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Angela, 11 agosto 2022, ore 18.23


Zia Anna mi conduce in una Lamborghini nera, il suo autista chiede la destinazione e lei gli risponde di raggiungere via Sparano. Non ho mai comprato vestiti in una boutique o in un negozio di alta moda. Non mi è mai passata per la testa una cosa simile, non ho mai avuto abbastanza soldi per farlo.

L'auto si ferma vicino al negozio. Prima di noi escono due energumeni, le guardie del corpo di Anna. Controllano la strada e solo dopo ci fanno segno di uscire. Questa situazione inizia a inquietarmi. Non volevo finire in quest'incubo. Forse sto sbagliando ad accettarlo così in fretta.

Entro nel negozio, è vuoto, illuminato come un palcoscenico. Un commesso si avvicina, indossa un abito elegante. Lo saluto a malapena.

Anna gli sorride, lo abbraccia e lo saluta con due baci sulle guance.

"Siamo qui per ritirare i miei vestiti e per trovare qualcosa per mia nipote." Gli dice.

Mi esce un vestito nero, corto, aderente. Faccio segno di no. Per istinto, quasi con disgusto. La verità è che quel vestito significa dargliela vinta, a loro e al loro mondo di merda. Tremo dalla rabbia e dalla consapevolezza di non avere alternative. Sono con le spalle al muro.

Anna mi prende una mano. "Provalo. Fammi contenta." Mi dice e il commesso lo mette da parte. Lei sceglie per me altri vestiti, altri completi, perfino le scarpe. Tutto mi passa davanti, tutto luccica più di quanto avrei mai immaginato. Vesto Gucci dalla testa ai piedi. Sembra il sogno di una ragazzina avverato. Ma non è il mio. Il mio era molto diverso e oggi sto cercando un vestito per andare al suo funerale.

Non riesco a chiudermi la zip dell'abito nero. Quasi che i miei pensieri l'abbiano evocato, Nicola si materializza nello specchio dietro di me e mi osserva.

Guardo i miei occhi, la mia faccia, il mio corpo. Non c'è niente di me. Non è rimasto niente di me. È tutto diverso.

Lui si avvicina e chiude la cerniera per me. Indugia con le dita sulla mia schiena.

"È perfetto per stasera." Mi dice all'orecchio.

"Non mi piace." Gli rispondo. Non è vero.

"A te non piace tutto questo, non il vestito. Il vestito ti piace e ti piaccio io. Prendilo, prima o poi lo ammetterai." Mi sussurra, la sua voce è sensuale e un brivido mi accarezza il collo. Sussulto, ma cerco di non darlo a vedere.

"Il vestito mi piace, ma tu non mi piaci." Ho il coraggio di dirgli. Lui mi gira verso di sé e mi stringe forte. Si avvicina e mi sfiora le labbra con le sue. L'attrazione che provo per lui è troppo forte, cerco di resistere, ma sento il suo respiro sul mio viso, la sua presa forte attorno alla mia vita. Il suo profumo. Mi sento al sicuro. Prima ancora di pensarci razionalmente, mi ritrovo a baciarlo ad occhi chiusi. Lui insinua la lingua nella mia bocca e lo lascio fare, mi passa una mano dietro la nuca e io gli accarezzo i pettorali ben definiti.

Quando stacca le sue labbra dalle mie lo fa con dolcezza, ma il mio respiro accelera, vorrei nascondere quello che provo, quello che succede ogni volta che cedo all'attrazione che lui esercita su di me. Vorrei fermare tutto e trasformarmi in un pezzo di legno immobile e indifferente a lui e al suo fascino.

"Piccola..." sussurra lui, sorridendomi. "Non ti piaccio per niente."

Si allontana piano e si porta alle mie spalle, mi sbottona la zip. Tremo al suo tocco, ho paura del suo sguardo. Mi bacia la nuca e si allontana.

"Ti aspetto fuori." Mi dice. Quando finisco di provare tutte le cose che ha scelto Anna, trovo Nicola seduto a un divanetto, con in mano un bicchiere di amaro. Mi sorride e si alza in piedi.

"Solo questo." Gli dico, con il vestito nero in mano.

"No, hai bisogno di vestiti." Mi dice lui "Verrai spesso con me, hai bisogno di completi eleganti."

Prendo dall'appendiabiti pieno di vestiti che ho scartato una tuta lunga, beige.

"Non se ne parla. Non ti permetterò di nasconderti in quella roba da vecchietta." Mi risponde, sorseggiando dal suo bicchiere.

"Non sono la tua bambola. Riportami a casa." Gli dico.

Zia Anna arriva con un tubino rosso fuoco. Mi sorride, io vorrei ucciderla.

"Questo lo prendiamo." Mi dice Nicola. "Scelgo io la taglia, o hai intenzione di provarlo?"

Prendo l'abito e mi dirigo ancora una volta in camerino. Non l'avrei mai scelto, è troppo scollato. Nonostante questo, la taglia è quella giusta. Mi dirigo fuori.

"Va bene anche questo. E basta." Dico, senza ammettere repliche.

"Va bene." Mi dice lui e mi accompagna alla cassa. Anna ha infilato tra i miei pacchi un paio di jeans e una maglia. Due borse e un paio di scarpe.

"È troppo, tanto sarò chiusa nel tuo castello la maggior parte del tempo, come al solito." Gli sussurro, in modo che la cassiera non mi senta.

"Mi irriti quando fai così. Mi hai salvato la vita, lasciati coccolare." Mi risponde.

Non mi sembrano coccole, mi sembrano lacci, mi stanno stringendo sempre più forte e più vicino a lui. I vestiti, la sua casa, il suo cibo, la sua pistola. Mi sto trasformando in ciò che voleva. Ma se non evolvo in qualcosa, se restassi sempre la stessa, non ne uscirei viva. È una consapevolezza terribile che mi attanaglia lo stomaco.

Usciti da lì, Nicola lascia i pacchi a un suo uomo e mi conduce dritto nel negozio successivo e nell'altro ancora. Ogni volta che intravedo il cartellino di un abito o sia mai di una borsa impallidisco. Lui invece striscia una carta di credito senza pensarci troppo e non batte ciglio.

Mi trascina perfino verso una gioielleria.

"No, basta. Non sono la tua bambola, ti prego smettila." Gli dico. "Ti prego smettila." Tremo. Non so perché accade, ma mi sto sentendo male, mi manca il fiato.

Lui mi abbraccia. "Respira. Va bene. Basta negozi per oggi. Andiamo a mangiare, va bene? Io tu e la zia." Mi dice.

Saliamo in macchina, la sua è simile all'auto dell'altra sera, quando Antonio ci ha portati via più morti che vivi.

"Mi hanno detto che non posso più tornare a casa." Dico.

Nicola annuisce. "È vero. Non puoi tornare alla tua vita di prima. Ti braccherebbero come un animale e ti farebbero del male. E solo dopo ti ucciderebbero. Non permetterò che accada. Ma è importante che tu ti faccia vedere con me, che capiscano che sei la mia ragazza, non una delle mie puttane. Solo così ci penseranno due volte prima di farti del male."

"Io non sono la tua ragazza! E nemmeno una delle tue puttane!"

"Loro non lo sanno. Devono capire che sei sotto la nostra protezione. E lo capiranno solo se ti farai vedere con me. Locali, ristoranti, feste. Vedrai che non sarà tanto male." Mi spiega, poi mi guarda fisso. "E chissà, sei ancora in tempo per innamorarti di me."

Scuoto la testa. "Neanche morta."

"Vedremo se la settimana prossima sarai ancora di quest'idea." Mi dice, sdraiandosi sul sedile. 

Protetta dal diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora