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Antonio, 8 agosto 2022, ore 16.35


Resto seduto al tavolo di un bar dei Sorrenti, accanto a me, don Salvatore si fuma in santa pace una sigaretta. Non vedo l'ora di essere faccia a faccia con quel cretino di Raffaele Marsiglia.

Questi pochi giorni di guerra ci sono costati così tanto che perfino gli affari dei Sorrenti ne hanno risentito. E quindi eccolo qui, il futuro suocero di mia sorella. Uno stronzo che si crede il re indiscusso di tutto. Mi chiedo ancora come facesse mio padre a fidarsi di lui a tal punto da aver promesso Rita a suo figlio.

Raffaele non si fa attendere, ricordavo a malapena che faccia avesse e me lo ricordavo ragazzino. Adesso è più alto di me e cammina a ginocchia larghe, come un coglione, come uno che se la crede. Mi guarda con supponenza, come se fossi io quello a torto. Iniziamo proprio col piede giusto.

"Allora, signori... La vogliamo risolvere questa faccenda? Da che ho memoria vi fate la guerra e finisce sempre male non solo per voi ma anche per le altre famiglie. Qui siamo tutti una catena, se sparate e svegliate i poliziotti dal loro sonno, ci finiamo tutti di mezzo." Inizia Salvatore, per rompere il ghiaccio.

"Se vuoi parlare, devi prima lavare il sangue di mio padre." dice Marsiglia, secco, si stende sullo schienale della sedia e incrocia le braccia, senza ammettere repliche.

"Non l'ho ucciso io. E non l'ha ucciso mio fratello. È stata una delle ragazze di mio fratello, per legittima difesa. Abbiamo le telecamere dell'hotel se non ci credi." Gli rispondo. "E poi... voleva ammazzare mio fratello. Non me, non ha avuto il coraggio di venire da me. Quindi non devo lavare un bel niente."

Sorrenti si volta a guardarmi, sembra sorpreso, anzi, è sospettoso. Crede che stia mentendo e lui è lì da garante tra la mia famiglia e i Marsiglia, tra le altre cose, deve accertarsi che io dica la verità.

"E' stata 'na femmina?" chiede, scioccato.

Annuisco, esco il mio telefono, lo metto al centro del tavolo e mostro gli ultimi momenti di Giuseppe Marsiglia. Ogni volta che vedo quel coglione di mio fratello che si fa sparare come un pivello mi si torce lo stomaco. Stava per finire morto come un ragazzino alle prime armi, se non ci fosse stata Angela, lui non sarebbe sopravvissuto.

"Che gran figlia di puttana!" esclama Salvatore, visibilmente stupito.

Raffaele sembra volermi strangolare qui e ora. "Chi mi dice che non è stato tutto un tuo disegno?" mi fa "Quella è la puttana da cui è iniziato tutto, non è vero? È la tua puttana, quella che hai seguito fin nel nostro territorio. Sapevi come avrebbe reagito mio padre, poi al momento giusto si trova per caso nella suite di tuo fratello. E l'ammazza. Questo è uno dei tuoi trucchetti di merda!"

Batto entrambi i pugni sul tavolo e mi alzo di scatto. "Che merda dici!" gli urlo contro. "Dovevo mandare una femmina a fare il lavoro sporco? Credi che io non sia capace? Ti devo ricordare chi fu a sgozzare tuo zio come un maiale?"

"Don Antò, sedetevi. Di qua non vi alzate finché non avete risolto, nel bene o nel male." Mi richiama Salvatore e fa ripartire il video. Stavolta allarga su Angela, tenta di vederla nuda, ma la risoluzione del video non glielo permette. Che bastardo. Mi sale il sangue dritto al cervello, sento le tempie pulsarmi di rabbia. Se mio padre nella sua vita ha fatto una cazzata, è stato affidare il futuro di sua figlia a questo coglione.

Guardo Raffaele, nella speranza di distrarmi e non mollare un pugno nei denti di Salvatore.

"Io non lavo il sangue di tuo padre. Se l'è cercata." Gli ripeto.

Marsiglia sembra soppesare le parole. "La puttana è tua, quindi adesso tu paghi per quello che ha fatto. Dovevi tenerla al suo posto."

"E qual era il suo posto?" gli chiedo. "A farsi stuprare da quel porco di tuo padre?"

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