea protesta. Guarelli mi sorride, si allontana con calma e sale su un piccolo pulpito in legno alla destra del palco. Accanto a me, sia a destra che a sinistra, ci sono due ragazze tutte in tiro, hanno la mia stessa faccia spaventata, ma loro non sono legate, sono solo in piedi. Hanno altri motivi per restare ferme lì e non scappare.

"Signore e signori, vi presento l'ultimo lotto della serata, il numero 14."

Dietro di noi proiettano qualcosa, è un filmato del mio tentativo di fuga, ricostruito attraverso delle bodycam che indossavano i miei inseguitori. Giro la testa appena prima di vedere come ne ho ucciso uno. Mi basta il rumore secco dello sparo e del tonfo del cadavere per farmi affondare nei sensi di colpa. Forse me lo merito, mi sento marcia fino al midollo, sono diventata un pericolo per tutti, forse farebbero bene a comprarmi e a uccidermi, un pezzo alla volta, come ha detto Joker.

Lo cerco tra la folla, ma non lo trovo, immagino che Guarelli l'abbia escluso dall'asta dopo le regole che ha infranto. Cerco Antonio, ma non lo trovo. Trovo solo l'anello d'oro, è in prima fila, ma non lo porta Antonio. Guardo meglio la figura mentre lo show crudele delle mie ultime vittime scorre alle mie spalle. Scuote la testa, lo riconosco da quel gesto acido e intriso d'odio. Merda, è Fedele. Non sarà Antonio a contrattare per me, ma Fedele.

Cerco Gennaro, credo di trovarlo, in terza fila e dal lato opposto, ma poi mi accorgo che non è lui. E che seduto in prima fila c'è un uomo che nella mia mente continuava a essere morto, o almeno più morto che vivo. Salvatore è lì, con un'inquietante maschera nera calata in faccia. L'ho riconosciuto dalla flebo. È qui con tutta la flebo attaccata, pur di comprarmi e farmi a pezzi con le sue mani.

Mi viene da vomitare, ma cerco di restare calma.

Il video termina e i rumori dell'inseguimento vengono sostituiti dal vociare concitato di tutti gli acquirenti, alcuni parlottano tra loro a gruppi, vedo due uomini rivolgersi a Fedele, ma lui è l'unico che non spiccica una parola. So a cosa sta pensando, si rigira l'anello che ha al dito. Vuole lasciarmi qui, nella merda, appena possibile. Ma per rispetto verso Antonio, deve almeno fare finta di volermi salvare.

"Allora, qualcuno vuole altre prove?" chiede Guarelli. Non riesco a credere che abbia architettato quella telefonata e tutto il resto solo per poter dimostrare la mia identità. E mi fa paura che abbia funzionato, che non sia riuscita a mantenere la calma. Che abbia ucciso per l'ennesima volta persone che non c'entravano niente.

"Se è chi dici, dov'è il Lupo di Bari?" tuona un signore in fondo alla sala, dalla voce capisco che è il camorrista con cui Guarelli mi ha fatto sedere a cena il primo giorno in quest'inferno.

In tutta risposta, Fedele sorride, vedo le labbra incurvarsi, ha una maschera che gli nasconde solo gli occhi e le tempie, una pacchianata dorata com'è nel suo stile. Si alza e mostra l'anello a tutti.

"C'è un nuovo Lupo a Bari. E il primo che nomina di nuovo quel cane di mio nipote credendo che faccia ancora parte della mia famiglia, finisce morto." Risponde, poi si toglie la maschera che ormai non serve più a un cazzo e Salvatore lo imita, più per spaventarmi che per altro.

"Allora i Santoro hanno ancora un po' di cervello, almeno alcuni di loro. Lasciala a noi e io vi perdono tutto." Propone Sorrenti a Fedele. Quel vecchio stronzo sembra rifletterci e non osa rispondere.

Guarelli si stanca di aspettare. "Dichiaro aperta l'asta, per l'intero lotto." Aggiunge, ricordando che assieme a me dovranno comprare anche le altre due ragazze.

Il camorrista va dritto al sodo, senza pensarci un attimo. "Sette milioni."

Guarelli sorride come un ebete e annuisce. "Chi offre di più?" chiede, guardando dritto verso i Sorrenti.

"Sette e mezzo." Rilancia Salvatore.

"Otto. Per il piacere di ucciderla con queste mani." Aggiunge Fedele.

Io guardo Davide. Non riesco a credere di essere rimasta incastrata in questa situazione di merda. Provo a forzare le fascette che mi tengono legata alla sedia, ma non riesco.

"Otto e mezzo."

"Nove."

"Dieci."

In pochi istanti il mio destino passa da uno all'altro e non riesco più a sopportarlo, né ad ascoltarli. Poi c'è una voce nuova che rimbomba nella sala. "Non diciamo cazzate, lo sappiamo tutti che vale almeno il doppio. Offro venti milioni." Dice un tizio con un accento calabrese pesantissimo. Apposto. È oltre il potere d'acquisto dei Sorrenti e dei Santoro.

"Ventuno." Dichiara il camorrista, che non vuole proprio lasciar perdere.

Alzano il mio prezzo, iniziano a scambiarsi parolacce tra le cifre sempre più alte. So che non dovrei farlo, ma guardo Fedele, è la mia ultima possibilità di non fare una fine atroce. In qualche modo sento che lui sta solo bleffando, che Antonio non mollerebbe mai il suo ruolo così facilmente.

Anche senza maschera, il volto di Fedele sembra finto, ha messo su un'espressione gelida, impossibile da comprendere. I due uomini che lo consigliavano lasciano la sala e con loro parte anche la mia unica possibilità di morire come una persona e non come un animale. Perché la cosa più inquietante tra tutte, quella che mi fa tremare sulla sedia, è che non stanno litigando per la mia vita o per la mia morte, non più. Stanno dando un prezzo solo alla mia morte. Sono già stata condannata.

Dal fondo della sala arriva con estrema chiarezza una voce diversa.

"Cinquanta milioni, Guarelli. E levami 'sti disgraziati dai coglioni!" dice Togliatti. Non appena lo sento, piango. Piango senza una vera espressione di gioia. Ho inventato che don Alfonso mi voleva morta apposta per dargli un vantaggio con Guarelli.

Infatti, Davide mi guarda e ride davanti alle mie lacrime e ai soldi che presto gli entreranno in tasca. "Cinquanta milioni e uno... e due..." allunga di proposito la pausa, chissà venga voglia a qualcuno di salire, ma nessuno osa reclamare ciò che vuole il capo dei capi. "Cinquanta milioni e tre!" sancisce Guarelli e batte il suo martelletto del cazzo.

Due energumeni mi trascinano via, ancora legata alla sedia, e le ragazze ci seguono. Ci chiudono in una saletta ad aspettare e mi rendo conto che la ferita alla gamba è ancora fresca e sto perdendo sangue.

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora